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Meta addestrerà l’IA con i tuoi post: Zuckerberg vuole tutto. Sale la protesta

- di: Marta Giannoni
 
Meta addestrerà l’IA con i tuoi post: Zuckerberg vuole tutto. Sale la protesta
Dati pubblici degli utenti europei usati per l’intelligenza artificiale. Nel passato accuse di opacità e ora il fondatore di Facebook è diventato uno dei principali oligarchi digitali di Trump. Punta all’impero?
Da questa settimana milioni di utenti europei maggiorenni cominceranno a ricevere notifiche dalle app del gruppo Meta — Facebook, Instagram e Messenger — con un messaggio chiaro: i tuoi post e commenti pubblici saranno usati per addestrare l’intelligenza artificiale del colosso di Menlo Park. Si può dire di no, certo. Ma solo se si compila un modulo online (speriamo che sia facile trovarlo, ma ci sono dubbi), e se si ha la pazienza di superare una serie di schermate che sembrano progettate per far cambiare idea.
Meta assicura che tutto è perfettamente legale e regolato: “Vogliamo aiutare l’IA a comprendere meglio le lingue, le culture e le storie europee”, ha spiegato la società in una nota. Ma dietro le formule patinate si nasconde una realtà ben più inquietante: dopo anni di accuse per gestione opaca dei dati, Meta torna a bussare alla porta dell’intimità digitale degli utenti europei. Stavolta con il pretesto dell’intelligenza artificiale generativa.
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Zuckerberg, da libertario a oligarca trumpiano
Il fondatore di Meta, Mark Zuckerberg, ha abbandonato da tempo il look da nerd democratico della Silicon Valley. Oggi è uno degli uomini più potenti del pianeta, sempre più vicino all’establishment trumpiano. Con Donald Trump tornato alla Casa Bianca, i rapporti tra Meta e l’amministrazione sono diventati meno conflittuali. L’antica sfida contro la disinformazione è svanita sotto un tappeto di convenienze politiche e algoritmi docili.
E c’è chi teme che l’uso dei dati per addestrare l’IA sia solo l’inizio. “Zuckerberg controlla miliardi di interazioni quotidiane. Se decide di piegarle a interessi politici o economici, nessuna democrazia è al sicuro”, avverte Shoshana Zuboff, docente emerita ad Harvard e autrice de Il capitalismo della sorveglianza. “Il problema non è la tecnologia, è il potere che centralizza”.
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Un passato ingombrante
Nel 2023 Meta aveva interrotto il lancio in Europa delle sue chatbot basate su IA in seguito ai rilievi della Data Protection Commission irlandese. Il blocco era nato proprio da dubbi sulla trasparenza nell’uso dei dati personali. Ora la società afferma di aver ottenuto il via libera dai regolatori: “Accogliamo con favore il parere del Comitato europeo per la protezione dei dati, che ha confermato la conformità del nostro approccio”, ha dichiarato l’azienda.
Ma per molti, non è abbastanza. NOYB, l’organizzazione fondata dall’attivista austriaco Max Schrems, denuncia: Le notifiche inviate da Meta sono oscure, incomplete e costruite per disincentivare l’opposizione. È il solito trucco: rendere tecnicamente possibile il rifiuto, ma psicologicamente scomodo”.

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