• Tutto con Bancomat. Scambi denaro, giochi ti premi.
  • Esprinet molto più di un distributore di tecnologia
  • Fai un Preventivo

Ucraina, la diplomazia si muove ma Mosca alza la posta: tregua solo se riconosciuti i territori occupati

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Ucraina, la diplomazia si muove ma Mosca alza la posta: tregua solo se riconosciuti i territori occupati

Andriy Yermak, capo dello staff del presidente ucraino Zelensky, è volato a Washington per una serie di incontri strategici, subito dopo i colloqui svoltisi a Istanbul tra rappresentanti di Kyiv e diversi mediatori internazionali. Il timing non è casuale: la diplomazia ucraina cerca nuovi margini di manovra, mentre sul fronte militare le linee reggono a fatica l’urto dell’offensiva russa.

Ucraina, la diplomazia si muove ma Mosca alza la posta: tregua solo se riconosciuti i territori occupati

A Washington, Yermak porta il messaggio di una resistenza che non si piega, ma che ha bisogno urgente di aiuti concreti, militari e finanziari. E lo fa proprio mentre Mosca rilancia la sua condizione non negoziabile per una tregua: il riconoscimento formale da parte di Kyiv dei territori occupati da Mosca, incluso il Donbass e la Crimea.

Le condizioni di Mosca e la reazione dell’Ucraina
Le parole del vice presidente del Consiglio di Sicurezza russo Dmitry Medvedev hanno fatto da cornice a una dichiarazione di guerra diplomatica. “La tregua sarà possibile solo con il riconoscimento pieno delle nuove realtà territoriali”, ha detto, lasciando intendere che ogni tentativo di mediazione che escluda questo presupposto sarà respinto. Medvedev ha anche minacciato “rappresaglie inevitabili” per i raid ucraini nelle regioni di confine, alimentando l’idea che la Russia stia preparando una risposta su larga scala. Il Cremlino vuole blindare le conquiste territoriali trasformandole in fatto compiuto, anche a costo di congelare ogni possibile trattativa. Kyiv, dal canto suo, ribadisce che non riconoscerà mai le annessioni imposte con la forza. Il negoziato, di fatto, resta appeso a una trappola semantica: tregua non è pace, e nessuno vuole cedere sul significato delle parole.

Una guerra che scivola nell’impasse strategica
Il conflitto, sul campo, è in una fase di logoramento. Le forze ucraine resistono nelle zone critiche ma con risorse sempre più limitate, mentre l’avanzata russa, pur non fulminea, continua a erodere porzioni di territorio, sostenuta da una macchina bellica che non mostra segni di cedimento. In questo scenario, la diplomazia cerca spazi che la guerra sta costantemente chiudendo. I colloqui di Istanbul, condotti sotto il patrocinio di attori regionali, hanno prodotto aperture sottili ma non risolutive. L’arrivo di Yermak negli Stati Uniti ha lo scopo di rilanciare un’iniziativa diplomatica su scala più ampia, agganciando le prossime conferenze internazionali sul futuro dell’Ucraina.

L’Occidente e il dilemma del sostegno senza fine
Negli Stati Uniti, intanto, cresce il dibattito interno sul sostegno a tempo indeterminato a Kyiv. La Casa Bianca resta ufficialmente compatta, ma le elezioni presidenziali in arrivo e le pressioni di parte repubblicana alimentano un’ansia strategica: quanto può durare una guerra di posizione che consuma risorse, logora l’opinione pubblica e non offre prospettive rapide di soluzione? L’Europa, anch’essa divisa tra falchi e colombe, osserva. Per molti alleati, il punto critico non è la resistenza ucraina ma la capacità collettiva dell’Occidente di tenere il passo senza fratture. Il viaggio di Yermak diventa così un termometro della tenuta dell’asse transatlantico.

Il nodo del riconoscimento e la posta del diritto internazionale
Il vero cuore della disputa non è militare ma giuridico. Riconoscere i territori occupati dalla Russia significherebbe scardinare uno dei pilastri del diritto internazionale: l’inviolabilità delle frontiere sancite dopo la Seconda guerra mondiale. Per questo la posizione dell’Ucraina appare granitica: accettare la condizione russa equivale a legittimare l’invasione, e quindi a rendere inutili i principi su cui si basa l’ordine mondiale. Mosca, tuttavia, gioca su un altro piano: quello del tempo. Vuole trasformare l’eccezione in normalità, costringendo il mondo a fare i conti con una realtà de facto. In mezzo, un conflitto che continua a consumarsi tra il rumore delle armi e il vuoto delle promesse diplomatiche.

Notizie dello stesso argomento
Nessun record risponde ai criteri di ricerca
  • Con Bancomat, scambi denaro, giochi e ti premi.
  • Punto di contatto tra produttori, rivenditori & fruitori di tecnologia
  • POSTE25 sett 720