Trump apre ai dazi globali, ma l’Europa minaccia ritorsioni: “Pronti a colpire servizi e Big Tech”
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

Il presidente Donald Trump ha confermato che gli Stati Uniti stanno valutando l’imposizione di nuovi dazi compresi tra il 10 e il 15% su beni provenienti da 150 Paesi. La misura, anticipata dal Financial Times, rientra in un piano più ampio di protezione dell’industria nazionale americana e mira a colmare il divario commerciale con diversi partner ritenuti “sleali o poco trasparenti”. La Casa Bianca non ha ancora reso noto l’elenco dettagliato dei settori interessati, ma fonti vicine al dipartimento del Commercio fanno sapere che si tratterebbe di misure ad ampio spettro, comprese alcune categorie di beni di largo consumo.
Trump apre ai dazi globali, ma l’Europa minaccia ritorsioni: “Pronti a colpire servizi e Big Tech”
Nel corso di un punto stampa alla Casa Bianca, Trump ha dichiarato: “L’Europa è stata brutale con noi per anni. Ma ora è gentile. È probabile un nuovo accordo, più equo e più trasparente”. Le sue parole segnano un’apertura verso Bruxelles, in una fase in cui i negoziati transatlantici sembrano finalmente orientati a una ridefinizione dei rapporti commerciali. Tuttavia, la retorica presidenziale resta improntata alla fermezza: “Nessuno può approfittarsi degli Stati Uniti. Chi ci ha danneggiato, adesso pagherà”.
L’UE valuta contromisure contro i colossi digitali americani
La reazione europea non si è fatta attendere. Secondo il Financial Times, la Commissione sta preparando un pacchetto di contromisure mirate, che potrebbero includere nuove restrizioni ai servizi digitali e un irrigidimento della normativa fiscale per i colossi americani del web, da Google a Meta, passando per Amazon e Microsoft. In discussione ci sarebbe anche una revisione del Digital Markets Act per rendere più stringenti i controlli sui giganti USA. L’idea, spiegano fonti diplomatiche europee, è “rispondere colpo su colpo senza alimentare un’escalation, ma mostrando fermezza”.
I rapporti tra USA e UE al bivio
La relazione tra Washington e Bruxelles resta fragile. Gli anni della guerra commerciale aperta sembravano un ricordo, ma la linea attuale dell’amministrazione Trump sembra intenzionata a recuperare una postura di massimo vantaggio economico per gli Stati Uniti, anche a costo di rompere intese multilaterali. Fonti dell’Eliseo parlano di “frustrazione crescente” nei confronti della “politica economica unilaterale americana”, mentre Berlino invita alla calma e al dialogo.
Un test anche per l’equilibrio interno della UE
La minaccia di dazi su scala globale rappresenta anche un banco di prova per la coesione interna dell’Unione Europea. Paesi come Germania e Paesi Bassi, più esposti all’export verso gli USA, spingono per il negoziato, mentre Francia e Italia chiedono una risposta dura e immediata. Il commissario europeo al Commercio sta cercando un equilibrio tra fermezza e diplomazia, consapevole che una frattura con Washington potrebbe generare gravi ripercussioni sui mercati europei già sotto pressione.
La nuova dottrina commerciale americana
Il ritorno al protezionismo strategico rappresenta uno degli assi portanti della dottrina Trump. Già nel primo mandato, il presidente aveva fatto ricorso a misure tariffarie contro la Cina e contro alcuni settori europei, in particolare l’agroalimentare e l’acciaio. Ora, con la seconda amministrazione pienamente operativa, la Casa Bianca intende estendere quella logica a un’azione più sistematica, finalizzata non solo a proteggere i lavoratori americani, ma anche a condizionare l’assetto delle catene globali del valore.
La Casa Bianca: “I dazi serviranno alla sicurezza nazionale”
In una nota diffusa dal Consiglio per il Commercio e la Sicurezza, la Casa Bianca ha definito i nuovi dazi “uno strumento di difesa nazionale”. L’obiettivo, secondo il documento, è evitare la dipendenza strategica da Paesi “che non condividono i nostri valori o le nostre regole”. Il riferimento velato va alla Cina, ma anche a Paesi in via di sviluppo che secondo Washington sfruttano regimi fiscali agevolati e manodopera sottopagata per guadagnare quote di mercato in modo scorretto.
Effetti sull’economia globale: mercati in attesa
I mercati hanno reagito con cautela all’ipotesi di un nuovo round di dazi. Le borse asiatiche hanno chiuso in calo, mentre Wall Street ha registrato una lieve flessione. L’euro ha perso terreno sul dollaro. Gli analisti si aspettano una settimana di forti oscillazioni, in attesa che il presidente renda noti i dettagli del piano tariffario. Gli osservatori più prudenti mettono in guardia dal rischio di una “nuova guerra commerciale mondiale”, con effetti potenzialmente destabilizzanti per le economie più esposte all’export.
Trump: “Non voglio guerre commerciali, ma rispetto”
Il presidente ha infine voluto rassicurare l’opinione pubblica internazionale: “Non cerchiamo guerre commerciali. Ma gli Stati Uniti non staranno più a guardare. Pretendiamo rispetto e reciprocità. Non è una minaccia, è una promessa”. Un messaggio chiaro, che segna il ritorno di una leadership assertiva e orientata al vantaggio strategico nazionale. La palla passa ora a Bruxelles.