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Il turismo corre ma deve cambiare passo: per Unimpresa servono interventi mirati

- di: Anna Montanari
 
Il turismo corre ma deve cambiare passo: per Unimpresa servono interventi mirati

Il turismo italiano continua a rivelarsi uno dei pilastri economici più solidi del Paese, capace di generare numeri che segnano un’ennesima stagione di espansione. Secondo Unimpresa, il comparto nel 2025 ha prodotto oltre 237 miliardi di Pil, un valore pari a quasi l’11% della ricchezza nazionale, sostenuto da più di 3,2 milioni di occupati. Solo nel mese di giugno si sono registrate 59 milioni di presenze, con un incremento del 9,7% sull’anno precedente, mentre le previsioni a fine anno puntano a sfiorare i 477 milioni di visitatori. Anche la spesa turistica internazionale mostra un ritmo di crescita significativo, pari al 9,4%, segnale di una capacità attrattiva che continua ad aumentare.

Il turismo corre ma deve cambiare passo: per Unimpresa servono interventi mirati

Unimpresa rileva tuttavia come questi numeri, pur imponenti, non siano sufficienti per garantire una crescita duratura. Occorrono politiche capaci di accompagnare l’evoluzione del settore e di rendere strutturale un boom che rischia di restare episodico. “Il turismo macina numeri da capogiro e si conferma motore trainante dell’economia nazionale”, osserva il consigliere nazionale di Unimpresa, Marco Salustri, sottolineando però che “per trasformare i numeri record del turismo in crescita strutturale servono interventi mirati”.

Tre pilastri per un salto di qualità
Salustri individua tre aree decisive per rafforzare il comparto e ridurre le fragilità che ancora lo attraversano. La prima riguarda la semplificazione amministrativa. L’adozione di sportelli digitali dedicati, insieme a un’assistenza calibrata sulle esigenze delle piccole imprese e delle realtà familiari, può abbattere barriere che spesso impediscono l’accesso ai fondi o rallentano investimenti necessari.

Il secondo pilastro è la formazione. L’Italia continua a pagare un ritardo nelle competenze digitali e linguistiche, cruciali per operare in un mercato internazionale che richiede standard elevati e servizi personalizzati. Investire nella riqualificazione dei lavoratori non deve riguardare solo la manodopera stagionale ma l’intero tessuto produttivo del comparto.

Infine, c’è la transizione ecologica. Unimpresa sottolinea la necessità di destinare risorse più consistenti alle strutture che investono in sostenibilità, economia circolare e innovazione energetica. È un passaggio strategico, tanto per l’allineamento agli obiettivi europei quanto per rispondere alle aspettative dei turisti più sensibili ai temi ambientali, sempre più attenti alle scelte green delle strutture ricettive.

Le novità normative e i limiti delle misure
Sul piano normativo, il 2025 ha introdotto interventi che mirano a rendere il settore più competitivo. Dal 1° gennaio, le mance percepite dai lavoratori del turismo e della ristorazione sono soggette a una tassazione agevolata del 5%, misura pensata per far emergere un fenomeno spesso sommerso. È stato inoltre introdotto un trattamento integrativo per lavoro festivo e notturno: il 15% dello stipendio lordo viene riconosciuto ai dipendenti con redditi inferiori a 40.000 euro annui.

Gli investimenti strutturali, invece, possono beneficiare di un credito d’imposta fino all’80% per interventi di ristrutturazione, digitalizzazione ed efficientamento energetico, affiancato da contributi a fondo perduto che arrivano al 50%. Tuttavia, solo il 27% delle strutture ricettive ha utilizzato questi strumenti. Il motivo, spiega Unimpresa, è duplice: una burocrazia ancora troppo complessa e una concentrazione degli incentivi sulle grandi catene alberghiere, mentre le piccole e medie imprese — che rappresentano il 75% del tessuto turistico nazionale — faticano più delle altre ad accedere alle risorse.

Le criticità che frenano la crescita
Il settore continua a misurarsi con due nodi strutturali: la carenza di personale e il ritardo nella digitalizzazione. Quest’anno il 18% delle posizioni stagionali è rimasto scoperto, un dato che testimonia una difficoltà di attrazione delle professioni turistiche, soprattutto tra i giovani. Il sistema degli incentivi fiscali, per quanto utile, non riesce da solo a compensare il gap di appeal lavorativo.

Sul fronte digitale, la situazione non è più confortante. Il 40% degli hotel e dei ristoranti non dispone di strategie web o di sistemi di prenotazione integrati, con un impatto negativo sulla competitività e sulla visibilità internazionale. In un mercato che si muove ormai quasi interamente attraverso piattaforme online, recensioni e prenotazioni immediate, questa carenza può tradursi in una perdita significativa di quote di mercato.

Salustri invita a non disperdere il vantaggio competitivo accumulato negli ultimi anni: “L’Italia ha tutti i numeri per mantenere il primato turistico europeo. Le riforme fiscali vanno nella giusta direzione ma, senza politiche davvero accessibili alle microstrutture e senza una digitalizzazione capillare, il rischio è che la crescita si arresti”. Il turismo, conclude, ha bisogno di “regole chiare, stimoli concreti e una visione di lungo periodo”, condizioni essenziali per continuare a fungere da motore dell’economia e da simbolo del prestigio internazionale del Paese.

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