Protezionismo e guerre commerciali, nuovi annunci e minacce di Trump

- di: Redazione
 
Inizia all’insegna del protezionismo e della guerra commerciale da anni ’30 del Novecento la presidenza Trump, in linea con quello che il tycoon aveva annunciato in campagna elettorale. Un’America aggressiva, prepotente, in un mondo concepito come un ring, smentendo e svuotando gli organismi di cooperazione internazionale creati dopo la seconda guerra mondiale.
I segnali di questa avventura, i cui esiti finali sono incerti perché nelle guerre commerciali corrisponde sempre una reazione uguale e contraria ma he certamente comporta una buona dose di pericoli, si moltiplicano. Ieri, ad esempio, Trump ha annunciato che impedirà al colosso giapponese dell’acciaio Nippon Steel di acquisire il suo rivale americano Us Steel, un’operazione inizialmente annunciata nel dicembre 2023 per 14,9 miliardi di dollari. 
Un segnale nti mercato chiarissimo. “Sono totalmente contrario all’acquisto della Us Steel, un tempo grande e potente, da parte di una società straniera, in questo caso dalla giapponese Nippon Steel”, ha scritto il repubblicano sul suo social network Truth. E qui il tycoon ha sfoderato l’arma  protezionistica: “Attraverso una serie di incentivi fiscali e tariffe riporteremo l’acciaio americano alla grandezza e alla forza, e ciò avverrà velocemente: in qualità di presidente bloccherò questo accordo”.
E l’altro ieri the Donald ha minacciato i Paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran) che, se solo proveranno a sostituire il dollaro con un’altra valuta, gli Usa metteranno dazi del 100 per cento sui loro beni e servizi, di fatto bloccando l’accesso di questi Paesi al mercato americano.
E il clima si sta surriscaldando anche con la Cina sulla questione dei semiconduttori, anche e qui è stato Biden a iniziare la stretta ma su cui Trump ha annunciato ulteriori giri di vite. “Gli Usa – afferma Pechino tramite il portavoce del Ministero del Commercio estero - stanno dicendo una cosa e ne fanno un’altra, esagerando il concetto di sicurezza nazionale”, con abusi “delle misure di controllo dell’export” e “comportamenti unilaterali di bullismo”. L’industria dei semiconduttori “è altamente globalizzata” e “l’abuso di misure normative da parte americana ostacola gravemente i normali scambi economici e commerciali tra i Paesi, mina le regole di mercato e il relativo ordine internazionale e rappresenta una seria minaccia alla stabilità delle catene industriali e di fornitura globali”. 
L’industria globale dei microchip, aziende Usa incluse, "è stata gravemente colpita", si legge nella nota di Pechino. che mette in guardia sul fatto che “la Cina adotterà le misure necessarie per salvaguardare con determinazione i suoi diritti e interessi legittimi”. 
(Nella foto Trump con il vice presidente Vance)

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