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West Nile, 30 nuovi casi nel Lazio. Due vittime in Campania e provincia di Latina

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
West Nile, 30 nuovi casi nel Lazio. Due vittime in Campania e provincia di Latina

Il bollettino arriva dallo Spallanzani di Roma e non lascia spazio a interpretazioni: 30 nuovi casi di virus West Nile registrati nel Lazio in pochi giorni. Il totale dall’inizio dell’anno sale così a 136. E mentre la curva dei contagi cresce, si allunga anche la lista delle vittime: due decessi, uno nel Casertano e l’altro in provincia di Latina. Numeri che confermano come il virus, trasmesso dalle zanzare, non sia più una minaccia circoscritta a poche aree del Paese ma una presenza stabile in diverse regioni italiane.

West Nile, 30 nuovi casi nel Lazio. Due vittime in Campania e provincia di Latina

Secondo fonti sanitarie, le due persone decedute avevano un quadro clinico già compromesso: patologie croniche e sistema immunitario debilitato. Il virus West Nile, nella maggior parte dei casi, provoca sintomi lievi o nessun sintomo, ma può evolvere in forme neuro-invasive nei soggetti fragili, causando encefalite o meningite virale. È in queste situazioni che diventa letale.

Il focolaio e la diffusione
Il Lazio è oggi tra le regioni più colpite. Gli esperti attribuiscono il picco di casi a un mix di fattori: l’aumento delle temperature, che accelera il ciclo vitale delle zanzare, e la scarsa manutenzione di fossi e canali, dove le larve trovano terreno ideale. La provincia di Latina è un’area sotto osservazione speciale: qui si è registrata una diffusione capillare, con un’alta concentrazione di casi umani e animali.

Il ruolo della sorveglianza veterinaria
Il virus West Nile circola soprattutto tra uccelli selvatici e cavalli. La sorveglianza veterinaria è il primo anello della catena di prevenzione: quando si intercetta il virus in un animale, scatta l’allerta sanitaria. In Campania e nel Lazio, negli ultimi mesi, le analisi sugli animali sentinella hanno dato esito positivo in diversi comuni, confermando che il patogeno era già presente sul territorio prima della comparsa dei casi umani.

La risposta delle autorità

Le Asl stanno intensificando gli interventi di disinfestazione straordinaria nelle aree più colpite, ma la lotta è complessa: il virus non si trasmette da persona a persona e il controllo del vettore – la zanzara Culex pipiens – è l’unica arma efficace. Per questo i comuni sono stati invitati a programmare trattamenti larvicidi regolari e a sensibilizzare la popolazione su come ridurre i focolai domestici, eliminando acqua stagnante da sottovasi, secchi e grondaie.

I sintomi e il rischio sanitario
Nella maggioranza dei casi, l’infezione è asintomatica o provoca febbre, mal di testa e dolori muscolari. Ma nei soggetti anziani o con difese immunitarie basse può trasformarsi in un’emergenza medica: encefalite, paralisi, convulsioni. Il periodo di incubazione varia dai 2 ai 14 giorni, ma può arrivare fino a 21 nei pazienti immunocompromessi. Il trattamento è sintomatico: non esiste un antivirale specifico, e nei casi gravi è necessario il ricovero in terapia intensiva.

Il fattore clima
Il cambiamento climatico gioca un ruolo chiave nella diffusione del West Nile. Inverni più miti e estati prolungate ampliano la stagione di attività delle zanzare, consentendo più cicli di trasmissione. L’Italia, soprattutto nelle regioni centro-settentrionali e lungo la fascia tirrenica, è ormai considerata un’area endemica.

Il messaggio alla popolazione
Le autorità sanitarie invitano a non abbassare la guardia. L’uso di repellenti, abiti coprenti nelle ore serali e zanzariere resta la difesa più immediata. In parallelo, la segnalazione tempestiva di carcasse di uccelli e sintomi sospetti negli animali domestici è fondamentale per attivare le misure di contenimento.

Un fenomeno destinato a restare
Gli epidemiologi sono concordi: il virus West Nile non è più un’emergenza stagionale improvvisa, ma una realtà con cui dovremo convivere. La sfida è limitarne l’impatto con prevenzione costante e una rete di sorveglianza capace di anticipare le ondate di contagio. I numeri di quest’anno – con un trend in crescita rispetto al 2024 – confermano che il problema non è passeggero.

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