Thailandia Cambogia: evacuazioni di massa nel conflitto sul confine

Il dramma del confine rivive

Nelle ultime quarantotto ore il conflitto tra Thailandia e Cambogia si è trasformato in una crisi umanitaria. Le autorità thailandesi hanno evacuato 100 672 persone da quattro province al confine per fronteggiare gli scontri armati più sanguinosi degli ultimi dieci anni.

Bilancio: 14 morti e decine di feriti

Secondo il Ministero della Salute thailandese, il numero dei morti è salito a 14, per lo più civili; i feriti sono almeno 46. Il premier ad interim Phumtham Wechayachai ha dichiarato: “Le vittime sono il risultato diretto dell’aggressione e del bombardamento indiscriminato lungo il confine”.

Dinamica dell’escalation

• Lo scontro è ripreso il 24 luglio 2025, dopo una lunga tensione culminata in un incidente in cui un soldato thailandese ha perso una gamba per lo scoppio di una mina, accusando la Cambogia.
• I caccia F-16 thailandesi hanno bombardato obiettivi militari cambogiani, mentre da parte loro sono stati utilizzati sistemi a razzo BM-21 e artiglieria pesante in almeno sei zone lungo il confine di circa 209 km.
• In particolare, scontri sono avvenuti presso il tempio Ta Muen Thom, nella città di Sisaket e nella provincia di Ubon Ratchathani; è stato anche evacuato l’ospedale Phanom Dongrak a causa dei bombardamenti.
• In risposta all’escalation, la Thailandia ha richiamato l’ambasciatore da Phnom Penh ed espulso l’omologo cambogiano da Bangkok.

Impatto umanitario

Fonti locali segnalano che oltre 110.000 civili thailandesi sono stati costretti a lasciare le loro case, mentre circa 1.500 famiglie cambogiane hanno trovato rifugio in zone sicure. Le evacuazioni si estendono per villaggi entro 50 km dal confine.

Reazioni internazionali

• La Cura di Bangkok invita i cittadini all’estero, in particolare in Cambogia, a fuggire la zona di crisi.
• Le Nazioni Unite hanno ricevuto una richiesta dalla Cambogia per una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza, mentre ASEAN, Francia, USA, Australia e Cina hanno lanciato richiami al dialogo.
• L’analista Astrid Norén Nilsson ha spiegato: “La disputa affonda le radici in tensioni irrisolte, legate all’accordo coloniale del 1907 e alla sentenza del 1962 della Corte dell’Aja, che Bangkok continua a contestare”.

Questo confronto rappresenta il momento più critico dal conflitto del 2008–2013, ma con un impatto civile superiore. La mobilitazione di assetti militari avanzati e l’uso di forze aeree suggeriscono che il rischio di una guerra su vasta scala non è più remoto.

La narrativa nazionale cambogiana evidenzia il diritto alla difesa, mentre quella thailandese invoca la protezione dei propri confini: una dialettica che alimenta lo scontro e ostacola il dialogo.

La situazione richiede una de-escalation immediata: la diplomazia multilaterale, la mediazione dell’ONU e una gestione sicura e dignitosa dei rifugiati sono essenziali per evitare che la crisi si trasformi in uno scontro irreversibile.