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Trump vuole annettere il Canada. Carney: “Non siamo in vendita”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Trump vuole annettere il Canada. Carney: “Non siamo in vendita”

Sembrava una visita di routine, diplomazia tra alleati. Ma quando il presidente americano Donald Trump ha ricevuto alla Casa Bianca il premier canadese Mark Carney, l’atmosfera è cambiata in pochi minuti. “Gli Stati Uniti hanno sempre avuto un legame speciale con il Canada. Ora è il momento di formalizzarlo”, ha dichiarato Trump davanti alle telecamere, lasciando intendere un progetto di annessione “volontaria e graduale” del vicino settentrionale. Una frase che ha fatto saltare ogni schema. E che ha costretto Carney a replicare, gelido: “Il Canada non è in vendita. Siamo una nazione sovrana e lo resteremo”.

Trump vuole annettere il Canada. Carney: “Non siamo in vendita”

Non è la prima volta che Trump, ora di nuovo al potere, accenna all’ipotesi di una fusione politica tra Usa e Canada. Già nel primo mandato aveva evocato “una Nord America unificata per difesa, energia e economia”. Ma oggi l’idea assume contorni più espliciti: con Carney visto come un tecnico prestato alla politica, l’ex tycoon punta a spingere su un’unificazione parziale attraverso accordi economici e militari che svuoterebbero l’autonomia canadese. Una strategia che mescola geopolitica e calcolo elettorale: Trump vuole mostrarsi come il leader capace di ridefinire i confini del potere globale.

La contromossa europea: un pacchetto da 100 miliardi
Bruxelles ha reagito con fermezza. Secondo fonti interne alla Commissione, è pronto un pacchetto da 100 miliardi di euro da attivare in caso di mancato accordo commerciale con Washington, con dazi selettivi su beni americani ad alto valore strategico: semiconduttori, aerospazio, digitale. Una mossa preventiva, ma che suona come un avvertimento: se Trump spinge per rimettere in discussione il sistema di alleanze postbellico, l’Europa è pronta a difendersi con le armi economiche. Il piano, dicono, sarà svelato solo in caso di “no deal” esplicito da parte americana. Ma l’ipotesi è sempre meno remota.

Il Canada stretto tra due fuochi
Per Carney la partita è complessa. Da un lato, l’economia canadese è profondamente integrata con quella statunitense. Dall’altro, ogni cedimento alla narrativa trumpiana rischia di costargli la fiducia interna. Per questo, nelle ore successive all’incontro, il premier ha parlato ai canadesi in diretta televisiva: “Difenderemo la nostra indipendenza con determinazione. Siamo amici e partner degli Stati Uniti, ma non rinunceremo mai alla nostra identità nazionale”. Una dichiarazione che ha trovato ampia eco nelle principali capitali del G7.

Una posta geopolitica senza precedenti
Mai nella storia recente un leader americano aveva evocato pubblicamente la possibilità di annettere un altro paese democratico e sviluppato. È un salto retorico che rompe ogni codice diplomatico. Dietro, però, si muove qualcosa di più: un tentativo di trasformare il consenso interno in potere imperiale, riscrivendo i rapporti tra gli Stati Uniti e il resto del continente. Per Trump, il Canada è la porta d’ingresso per ridisegnare l’intera architettura del Nord globale. Per Carney, è il punto da cui difendere una visione multilaterale ormai sotto assedio.

Modi e Starmer, alleanza anti-dazi
Mentre Nord America e Ue si muovono su assi divergenti, un altro fronte si apre: quello tra India e Regno Unito. Narendra Modi e Keir Starmer, in un incontro bilaterale a Londra, hanno annunciato un “accordo storico” per eliminare dazi reciproci su settori chiave come energia, farmaceutica e tecnologie emergenti. È una risposta indiretta a Trump, ma anche un segnale chiaro: se gli Stati Uniti rilanciano il protezionismo, altri attori si organizzano per occupare lo spazio lasciato libero. L’equilibrio globale è in piena mutazione. E ogni alleanza può ridisegnare i confini del potere.

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