L’Italia spinge per un cambio di rotta sulle politiche europee in materia di transizione industriale. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha lanciato da Berlino un appello a Bruxelles per una “revisione pragmatica e responsabile” del regolamento Ue sulla CO₂, chiedendo un maggiore equilibrio tra obiettivi ambientali e tutela della competitività produttiva.
Urso: “Serve una revisione pragmatica delle regole Ue sulla CO₂”
“L’auspicio dell’Italia – ha dichiarato Urso durante un punto stampa – è una revisione radicale, pragmatica e responsabile del regolamento sulla CO₂, e in generale un impegno forte della nostra Europa a sostegno del settore dell’auto e delle industrie energivore. Non possiamo permetterci ulteriori ritardi. Occorre decidere, decidere bene, decidere insieme, decidere subito”.
Un fronte europeo per l’industria
Il ministro, in visita a Berlino per una serie di incontri istituzionali, ha annunciato di aver previsto un confronto con i ministri dell’Industria di Francia e Spagna, con l’obiettivo di costruire un fronte comune a sostegno di una revisione delle regole europee che, secondo Roma, rischiano di penalizzare il manifatturiero continentale nel pieno della transizione verde.
“Mi auguro – ha aggiunto Urso – di poter associare Francia e Spagna alle posizioni già espresse in modo significativo da Italia e Germania. È necessario che i grandi Paesi industriali europei si muovano in modo coordinato per difendere un settore strategico che vale milioni di posti di lavoro e rappresenta il cuore tecnologico dell’economia europea”.
Verso la trilaterale industriale Roma–Parigi–Berlino
Il confronto di oggi a Berlino anticipa un nuovo appuntamento considerato decisivo dal governo italiano: la trilaterale delle associazioni industriali che si terrà giovedì a Roma, con la partecipazione di Confindustria, BDI (Germania) e Medef (Francia).
All’incontro prenderanno parte anche alcuni ministri dei tre Paesi e il commissario europeo per l’Industria, Stéphane Séjourné.
“In questi due appuntamenti – ha spiegato Urso – ci aspettiamo un punto di svolta che permetta di avviare entro la fine dell’anno le revisioni dei regolamenti necessari, dalla semplificazione amministrativa al sostegno delle imprese energivore fino al settore dell’automotive”.
L’obiettivo è arrivare a una piattaforma comune europea per aggiornare la normativa sulle emissioni di CO₂, garantendo tempi realistici e strumenti di accompagnamento efficaci per la riconversione industriale.
L’auto europea tra transizione e concorrenza globale
Il nodo centrale resta la sostenibilità del regolamento Ue 2019/631, che fissa il divieto di immatricolazione per i nuovi veicoli a motore termico dal 2035.
Una misura che, secondo diversi governi e associazioni industriali, rischia di mettere in crisi la filiera dell’auto europea, già sotto pressione per la concorrenza cinese nel settore elettrico e per i costi energetici ancora elevati.
Urso, da mesi in prima linea nel chiedere una “transizione giusta e industrialmente sostenibile”, sottolinea la necessità di tempi più flessibili, incentivi mirati e una politica industriale che accompagni l’innovazione senza penalizzare l’occupazione.
“Le nostre imprese e i nostri lavoratori aspettano da troppo tempo – ha ribadito – decisioni concrete che consentano di affrontare la transizione ecologica senza distruggere il tessuto produttivo. L’industria automobilistica europea ha già investito miliardi nell’elettrificazione, ma servono politiche coordinate per non perdere competitività”.
Semplificazione e sostegno alle imprese energivore
Il ministro ha collegato la questione del regolamento sulla CO₂ a una riflessione più ampia sulla politica energetica europea.
“Le revisioni che chiediamo – ha aggiunto – devono riguardare non solo il settore auto, ma anche l’energia e le industrie energivore, che sono il motore dell’economia manifatturiera. Serve una semplificazione regolatoria e un quadro di incentivi stabili per permettere alle imprese di pianificare investimenti di lungo periodo”.
Urso ha poi richiamato l’esigenza di un’Europa industriale più pragmatica, capace di affrontare la sfida climatica senza sacrificare l’occupazione: “Non si tratta di rallentare la transizione, ma di renderla praticabile e socialmente sostenibile. L’ambientalismo non può diventare un fattore di deindustrializzazione”.
Un asse industriale mediterraneo per il Green Deal
Il governo italiano punta a rafforzare l’asse Roma–Parigi–Madrid–Berlino, nella convinzione che solo una posizione unitaria dei principali Paesi manifatturieri possa convincere la Commissione europea a rivedere il cronoprogramma del Green Deal e ad introdurre misure di salvaguardia per l’occupazione e la competitività industriale.
Per l’Italia, l’obiettivo è chiaro: “Difendere il Made in Italy nel suo insieme, dalla meccanica all’automotive, dalla siderurgia alla chimica verde, in una logica di innovazione e realismo economico”, come sintetizzato da Urso.
Il ministro si è detto fiducioso che le prossime settimane possano segnare “una svolta concreta e condivisa” per il rilancio industriale europeo.
“Non c’è più tempo da perdere – ha concluso –. Occorre decidere, decidere bene e insieme. La competitività dell’Europa dipende dalla capacità di conciliare la sfida climatica con la crescita economica. E questo significa agire subito, con pragmatismo e responsabilità”.