Trump licenzia Waltz per il “chat-gate”, ma lo nomina ambasciatore Usa all’Onu
- di: Cristina Volpe Rinonapoli
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato il licenziamento del consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz, travolto dallo scandalo ribattezzato “chat-gate” legato alla diffusione di informazioni riservate attraverso l’app crittografata Signal. Ma il siluramento non ha segnato la fine della carriera politica di Waltz: poche ore dopo, Trump ha comunicato che lo stesso Waltz sarà il prossimo ambasciatore degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, sostituendo la rappresentante uscente in un passaggio che alcuni definiscono una “promozione mascherata”, altri una mossa per blindarlo sul piano internazionale. La decisione, confermata dallo stesso presidente su Truth Social, include anche le dimissioni del vice di Waltz, Alex Wong, coinvolto nell’inchiesta in corso.
Un caso che allarga l’ombra sulla sicurezza nazionale
Le rivelazioni che hanno portato alla rimozione di Waltz riguardano la condivisione, tramite Signal, di informazioni sensibili legate a scenari di sicurezza, compresi piani militari e comunicazioni riservate con rappresentanti della stampa. Tra i destinatari, secondo fonti interne, figurerebbe anche Jeffrey Goldberg, direttore dell’Atlantic. La vicenda si inserisce in un contesto già agitato: il Pentagono ha annunciato l’allargamento dell’inchiesta a una seconda chat riconducibile al segretario alla Difesa Pete Hegseth. Secondo il Wall Street Journal, Hegseth avrebbe inviato documenti strategici legati alla crisi in Yemen a una dozzina di persone, tra cui sua moglie e suo fratello, in violazione dei protocolli di riservatezza.
La nomina all’ONU tra critica e calcolo politico
La nomina di Waltz come ambasciatore all’ONU ha subito suscitato reazioni contrastanti. Se da un lato il vicepresidente J.D. Vance l’ha definita “una promozione che rafforza la nostra presenza internazionale”, dall’altro la stampa liberal e numerosi analisti hanno sollevato perplessità sul fatto che una figura coinvolta in un’indagine per violazione di sicurezza venga collocata in uno dei ruoli più visibili della diplomazia americana. L’incarico, che richiede la conferma del Senato, potrebbe rivelarsi anche un banco di prova per misurare i rapporti di forza tra Trump e l’establishment repubblicano, soprattutto alla vigilia di una nuova stagione elettorale.
Il ruolo di Rubio e l’assetto strategico della Casa Bianca
Con l’uscita di scena di Waltz, Trump ha affidato ad interim il ruolo di consigliere per la sicurezza nazionale al segretario di Stato Marco Rubio, già figura centrale nella gestione dei dossier geopolitici con Cina, Iran e Russia. Una scelta che mira a rafforzare la continuità della linea dura dell’amministrazione, ma che segna anche un riassetto interno. Rubio dovrà ora affrontare una doppia sfida: gestire il rilancio diplomatico sul piano multilaterale e contenere l’impatto interno delle fughe di notizie. Secondo indiscrezioni, il team legale della Casa Bianca sta rivedendo tutti i protocolli di comunicazione cifrata, nel tentativo di evitare nuovi casi.
La posta in gioco tra sicurezza, reputazione e alleanze
La crisi aperta dal “chat-gate” non riguarda solo la gestione dei segreti di Stato, ma anche la credibilità degli Stati Uniti come attore affidabile nella rete di alleanze globali. I partner della NATO e le agenzie di intelligence alleate avrebbero espresso preoccupazione per la permeabilità di alcuni canali decisionali all’interno della Casa Bianca. Il nuovo ruolo assegnato a Waltz viene quindi osservato con estrema attenzione: sarà lui, nel cuore dell’ONU, a rappresentare la voce americana su dossier come Ucraina, Medio Oriente e cambiamento climatico. Un compito complesso per un uomo al centro di uno dei più gravi scandali di sicurezza interna degli ultimi anni.