Draghi evita domande sul Quirinale, ma il suo silenzio ''parla''
- di: Redazione
Spesso un silenzio vale più di mille parole. Ma solo perché, prestandosi a più interpretazioni, dice tutto e l'esatto contrario, alimentando o spegnendo ogni interpretazione. Mario Draghi, nella conferenza stampa che ha fatto, affiancato dai ministri Speranza e Bianchi e dal capo del Cts, Locatelli, ha detto immediatamente, ponendo la premessa come elemento dirimente tra aspettative e certezze, di non volere parlare del Quirinale e degli spifferi che circondano il Colle.
Una premessa che ha cercato di rispettare, ma quando una domanda lo ha ritirato in mezzo al delicato argomento, ha fatto capire che della presidenza della Repubblica devono occuparsi altri che non lui. Non che non gli possa interessare, come è naturale che sia (anche solo per il fatto che dal Quirinale si gode una vista spettacolare della Capitale...), ma in questo momento, dopo il mezzo passo falso della precedente conferenza stampa - in cui si è detto a disposizione del Paese, aprendo a interpretazioni univoche che hanno letto le sue parole come una disponibilità, al limite dell'autocandidatura -, il silenzio di cui sopra è forse il migliore atteggiamento che possa tenere.
L'incontro con i giornalisti, indetto per spiegare la ratio dei recenti provvedimento anti-contagio, è comunque stato utile perché ha dato al Paese una immagine di Draghi diversa, restituita ad un ruolo di ''risorsa dello Stato'' e quindi impiegabile laddove necessario.
Non parlare del Quirinale e della guerriglia che si è scatenata in parlamento, nell'imminenza dell'inizio della kermesse, in fondo è una scelta obbligata per Mario Draghi che, mostrando un distacco istituzionale, di fatto ha riproposto la sua candidatura. Ovvero: non parlo di cose diverse dalla campagna vaccinale e delle evoluzioni del covid-19, perché oggi non è la sede.
Poche parole, ma che restano impresse nella pietra della politica, che in questi giorni sta vivendo fibrillazioni che - ha detto Draghi - non lo hanno sfiorato, ma quel sorrisetto che ha accompagnato la ''rivelazione'' l'ha detta lunga sul fatto che il presidente del consiglio voglia marcare la differenza che ha voluto imprimere tra il suo mandato e le vecchie liturgie.
In ogni caso, da palazzo Chigi al Quirinale corrono poche centinaia di metri, che possono essere percorsi, ma anche no. O, per dirla meglio, l'atteggiamento di Draghi sembra volere dire che questa passeggiata non necessariamente deve essere fatta oggi.
Insomma, restando nel campo delle valutazioni e delle interpretazioni, che lasciano sempre il tempo che trovano, l'ipotesi di Draghi formato Quirinale oggi potrebbe essere più vicina di ieri. A patto che la battaglia per sconfiggere la pandemia e l'emergenza ad essa legata sia vincente, cosa che non è affatto scontata, non nell'esito finale, quanto nel prezzo che il Paese è ancora chiamato a pagare. I temi della scuola, ha ribadito Draghi, fiancheggiato dagli altri esponenti del 'tavolo' della conferenza stampa, non possono che essere il principale argomento dell'azione del governo, che mira soprattutto a fare sì che tutti i nostri ragazzi possano avere la loro parte di istruzione, un lasciapassare per un futuro, che può anche passare per la didattica a distanza, che però deve essere considerata l'estrema risorsa. Certo non quella da perseguire, se si ha veramente a cuore il futuro dei nostri studenti, ma che potrebbe anche essere necessaria solo in casi straordinari.