Due intense giornate a Stresa hanno definito la rotta per trasformare scienza ed eccellenza industriale in crescita competitiva, proponendo una serie di target e un’agenda di interventi che potrebbe aggiungere fino a venti punti di PIL entro il 2040.
Una piattaforma d’eccellenza per il dibattito sull’innovazione
Giunto alla quattordicesima edizione, il Technology Forum di TEHA Group è riconosciuto come il principale laboratorio di idee italiano sui temi dell’innovazione. L’edizione 2025 ha riunito oltre 180 leader di impresa, istituzioni, finanza e ricerca provenienti da undici Paesi, con l’obiettivo di definire come trasformare l’innovazione in un vantaggio competitivo su scala globale.
Il messaggio emerso è chiaro: senza un balzo coordinato su capitale umano, ricerca e infrastrutture sovrane, l’Italia rischia di non cogliere le opportunità offerte dall’economia dei dati e della transizione verde.
L’Italia al bivio dell’innovazione
Il TEHA - Global Innosystem 2025 classifica la capacità innovativa di 47 economie mondiali valutando cinque dimensioni: Il Capitale Umano, le Risorse finanziarie a supporto dell’innovazione, l’Innovatività dell’Ecosistema, l’Attrattività dell’ecosistema e l’Efficacia dell’ecosistema innovativo. All’interno di questa graduatoria, l’Italia occupa la trentesima posizione. (Vedi Figura 1)

Alla base del risultato non soddisfacente pesano una spesa per istruzione e ricerca ancora inferiore ai benchmark europei e un tessuto economico con pochi sviluppatori software e rari “unicorni”. (Vedi Figura 2)

Sul versante dei risultati, però, il quadro si ribalta: il Paese è primo nell’Unione Europea per tasso di successo brevettuale, secondo al mondo per citazioni scientifiche per ricercatore e dispone di due dei dieci supercomputer più potenti a livello globale (Leonardo e HPC5). Il paradosso italiano – eccellenza sugli output, fragilità sugli input – richiede un cambio di scala. «Il talento non manca» ha osservato Valerio De Molli (CEO & Managing Partner di TEHA Group e The European House - Ambrosetti); servono, però, una governance all’altezza, capitali pazienti e meccanismi di scale-up che ancorino la ricerca a obiettivi industriali.
Sovranità digitale: IA, quantum e supercalcolo
La trasformazione guidata dall’intelligenza artificiale è ormai trasversale ai settori; tuttavia, un’indagine TEHA-Minsait rivela che solo un’azienda italiana su venti dispone di una governance matura su dati, rischio algoritmico e proprietà intellettuale. Dove tali presìdi esistono, i guadagni di produttività superano di oltre tre volte la media storica, confermando che l’adozione dell’AI genera valore solo se integrata in processi regolati di responsabilità e sicurezza.
La stessa logica si applica al quantum computing: l’esperienza nazionale nella comunicazione quantistica satellitare e nei supercomputer deve essere protetta mediante supply-chain europee per l’hardware fault-tolerant e l’adozione anticipata della crittografia post-quantum. L’iniziativa AI Factory, fondata su data center grid-interactive e semiconduttori wide-bandgap, è stata presentata come architettura di riferimento per un’infrastruttura che combini sovranità del dato, efficienza energetica e capacità di addestrare modelli generativi di nuova generazione.
Twin Transition: energia, industria 5.0 e cleantech
Digitale e decarbonizzazione convergono in una filiera chiave: l’elettronica di potenza, abilitante per rinnovabili, accumulo e mobilità elettrica. Il Forum ne ha evidenziato la strategicità, proponendone l’inserimento esplicito nel Net-Zero Industry Act e l’adozione di criteri di procurement centrati su resilienza di fornitura e tracciabilità. Sul versante manifatturiero, l’evoluzione verso una Industry 5.0 human-centric integra cobot indossabili, modelli linguistici di grandi dimensioni e fabbriche cognitive, con un duplice obiettivo: migliorare la sicurezza ergonomica e dotare la linea di montaggio di funzioni decisionali in tempo reale.
Le soluzioni di frontiera illustrate a Stresa spaziano dai micro-reattori a fusione inerziale ottimizzati tramite l’AI fino ai droni autonomi in grado di ispessire la calotta artica, aumentando l’albedo e riducendo gli effetti del riscaldamento globale.
La vitalità del panorama italiano è emersa nella seconda edizione del Technology Forum Award for Innovation: sei startup fra le più promettenti, selezionate in collaborazione con Cleantech for Italy, si sono sfidate in una pitch competition che ha incoronato Limenet grazie al suo processo di calcina a bilancio CO2 negativo. Le altre startup finaliste – operanti su svariati ambiti, come computer vision per la biodiversità, robotica subacquea per le infrastrutture idriche, conduttori elettrici solvent-free – confermano la maturazione di un deal-flow cleantech competitivo su scala europea.
Capitale umano, biodiversità e Data Center come asset competitivi
Il vantaggio tecnologico è inseparabile dal capitale umano. Su tale fronte, il Technology Forum identifica tre priorità:
- raddoppiare la forza lavoro digitale entro il 2035
- riallineare l’offerta accademica alla domanda di competenze STEM
- innalzare la quota di lavoratori ad alta qualifica, per esempio triplicando i dottorati industriali, e varando pacchetti fiscali e visti fast-track per attrarre knowledge-workers globali
In parallelo, la biodiversità si afferma come fattore determinante per il futuro del Paese e come ambito di grande rilevanza per l’innovazione. Il National Biodiversity Future Center – oltre duemila ricercatori, piattaforme di monitoraggio AI e un fondo seed dedicato alle nature-tech – dimostra come la ricchezza ecologica possa tradursi in ricerca applicata, supply-chain rigenerative e reputazione ESG per il sistema Paese.
Infine, i data center rappresentano un’infrastruttura strategica per lo sviluppo digitale e la competitività del Paese. Abilitano l’adozione di tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale, e svolgono un ruolo chiave nella transizione energetica. L’iniziativa “Data Center Italia: il motore del futuro digitale del Paese” lanciata da TEHA Group punta a creare una visione condivisa per il settore, promuovendo l’Italia come hub tecnologico europeo. Alcuni punti chiave emersi durante il Technology Forum: la crescita del settore segue due direttrici complementari: da un lato i grandi data center centralizzati, dall’altro infrastrutture distribuite e di scala più contenuta, pensate per rispondere a esigenze specifiche. Per valorizzare appieno questo potenziale, è però necessario un cambio di passo nelle politiche pubbliche, semplificando i processi autorizzativi e promuovendo con decisione l’adozione di best practice tecnologiche.
Una roadmap per la crescita strutturale
Dai lavori di Stresa emerge un’agenda basata su due aree strategiche e otto fronti di intervento ad alto impatto: accelerazione sistemica delle competenze digitali; strategia nazionale sulle discipline STEM coordinata con l’industria; meccanismi di attrazione per talenti globali; sportello unico che riduca l’attrito burocratico nella sperimentazione; investimento stabile della R&S privata oltre l’1% del PIL; hub di technology transfer con massa critica e competenze di licensing; ampliamento del venture capital fino ai livelli dei peer europei. (Vedi Figura 3)

Le simulazioni econometriche di TEHA indicano che l’implementazione coerente di queste proposte potrà aggiungere oltre venti punti di PIL entro il 2040, migliorando occupazione qualificata, export tecnologico e resilienza dell’economia nazionale.