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Falli e rimpalli

- di: Barbara Leone
 
Grazie Roma che ci fai piangere abbracciati ancora… E piangono sì, i romanisti. Ma non nel senso vendittiano del termine. Manco il tempo d’elaborare il lutto der Pupone che attacca le scarpette al chiodo, per non parlare della recentissima tranvata della separazione da Ilary, eccoli che si ritrovano alle prese con un altro doloroso, tormentatissimo addio: quello di Nicolò Zaniolo. L’attaccante giallorosso, ma praticamente ex, è già da un po’ ai ferri corti con la società. A dire il vero il fanciullo l’aveva fatta decisamente fuori dal vasino quando qualche mese fa, senza mollare d’un sol centesimo, aveva chiesto uno sproposito per il rinnovo del suo contratto in scadenza: quattro milioni di euro netti l’anno. Perché, a detta sua, se li merita tutti essendo, sempre a detta sua, un top player. Che teoricamente sarebbe pure vero, dal momento che di talento ne ha. E però, come ci dicevano le maestre a scuola, il ragazzo è intelligente ma non si applica. Nel caso di Zaniolo non sappiamo dire se sia o no intelligente. Di sicuro ha buoni piedi, ma in quanto a impegno lascia decisamente a desiderare. Certo, è stato pure sfigato visti i ripetuti infortuni che l’hanno praticamente costretto a star fermo per due anni. E però ci ha marciato e non poco. Sul campo infatti questa somma bravura non l’ha mai, o quasi, dimostrata: tre goal in un anno e mezzo di campionato non sono esattamente numeri da record. Anzi. Diciamo, per esser buoni, che non ha dato il massimo. Perché fondamentalmente è una capa fresca. Infantile, capriccioso e viziato. Sia chiaro: non è né il primo né l’ultimo. Potremmo stilare una lunghissima lista di potenziali pibe de oro che alla fine della fiera si son rivelati al massimo una zapatilla (tradotto: ciabatta) de oro. Nel senso che ti verrebbe voglia di prenderli a ciabattate in fronte.

Tifosi inseguono e minacciano Nicolò Zaniolo

Insomma, in quanto pretese e spacconerie il ventitreenne quasi ex giallorosso è in buona compagnia. Che poi, avesse volato un po’ più basso, probabilmente la Roma se lo sarebbe pure tenuto. Ma lui, che preferisce la Madunina al Colosseo, ha detto no. Insieme a te non ci sto più guardo le nuvole lassù… Ma lassù, a Milano, se lo comprano sì. Ma a quattro spicci, si fa per dire: un'offerta non ritenuta adeguata dalla Roma, che li spernacchia e rilancia: o 40 milioni o niente. E infatti niente. Ciaone proprio. In zona Cesarini ecco che però arriva lei, una semisconosciuta squadra inglese di nome Bournemouth, ridente cittadina del Regno Unito con tanto di dorata spiaggia e mare cristallino. Che già questo in Inghilterra è un evento. Per di più la società era disposta a sborsare tutti i dindini richiesti dalla Roma. Che volere di più dalla vita? E invece no, perché per Pelè de’ noantri o Milan(o)morte. E io, ribatte la Roma, ti metto in tribuna fino alla fine del contratto: 2024, per la cronaca. La sola cosa certa in questa patetica e grottesca telenovela a suon di falli e rimpalli, è che la società giallorossa adesso si ritrova sul groppone un giocatore che non fa nulla. Pagato per non far nulla. Peggio: lo pagano, e lui gli sputa metaforicamente in faccia. Basti pensare al volgarissimo gesto fatto qualche settimana fa alla fine del primo tempo della partita con il Genoa, quando con rabbia ha materialmente strappato la maglietta della Roma quasi in segno di disprezzo. Sicuramente di sfida. La verità è che Zaniolo non ci ha mai messo del suo per farsi amare dal popolo giallorosso. Che in queste ore, in preda all’ira più becera e cavernicola, sta mostrando il peggio di sé. Prima affiggendo striscioni offensivi ed osceni. E poi inseguendolo sotto casa con tanto di minacce e ingiurie varie. Vattene amore che siamo ancora in tempo credi di no spensierato sei contento… Mica tanto. Al punto che lui, con fare molto ma molto maturo, modifica il suo profilo Instagram togliendo la dicitura “football player of officialasroma” e lasciando soltanto un generico “atleta”. Poi, d’accordo con Mourinho che appresso a lui s’è già magnato mezzo fegato, fa le valigie e vola a La Spezia da mammà. Che giustamente sbotta: “Aver originato tutto quest’odio mi sembra un tantino eccessivo”, ha commentato. Anche un po’ più di tantino, diciamo noi, perché tra l’essere tifosi e l’essere dei trogloditi esaltati e violenti ci passa un mondo: rotondo, onirico e fanciullesco. Un mondo a forma di palla. O, meglio, di pallone. Un gioco, nulla più. 
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