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Trump chiede alla Corte Suprema via libera per retate in California

- di: Jole Rosati
 
Trump chiede alla Corte Suprema via libera per retate in California
Un brivido di battaglia legale: l’amministrazione spinge la massima corte mentre i giudici della California tengono duro.

Retate, profili e tensioni: lo scontro si infiamma oltreoceano

L’amministrazione Trump ha varcato un nuovo confine nel suo scontro con il sistema giudiziario: ha presentato un ricorso urgente alla Corte Suprema per far cadere un ordine restrittivo che limita le sue retate anti-immigrazione in California. La mossa arriva dopo che un tribunale d’appello ha rifiutato di sollevare il blocco imposto al dipartimento, in attesa di una decisione definitiva.

La controversia ruota attorno alla decisione della giudice Maame E. Frimpong, che ha vietato all’ICE di arrestare persone in base a caratteristiche generiche – come razza, lingua parlata (incluso lo spagnolo), tipo di lavoro o presenza in determinate aree – senza prove individuali sufficienti. L’ordine, sostenuto da evidenze di profilazioni sistematiche, è stato confermato dal nono circuito che ha mantenuto viva l’ingiunzione.

Nella richiesta alla Corte Suprema, il procuratore generale John Sauer sostiene con vigore che, pur non negando che parlare spagnolo o lavorare nell’edilizia non equivalga di per sé a sospetti fondati, questi elementi «da soli o in combinazione» possono legittimamente contribuire a rafforzare il sospetto che una persona si trovi illegalmente nel Paese. Inoltre, afferma che l’ingiunzione sassosa ha superato i limiti imposti dalle recenti restrizioni della Corte Suprema sugli ordini giudiziari universali.

Cosa bolle in pentola nelle strade di Los Angeles?

Le retate di massa hanno scatenato proteste diffuse in tutta l’area metropolitana di Los Angeles e portato al dispiegamento della Guardia nazionale e dei Marines. Le voci narrano veri blitz in luoghi come parcheggi di Home Depot, car wash e cortili di lavoro, con arresti spesso contestati per arbitrarietà e assenza di fondamento.

Un episodio emblematico ha visto imbattersi nei fermi perfino due cittadini statunitensi: uno si dichiarò in diretta «Nato qui negli Stati Uniti!» prima di essere rilasciato… ma il danno era fatto.

Chi gioca la carta della legittimità, chi punta alla sicurezza

  • L’amministrazione Trump: chiede libertà d’azione per le forze federali, non rinunciando all’uso di indicatori come lingua o professione nelle retate, e invoca la necessità di frenare ordini giudiziari considerati troppo ampi e paralizzanti.
  • I giudici federali di California e il nono circuito: resistono, difendendo i diritti costituzionali contro operazioni che appaiono basate su stereotipi e generalizzazioni, con una causa civile a guida di ACLU e Public Counsel ancora in corso.

Ora la palla passa alla Corte Suprema: accoglierà la richiesta d’urgenza? Sarà l’ennesimo duello istituzionale da guardare da vicino.

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