Il ministro Franco dice no a patrimoniale e aumento dell'Iva

- di: Redazione
 
C'è voluta un'audizione, in riunione congiunta delle commissioni Finanze di Camera e Senato, del ministro dell'Economia, Daniele Franco, per capire quale sarà (o almeno, viste le fibrillazioni della maggioranza del governo, quale dovrebbe essere) lo schema che l'esecutivo Draghi intende seguire per ''raddrizzare'' il sistema impositivo, a fronte delle grandi sfide del Pnrr.

Molte idee, tanti propositi, ma è il coté politico a rendere complesso il disegno di Franco, che non si è nascosto nella fumisteria delle elaborazioni politiche per svelare quali sono i suoi obiettivi e cosa non intende fare. A cominciare dalla patrimoniale, argomento che torna ciclicamente d'attualità, talvolta con vesti travisate (come poteva essere la proposta di Enrico Letta di destinare a diventare dote per i diciottenni una imposizione sui patrimoni superiori ai cinque milioni di euro, accantonata nel giro di poche ore dallo stesso partito - il Pd - di cui è segretario), ma con l'obiettivo di chiamare ad un sacrificio economico chi più ha.

Cosa che ha comunque molti lati positivi, come quello di fare partecipi anche gli abbienti dei problemi del Paese, ma che troppo spesso viene vista come una misura punitiva e di ispirazione ideologica più che di equità. Per Franco non ci sarà alcuna patrimoniale, ma bisognerà intervenire su quelle agevolazioni oramai diventate una giungla, oltre a creare scorciatoie nelle quali i più furbi entrano ed escono, godendo di una immunità concessa dallo stesso Stato. Ma ridurre le agevolazioni fiscali, per ammissione dello stesso ministro, ''è un processo non facile: ogni intervento comporta una volontà politica e un costo politico". In parole povere, intervenire è possibile e forse anche opportuno, ma il prezzo politico da pagare è forse troppo elevato anche per un governo guidato da un tecnico.

La riforma fiscale, quindi, non è più rinviabile essendo, ha detto Franco, ''parte integrante della ripresa che si intende innescare anche grazie alle risorse europee''. Anche l'incertezza sui costi preventivabili per la riforma - le stime variano da 13 a 20 miliardi di euro - è una variabile che deve essere sempre tenuta in evidenza, anche perché la cogenza della crisi pandemica, con il carico di incertezze che essa di porta dietro, è fonte di non poche preoccupazioni.  "In questo momento - ha detto ancora il ministro Franco - non siamo nelle condizioni di definire i margini di bilancio disponibili per tali interventi, le prospettive economiche sono ancora soggette a un elevato grado di incertezza che riflette principalmente l'evoluzione dello scenario epidemiologico''.

Insomma, se non si uscirà dalla fase dell'emergenza, nessun programma può essere sinonimo di certezza. Ma la riforma non ha alternative e ragionevolmente deve essere portata avanti con un processo graduale, ''man mano che recupereremo risorse anche attraverso il contrasto all'evasione fiscale e alla razionalizzazione della spesa''. Franco ha poi detto no ad un aumento dell'Iva, ma pensa ad una ''razionalizzazione del numero di aliquote''. Insomma, ha detto ancora Franco, ''l'efficienza dell'Imposta attraverso una riduzione dell'elusione e dell'evasione'' servirà alla riforma. 
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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