Usa: va in scena la guerra tra sindacati e le majors dell'industria automobilistica

- di: Redazione
 
E' oramai scontro frontale tra il più importante sindacato dei lavoratori dell'industria statunitense dell'auto e le grandi case produttrici, impegnati in un braccio di ferro al quale un intero Paese assiste, più con preoccupazione che con curiosità. Anche perché sul tavolo ci sono delle richieste, di parte sindacale, che la controparte vede come stravolgenti di un modello produttivo che necessita forse di correttivi, ma che le case non vogliono diventino una ''rivoluzione'' dell'organizzazione del lavoro.

Usa: va in scena la guerra tra sindacati e le majors dell'industria automobilistica

Le richieste principali dell'United Auto Workers (la UAW) - che rappresenta circa 150 mila iscritti - si possono sintetizzare in una settimana lavorativa di quattro giorni con retribuzione a tempo pieno, un aumento salariale del 46% e una quota degli utili aziendali.
Richieste alle quali le tre grandi case automobilistiche statunitensi - General Motors, Ford e Stellantis - hanno risposto picche, ricevendo dal sindacato, guidato da Shawn Fain, la minaccia di uno sciopero per il 14 settembre.

Le case automobilistiche, pur respingendo le richieste, hanno mostrato un approccio diverso, con Ford che ha presentato una sua proposta contrattuale, offrendo un aumento salariale del 9% per tutta la durata del contratto, più un pagamento una tantum che porta l'aumento totale al 15%.
Stellantis, da parte sua, ha fatto sapere che il confronto con il sindacato "continua ad essere costruttivo e collaborativo con l'obiettivo di raggiungere un nuovo accordo che bilanci le preoccupazioni dei nostri 43.000 dipendenti con la nostra visione per il futuro, uno che posizioni meglio l'azienda per affrontare le sfide del mercato statunitense e garantisca il futuro a tutti i nostri dipendenti, alle loro famiglie e alla nostra azienda."
Il quadro della trattative si comprende dalla dichiarazione del vicepresidente esecutivo della General Motors, Global Manufacturing, Gerald Johnson, secondo il quale ''il ritmo dei negoziati si basa sulla rapidità con cui entrambe le parti risolvono quasi 1.000 richieste UAW, comprese più di 90 presentate questa settimana. Il nostro obiettivo rimane lo stesso: raggiungere un accordo senza interruzioni che premi i membri del nostro team e protegga il futuro dell'intero team GM."

Nello specifico, UAW ha chiesto un aumento salariale del 46% per la durata di un contratto di quattro anni, aumentando la retribuzione oraria massima a circa 47 dollari l'ora.
A supporto della proposta, Fain ha citato i recenti aumenti retributivi per gli amministratori delegati delle Big 3 (le tre case automobilistiche), nonché l’elevata inflazione che ha ridotto il potere d’acquisto dei lavoratori.
E le sue parole sono state chiarissime: ''Siamo andati da Ford e abbiamo proposto un aumento salariale a due cifre, proprio come hanno ricevuto i CEO dei 3 Big negli ultimi quattro anni. Perché sappiamo che i nostri membri valgono lo stesso e di più. Abbiamo anche molto da recuperare. In dollari adeguati all'inflazione, la nostra paga iniziale oggi è di 10 dollari l'ora in meno rispetto a quella del 2007".
Alla richiesta della UAW di una settimana lavorativa di 32 ore con retribuzione a tempo pieno, la Ford ha controproposto di confermarne una su cinque giorni, mantenendo benefici come ferie retribuite e permessi familiari ai livelli attuali previsti da un contratto raggiunto nel 2019.In base a tale accordo, i dipendenti a tempo pieno e a tempo indeterminato potrebbero raggiungere un massimo di cinque settimane di ferie retribuite all’anno e due giorni per la famiglia.

Un altro punto controverso sono gli strumenti in mano ai lavoratori nel caso di chiusura di uno stabilimento, ipotesi davanti alla quale UAW rivendica il diritto di scioperare.
"Le 3 Grandi vogliono avere il potere di prendere i nostri posti di lavoro e i prodotti che costruiamo e trasferirli in altri paesi dove possano sfruttare più facilmente i lavoratori", ha detto Fain. “Ciò si traduce in una massiccia perdita di posti di lavoro che distrugge le economie locali e distrugge le famiglie mentre i lavoratori si sradicano dalle loro vite e dalle loro case per viaggiare attraverso il paese alla ricerca di un altro lavoro”.
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