Teheran: drone israeliano uccide il capo di Hamas, Ismaïl Haniyeh

- di: Redazione
 
Un attacco, attuato con un drone, ha causato la morte, la scorsa notte, a Teheran, di Ismaïl Haniyeh, capo politico di Hamas, che si trovava nella capitale iraniana per presenziare alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente, Masoud Pezeshkian. A darne l'annuncio sono state le Guardie della rivoluzione iraniane che, con un comunicato, hanno reso noto che il leader di Hamas era stato ucciso a Teheran. Notizia confermata, nel giro di pochissimo tempo, anche da Hamas, che ha attribuito la morte del suo capo ad un raid ''sionista''.
Insieme ad Haniyeh (che poche ore prima aveva incontrato il leader supremo iraniano, l'ayatollah Ali Kamenei) è morta anche una delle sue guardie del corpo. .
Haniyeh, eletto alla guida del movimento palestinese nel 2017, era stato riconfermato nell'agosto 2021, succedendo a Khaled Mechaal, che ricopriva questa carica dal 1996.
Dal 2019 viveva in esilio a Doha, in Qatar.

Teheran: drone israeliano uccide il capo di Hamas, Ismaïl Haniyeh

In aprile aveva annunciato annunciato la morte di tre dei suoi figli e quattro dei suoi nipoti in un attacco israeliano a Gaza. Poche settimane fa, il 25 giugno, un altro attacco mirato israeliano aveva causato a Gaza la morte di dieci suoi familiari, tra i quali la sorella Zahr Haniyeh.
Gli attacchi mirati di Israele contro Hamas (responsabile principale dell'attacco e dei massacri del sette aprile, che hanno scatenato il conflitto in atto nella regione) il 2 gennaio avevano provocato la morte del braccio destro di Haniyeh, Saleh Al-Arouri, ucciso in un attacco di droni a Beirut.

Le uccisioni dei capi dei movimenti islamici rientrano in un preciso piano di Israele, che ha deciso di colpire ovunque essi siano individuati, anche a costo di colpire civili. Ora bisogna capire come Hamas reagirà, politicamente oltre che militarmente. Occorrerà. in sostanza, vedere come il movimento colmerà il vuoto politico al suo vertice, ma anche nel suo braccio militare, di cui resta ancora il regista Mohammed Deif, sempre sfuggito ai raid e di cui è stata annunciata la morte almeno una decina di volte. Sulla scena da oltre quattro decenni, Deif resta il capo del braccio armato di Hamas e potrebbe nascondersi tra Khan Younes, sua città natale, e Rafah, nella zona vasta rete di tunnel di cui aveva supervisionato la costruzione per oltre vent'anni.

Immediate le reazioni, in campo islamista, alla morte del capo di Hamas. Il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas ha considerato l'attacco ''un atto codardo e una grave escalation''.
Sulla stessa linea le parole di Moussa Abou Marzouk, membro dell'ufficio politico di Hamas, che ha parlato di ''un atto codardo che non rimarrà senza risposta''.
Quando gli attacchi israeliani avevano decimato la sua famiglia, Ismaïl Haniyeh aveva risposto così: ''Se il nemico criminale pensa che prendere di mira la mia famiglia ci farà cambiare posizione e influenzerà la nostra resistenza, allora si sta illudendo perché ogni martire a Gaza e in Palestina proviene dalla mia famiglia. Il sangue dei nostri martiri ci chiede di non scendere a compromessi, di non cambiare, di non indebolirci, ma di continuare il nostro cammino con determinazione''.
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