Trump 2 / La Vendetta

- di: Bruno Chiavazzo (giornalista e scrittore)
 

Gli elettori americani in cerca di un cambiamento hanno scommesso sulle promesse di Trump di rilanciare l’economia statunitense, abbassare i prezzi e le tasse, risolvere i conflitti esteri e porre fine all’immigrazione clandestina. Il leader del Partito Repubblicano si è presentato come un combattente, che ha schivato per un soffio il proiettile di un assassino e come una vittima degli avversari politici, dei media e dei cosiddetti avversari del Deep State. Ha allargato il suo sostegno agli elettori neri e latini, nonché ai giovani, costruendo una coalizione che ha riportato agli antichi fasti reaganiani i repubblicani considerati dall’élite “progressista” americana, poco meno che mandriani in libera uscita.

Nella vecchia Europa, dilaniata dagli ego ipertrofici dei vari Macron, Sholtz, Von der Leyen, hanno irriso alle sparate di Trump nei vari comizi tenuti nelle zone rurali del Middle West, di fronte a contadini, operai, casalinghe disperate che non sanno neanche dove si trova esattamente l’Ucraina e Gaza, ma che vedevano con chiarezza gli aumenti dei prezzi di prima necessità (pane, latte, frutta) fino al 20%, a fronte di salari pressoché invariati. Ha avuto gioco facile Trump a rilanciare ai suoi sostenitori la domanda che fece Ronald Reagan nel 1980: “State meglio o peggio di quattro anni fa?”. La risposta è stata il plebiscito elettorale per The Donald.

Kamala Harris ha puntato tutto sul sostegno della marea di attori, cantanti, intellettuali che non facevano altro che sfottere Trump e i suoi sostenitori dall’alto dei loro cachet milionari, facendosi intervistare nelle loro mega ville di Hollywood. Aumentando così il risentimento della working class bianca, dei latinos e degli afroamericani senza assistenza sanitaria, con affitti salatissimi e lavori sottopagati.

Personalmente non sono affatto contento della vittoria di Trump, ma vedere l’assoluta incapacità politica, da parte della cosiddetta sinistra (americana e europea), di capire i reali bisogni della maggior parte del popolo, limitandosi a concionare nei talk-show televisivi, mi conferma il famoso detto latino: “Errare humanum est, perseverare autem diabolicum”.

Lo stesso dicasi per Elon Musk, definito dai radical-chic, nostrani e europei: pazzo, esaltato e consumatore accanito di ketamina, che ha sostenuto Trump fin dall’inizio investendo 130 milioni di dollari nella campagna elettorale e ritrovandosi, dopo la schiacciante vittoria del suo candidato, con i titoli delle sue aziende schizzati in alto del 15%, con un guadagno netto di 13 miliardi di dollari. Chiamalo fesso, direbbe il principe Totò.

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