Energia: Pichetto, dipendenza dall’estero è freno a mano dell’Italia

 
“La dipendenza energetica dall’estero è il freno a mano sulla crescita del nostro Paese”. Così il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica  Gilberto Pichetto, intervenuto al convegno di Confindustria Energia “Le infrastrutture energetiche per una transizione sicura e sostenibile”. “Oggi – ha spiegato Pichetto – è cambiato il quadro di riferimento internazionale e c’è un governo politico che vuole affrontare seriamente il tema della dipendenza energetica dell’Italia. Non possiamo assolutamente tardare un minuto nella sicurezza nell’approvvigionamento: la tutela ambientale è una conseguenza delle nostre scelte energetiche”. 

“La transizione ecologica è un percorso e le infrastrutture energetiche ne sono tappe fondamentali. “La nostra – ha chiarito il titolare dell’Ambiente – è una visione di un sistema energetico con tante fonti interconnesse, con una pluralità di fornitori, senza mai dipendere da uno soltanto. La sfida è la generazione diffusa: dal centro erogatore a una ramificazione del sistema. Vogliamo costruire la nostra centralità, che significa soddisfare le esigenze italiane, ma anche diventare un punto di smistamento energetico in Europa, in linea con gli obiettivi ambientali e climatici che l’Italia ha sottoscritto”. 

Il ministro Pichetto ha ricordato le decisioni prese in questi mesi in proposito “sui rigassificatori, sulla semplificazione, sulle attività estrattive che a lungo hanno subito un condizionamento ideologico, su nuove forme di produzione dell’energia come l’idrogeno e lo sviluppo di realtà come il geotermico, che con le moderne tecnologie può avere uno spazio non solo localizzato in alcune parti d’Italia”. “Dobbiamo anche superare – ha spiegato il ministro - i nodi che abbiamo sulle rinnovabili, come la discontinuità nell’accumulo. Su questo la tecnologia deve venirci incontro, così come la ricerca e la fornitura opportuna di materie prime”.  

Tra le infrastrutture strategiche, Pichetto ha evidenziato l’importanza del nuovo elettrodotto Tunisia – Italia, della dorsale Adriatica e il raddoppio del TAP. “Bloccarlo – ha ricordato  – ci avrebbe portato a una riduzione del 15% dell’approvvigionamento, a perdere la centralità nel Mediterraneo”. “Il primo step è utilizzare i fondi PNRR”, ha concluso il ministro, ricordando gli avanzamenti sulle 'smart grid’, per 4.000 chilometri di reti moderne e resilienti, per lo sviluppo dell’idrogeno”.
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