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Trump attacca Musk: “Senza i sussidi, torneresti in Sudafrica”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Trump attacca Musk: “Senza i sussidi, torneresti in Sudafrica”

Donald Trump, presidente in carica degli Stati Uniti, ha lanciato un duro affondo contro Elon Musk, accusandolo di aver costruito la propria fortuna grazie ai generosi sussidi statali. In un post pubblicato sulla sua piattaforma Truth Social, Trump ha scritto: “Elon Musk può ricevere più sussidi di qualsiasi altro essere umano nella storia. Senza quei soldi, probabilmente dovrebbe chiudere bottega e tornare a casa in Sudafrica”. Il commento arriva a margine di una nuova polemica tra il presidente e il fondatore di Tesla e SpaceX, che ha criticato il “Big Beautiful Bill”, il disegno di spesa voluto dall’amministrazione per finanziare infrastrutture, industria e difesa.

Trump attacca Musk: “Senza i sussidi, torneresti in Sudafrica”

Musk aveva definito il piano “una gigantesca allocazione inefficiente di denaro pubblico”, opponendosi in particolare agli investimenti federali nel settore green, pur essendone uno dei maggiori beneficiari con le sue aziende. La Casa Bianca, con il sostegno della maggioranza al Senato, sta spingendo il disegno di legge come motore della nuova rivoluzione industriale americana, con miliardi destinati all’elettrificazione dei trasporti, all’intelligenza artificiale e alla competitività strategica. “Forse dovremmo smettere di lanciare razzi, costruire satelliti o fabbricare auto elettriche”, ha aggiunto sarcastico Trump, “e risparmieremmo una fortuna. Magari possiamo chiedere a Doge di analizzare la cosa con attenzione”.

Un attacco che riapre un conflitto mai chiuso
Le frizioni tra Trump e Musk non sono nuove. Se nel 2017 Musk aveva lasciato i comitati consultivi della Casa Bianca dopo l’uscita degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi, durante le elezioni del 2020 i rapporti erano rimasti distanti. Negli ultimi mesi, tuttavia, Musk aveva tentato di riavvicinarsi a Trump, con toni più concilianti e dichiarazioni critiche nei confronti dell’amministrazione Biden. Questo nuovo attacco sembra segnare un punto di rottura definitivo, con il presidente che smaschera il legame tra Musk e i fondi pubblici, nonostante la narrazione libertaria e anti-statalista promossa dal magnate.

L’ironia su Dogecoin e la strategia comunicativa
L’invito a “chiedere a Doge” non è casuale: si tratta di un riferimento sarcastico a Dogecoin, la criptovaluta sostenuta dallo stesso Musk. Il gioco di parole rientra nella consueta strategia di comunicazione trumpiana, fatta di ironia tagliente e provocazioni virali. Sotto traccia, però, c’è un messaggio politico chiaro: Trump rivendica il primato dello Stato come motore dell’innovazione americana, e delegittima la figura dell’imprenditore-genio, affermando che senza aiuti pubblici Musk sarebbe stato un fallimento.

L’economia di Trump tra sovranismo industriale e realismo fiscale
Il disegno economico di Trump si fonda su una visione nazionalista e pragmatica: sostenere le industrie strategiche sì, ma in cambio di risultati concreti e fedeltà politica. La critica a Musk si inserisce in questa logica. Il presidente vede nei sussidi uno strumento per guidare lo sviluppo economico, non per finanziare élite tecnologiche autonome o potenzialmente avverse. Da qui la minaccia, velata ma neppure troppo, di tagliare i fondi se le aziende non si allineano. È un segnale lanciato anche ad altri protagonisti della Silicon Valley, invitati a “collaborare o uscire dal gioco”.

Il silenzio di Musk e le reazioni del mercato
Al momento, Musk non ha replicato direttamente all’attacco. Le azioni Tesla hanno aperto in leggero ribasso, segnale che i mercati guardano con attenzione al deteriorarsi dei rapporti tra governo e industria tech. Anche SpaceX, che dipende in larga parte da contratti con la NASA e il Pentagono, potrebbe essere toccata da eventuali cambiamenti nella linea di finanziamento. Il braccio di ferro tra due delle personalità più influenti degli Stati Uniti – un presidente e un visionario dell’industria – si gioca dunque non solo sul piano politico, ma anche su quello economico e strategico.

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