Caccia, emendamenti vergogna

- di: Barbara Leone
 
Che all’attuale governo, degli animali e dell’ambiente in genere, importi poco o niente è chiaro come la luce del sole. Così come è chiaro che questo governo sia completamente prono alla volontà di tutte quelle categorie che lucrano sulla pelle degli animali. Basti pensare alla lotta senza quartiere che hanno fatto alla cosiddetta carne sintetica, la cui commercializzazione (e non ci vuole magamagò per capirlo) nuocerebbe non alla salute ma di certo, e non poco, agli allevamenti intensivi ed all’industria intera della carne. Di cui, personalmente, me ne infischio a fronte delle migliaia e migliaia di animali allevati in condizioni pietose e barbaramente ammazzati per il solo sollazzo della gola. Parere mio, ovviamente. Ancor più odiosa, ove fosse possibile, è la sudditanza dei nostri politici tutti (tranne qualche rara eccezione) nei confronti di una lobby che a dispetto dei numeri, che effettivamente fanno ridere, ha un potere che è pari a quello di lobby ben più importanti ed utili: i cacciatori. Potere solo apparentemente inspiegabile, visto che i cacciatori vanno a braccetto con associazioni agricole e soprattutto coi i costruttori di armi: la parolina magica. L’ultima vigliaccata, ma solo in ordine di tempo, si è consumata ad agosto (ma guarda un po’) passando letteralmente sottotraccia sui media. Il 10 agosto, infatti, la maggioranza ha presentato una serie di emendamenti in materia caccia. E l’ha fatto nell’ambito della discussione attualmente in corso presso il Senato sulla “Conversione in legge del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, recante disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici”. Argomento che dunque con la caccia c’entra come i cavoli a merenda. Non solo: gli emendamenti li ha presentati all’ultimo momento (e qui si appalesa la cattiva fede) impedendo una loro discussione e consultazione nell’ambito dei soggetti interessati. Anche perché, ricordiamolo, anche nella maggioranza, vivaddio, esistono persone che questa guerra subdola agli animali la schifa proprio.

La Brambilla su tutti, ma molti altri ancora. Soprattutto in Forza Italia, mentre FdI e soprattutto Lega se potessero farebbero una strage, o giù di lì. Ma veniamo alla sostanza di questi benedetti, anzi maledetti, emendamenti. Innanzitutto c’è la questione dei pallini di piombo, il cui uso nelle zone umide (fiumi, laghi, laghetti, torbiere) è vietato da un Regolamento Ue in vigore dallo scorso febbraio. La ragione della scelta è legata unicamente alla salute pubblica: da una parte gli animali (soprattutto gli uccelli acquatici) ingeriscono i pallini di piombo e muoiono, ma figuriamoci se per loro questo è un problema. Dall’altra l’uomo mangia sia gli animali che hanno ingerito i pallini di piombo sia (e non è così raro) i pallini di piombo. In più, considerato che stando ai numeri di Federcaccia in Italia vengono abbattuti 8 milioni (e dico 8) di uccelli all’anno, e considerato che una cartuccia contiene circa 30 grammi di piombo, ciò significa che boschi e corsi d’acqua vengono appestati da circa 240 tonnellate di piombo. Che non è esattamente il massimo se si pensa, come scrive il Parlamento europeo, che “l’esposizione” a tale elemento “è associata a effetti sullo sviluppo neurologico, compromissione della funzione renale e della fertilità, ipertensione, esiti avversi della gravidanza e decesso”. Ebbene, cosa ha fatto il governo italiano, per aggirare la norma? Come prima cosa, giusto per mettersi al riparo, hanno declassato la possibile ammenda che nasce come ammenda penale trasformandola in sanzione amministrativa (in soldoni: una multa che va da 200 fino a 1.000 euro). Poi il capolavoro: hanno letteralmente ridefinito il concetto di “zone umide”, di fatto tornando ai divieti già in essere (perché attualmente non si può sparare in determinate zone protette) e svuotando quindi i divieti europei. Ma non è tutto. Un altro “fantastico” emendamento prevede che i calendari venatori (che le Regioni approvano ogni anno per definire cosa, quando e quanto cacciare) non sia più sottoposto al parere dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) che, evidentemente, risulta scomodo visto che spesso ha contestato i provvedimenti regionali che prevedevano abbattimenti eccessivi. Ed ancora: alle Regioni verrebbe concessa la possibilità di inserire, nell’elenco delle specie cacciabili, anche quelle protette a livello nazionale, come i fringuelli o le peppole di cui certi subumani paiono essere ghiotti. In ultimo, ma non da ultimo, questi fenomeni (sì, fenomeni del male) si sono presi la briga pure di scrivere un emendamentuccio l’inapplicabilità delle norme cautelari proprio nei casi di caccia alle specie protette. Mai sia che a qualche associazione animalista o ambientalista venga in mente di rompere le uova nel paniere facendo ricordo al Tar. Che così sarà discusso a cose fatte.

Ovvero a stagione venatoria conclusa. Insomma, ce n’è abbastanza per vomitare pure il pranzo di Natale di dieci anni fa. Per contrastare questo vero e proprio scempio le associazioni Enpa, Federazione Nazionale Pro Natura, Lac, Lav, Leidaa, Legambiente, Lipu-BirdLife Italia, Lndc Animal Protection, Oipa e Wwf Italia hanno scritto al Presidente del Senato, Ignazio La Russa, chiedendo di non ammettere gli emendamenti. “Si tratta - dichiarano le associazioni - di emendamenti che puntano letteralmente a distruggere i pilastri della tutela della biodiversità, ma anche a danneggiare la salute umana, attraverso la disapplicazione del Regolamento europeo che limita l’uso delle munizioni in piombo, altamente tossico per persone, animali e ambiente, e la cancellazione di ogni forma di controllo della caccia, sia sul piano scientifico, mediante la cancellazione dell’obbligo di richiedere i pareri Ispra sui calendari venatori, consentendo alle Regioni di decidere liberamente quali specie animali dichiarare cacciabili, sia sul piano giuridico, impedendo ai giudici di sospendere la caccia anche in casi di particolare gravità ed urgenza. Siamo di fronte ad una clamorosa violazione dell'articolo 9 della Costituzione, che pone in capo allo Stato la tutela della biodiversità, e a una palese infrazione del diritto comunitario, in un momento in cui, peraltro, l'Italia deve rispondere alle contestazioni europee proprio sulle materie oggetto degli emendamenti. Come dire: invece che adeguarsi, l'Italia aggrava in modo brutale la frattura. Il Ministro Pichetto Fratin e la stessa Presidente Meloni – concludono le associazioni - prendano posizione chiara e contraria a questo tentativo estremistico, ma intanto, se la democrazia e le regole hanno un senso, il Presidente La Russa, alla luce del Regolamento del Senato, dichiari inammissibili emendamenti che nulla hanno a che vedere con la materia del decreto”. Non so perché, ma ho la netta sensazione che anche queste saranno parole che cadranno nel vuoto. Ma la speranza, si sa, è l’ultima a morire. Intanto la stagione della caccia si è aperta, ed a morire sono migliaia e migliaia di anime innocenti. 

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