Decreto migranti: cosa c’è da sapere in vista del click day

 
Domande al via dal 27 marzo. I nuovi dettagli nella sintesi Inac-Cia

Il Decreto migranti, varato a Cutro dal Consiglio dei Ministri, amplia sostanzialmente i flussi di ingresso di lavoratori extracomunitari in agricoltura, a partire dal prossimo anno.  Riportiamo qui a seguire, i dettagli informativi sintetizzati da Inac-Cia e di interesse per il settore.  

COSA PREVEDE 

Dal 27 marzo, data del click day, è prevista una maggiore possibilità di ingresso per lavoratori extracomunitari nel settore agricolo senza bisogno di nuova domanda. Si garantisce priorità ai datori di lavoro. Chi farà domanda e dovesse risultare in eccesso rispetto alla quota prevista dall'ultimo decreto flussi, si vedrà garantito l'accesso nelle quote del prossimo provvedimento. Inoltre, sempre nell'ambito del settore primario, non sarà necessario presentare una nuova istanza per rientrare nelle quote fissate dai decreti successivi. 

LE NOVITÀ ANNUNCIATE DAL 2023

Tra le principali novità emerse, c'è la durata triennale valida per i permessi di soggiorno per lavoro a tempo indeterminato, autonomo e per ricongiungimento familiare. I nulla osta al lavoro potranno essere rilasciati anche prima del parere della Questura, salvo poi essere revocati  nel caso emergano elementi ostativi. Inoltre il nulla osta sarà valido per iniziare l'attività anche in attesa della firma del contratto di soggiorno. L'obiettivo è velocizzare i tempi per le assunzioni e consentire di semplificare la programmazione e la gestione dei lavoratori per le aziende.  

INGRESSI EXTRA, SE PERSONALE FORMATO 

Inoltre il decreto migranti prevede in prospettiva, ulteriori possibili ingressi extra decreto flussi per  cittadini extracomunitari che abbiamo portato a termine nel loro paese corsi di formazione professionale, civiltà  e lingua italiana. I corsi saranno organizzati sulla base degli specifici fabbisogni delle aziende, indicati tramite il Ministero del Lavoro da parte delle varie associazioni di categoria. In questo caso i lavoratori dovrebbero fare richiesta di visto entro sei mesi dalla fine del corso, allegando la  disponibilità ad assumere da parte del datore di lavoro. Per adottare questa misura sono propedeutici accordi bilaterali con i paesi di provenienza e l'organizzazione delle procedure, sia per i flussi di comunicazione tra gli enti, sia per la programmazione dei percorsi formativi.
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