Dalla gaffe sulla chat di guerra del Pentagono al caos generato dai tagli selvaggi di Musk: quando la fedeltà personale vale più della competenza, la sicurezza nazionale diventa una bomba a orologeria.
(Foto: La Sala Ovale della Casa Bianca, studio del Presidente Usa)
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Un errore che non sarebbe dovuto accadere. Una leggerezza che, in un Paese normale, farebbe tremare l’intera catena di comando. Ma nell’America costruita da Donald Trump e popolata da fedelissimi senza esperienza, anche un piano di guerra iperclassificato può finire per sbaglio sul telefono di un giornalista.
Jeffrey Goldberg, direttore della rivista The Atlantic, ha raccontato con sconcerto l’assurda vicenda che lo ha visto protagonista. Il 15 marzo, alle 11:44 del mattino, ha ricevuto via Signal i dettagli di un imminente raid statunitense contro gli Houthi in Yemen: “Il piano includeva informazioni precise su pacchetti di armi, obiettivi e tempistiche”, ha scritto. L’invio era partito direttamente dal segretario alla Difesa, Pete Hegseth – uno dei più controversi uomini scelti da Trump, noto più per le sue apparizioni su Fox News che per competenze strategiche.
Come sia potuto accadere che un giornalista si ritrovasse in una chat supersegreta del Pentagono, chiamata Houthi PC small group, con i vertici della sicurezza americana e lo stesso vicepresidente J. D. Vance, rimane oggetto di un’indagine interna. Ma il punto politico è un altro: questo non è un errore isolato. È il sintomo evidente di un sistema che ha sostituito competenza, rigore e professionalità con fedeltà cieca, propaganda e superficialità.
Ne è convinto anche l’ambiente militare, dove il malcontento serpeggia ormai apertamente. “Non si tratta solo di un banale disguido – avvertono analisti ed ex ufficiali – ma della prova concreta di quanto le fondamenta della sicurezza siano diventate fragili”.
L’era degli improvvisati
Nel Pentagono, come nei social media o nell’intelligence, il tratto distintivo del trumpismo non è solo la radicalità ideologica, ma l’incapacità tecnica. Gente senza preparazione, senza scrupoli e spesso senza alcuna esperienza nei settori chiave è stata catapultata ai vertici della macchina federale. L’obiettivo? Non far funzionare lo Stato, ma piegarlo agli interessi di parte. Il risultato? Una successione di errori, figuracce e decisioni insensate che minano la credibilità stessa degli Stati Uniti nel mondo.
Un esempio clamoroso è l’influenza di Elon Musk, ormai parte integrante della costellazione trumpiana. Il miliardario, nella sua crociata contro la “burocrazia woke” e la regolazione pubblica, ha licenziato in massa interi dipartimenti delle sue aziende – da Twitter/X a SpaceX – smantellando anche servizi fondamentali che offrivano supporto tecnico e sicurezza informatica. Un corto circuito talmente grave che persino J. D. Vance, tra i più feroci sostenitori di Trump, ha rotto il silenzio: “Non possiamo affidarci al capriccio di un uomo solo per garantire infrastrutture essenziali”, avrebbe detto in privato secondo fonti del Washington Post.
Musk e i segreti del Pentagono
E non finisce qui. Musk è finito al centro di un’altra bufera dopo che The New Yorker, CNN e altri media americani hanno rivelato che il miliardario avrebbe avuto accesso a documenti riservatissimi del Pentagono, inclusi piani dettagliati per una possibile guerra con la Cina. Una fuga di notizie potenzialmente devastante, che dimostra quanto la linea di confine tra potere privato e potere pubblico si stia dissolvendo sotto i colpi del populismo tecnologico.
Le relazioni tra Musk e l’apparato militare, già oggetto di interrogativi da parte del Congresso, sollevano una questione di fondo: chi decide oggi le sorti della sicurezza nazionale americana? E a chi rispondono coloro che hanno accesso ai segreti strategici più delicati?
La reazione di Trump? Attaccare la stampa
Come da copione, Donald Trump ha scelto di ignorare la sostanza e attaccare la forma. Di fronte alla gravità dell’incidente, ha risposto insultando The Atlantic, definita “una rivista terribile”. Nessuna parola sull’inadeguatezza dei suoi uomini, nessuna assunzione di responsabilità, nessuna preoccupazione per la tenuta delle istituzioni.
Ma dietro il sarcasmo e la negazione, resta un fatto ineludibile: negli Stati Uniti del trumpismo, persino una chat di guerra può finire sotto il controllo sbagliato. E quando i codici nucleari, le strategie militari e le reti digitali più sensibili vengono affidati a incompetenti, ideologizzati o semplicemente distratti, il rischio non è più politico. È esistenziale.