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Taylor Swift, la showgirl che racconta se stessa: il nuovo album è già un fenomeno

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Taylor Swift, la showgirl che racconta se stessa: il nuovo album è già un fenomeno

La ragazza che una volta cantava delle estati adolescenziali ora sorride in copertina come una diva da palcoscenico di Broadway. Con “The Life of a Showgirl”, il dodicesimo album, Taylor Swift sembra avere deciso di mettere in scena se stessa: le luci, le ombre, i retroscena del suo tour da record e i riverberi del legame con il campione di football Travis Kelce.

Taylor Swift, la showgirl che racconta se stessa: il nuovo album è già un fenomeno

Annunciato alle 00:12 del 12 agosto – il numero 12, feticcio scaramantico dell’artista – il disco arriva come un atto di confidenza e insieme di sfida. È breve per gli standard recenti della cantautrice, appena 12 tracce per 42 minuti, ma non c’è nulla di casuale: il formato compatto sottolinea la scelta di raccontare una storia lineare, dall’ingresso in scena con The Fate of Ophelia al congedo teatrale con il brano che dà il titolo all’album, in duetto con Sabrina Carpenter.

Il ritorno dei re Mida del pop
A firmare e produrre tutti i brani insieme a Swift ci sono due vecchi alleati, Max Martin e Shellback, gli artigiani di successi planetari come Shake It Off e Bad Blood. La loro impronta è chiara fin dall’attacco di The Fate of Ophelia: un pop elegante e contagioso, con echi shakespeariani, che intreccia la penna da “professoressa d’inglese” di Taylor con la capacità dei produttori di scolpire ritornelli che si imprimono nella memoria.

La critica internazionale sottolinea la scenografia sonora “senza sforzo” costruita dai due svedesi: una levità studiata che ricorda quanto sia difficile, per quasi tutti, scrivere canzoni facili.

La love story diventa racconto pop
Dietro il sipario della showgirl si intravede però un’altra storia, quella con Travis Kelce, diventata inevitabilmente un filo narrativo dell’album. In brani come Wood e Honey il linguaggio è diretto, quasi spiazzante per un’artista che per anni aveva coltivato l’allusione.
Nei versi di Wood – con quel riferimento alla “chiave che aprì le mie cosce” – la Swift gioca con l’immagine dell’eroe sportivo, ne fa un personaggio da ballata urbana, tra ironia e dichiarazione.

Un gioco di specchi tra realtà e personaggio, in cui la cantante offre ai fan un’altra porzione della sua vita privata, consapevole che ogni frammento diventa parte della mitologia Swift.

La showgirl dietro le quinte
Nel podcast New Heights di Kelce, Taylor ha raccontato che “questo è il disco che volevo fare da molto tempo”, quasi a voler sottrarre la propria musica alla retorica della confessione.
Parla di dietro le quinte dell’Eras Tour, dei ritmi e delle prove, dell’ossessione per le melodie “così contagiose da far arrabbiare”.

Il disco, ascoltato di fila, ha il respiro di un copione teatrale: si apre con citazioni letterarie, attraversa autoritratti di figlia, amante, amica, fino alla protagonista che scende i gradini della ribalta. Un lavoro di regia pop che mescola ironia e malinconia.

Dodici canzoni come dodici stanze
La scaletta diventa un piccolo viaggio, dagli archi leggeri di Elizabeth Taylor alla malinconia di Eldest Daughter, passando per l’irriverenza di Ruin the Friendship e l’autocritica di Actually Romantic.
Nessun brano supera i cinque minuti, segno di una disciplina narrativa insolita per una star abituata alle edizioni “deluxe” e ai colpi di scena digitali.

Gli “Easter eggs”, le tracce nascoste di riferimenti e allusioni che i fan adorano inseguire, non mancano: ma qui sono come piccole luci ai lati del palco, non distraggono dallo spettacolo centrale.

Un autoritratto pop
“The Life of a Showgirl” non è il disco più audace di Taylor Swift, ma forse è il più consapevole.
Unisce il senso della melodia immediata alla volontà di controllare il racconto di sé, di mostrarsi ironica e insieme vulnerabile, diva e ragazza di provincia che cita Shakespeare e balla ancora con un sorriso adolescenziale.

La popstar che ha fatto della scrittura diaristica un genere musicale ora sembra guardarsi allo specchio come a un personaggio, rivelando quanto dietro ogni spettacolo ci sia fatica, disciplina e un pizzico di autoironia.

Per i fan, abituati ai colpi di scena di mezzanotte, resta l’attesa: non ci sarà un’altra sorpresa, un secondo disco, come era accaduto per The Tortured Poets Department? Swift non lo ha escluso, ma per ora preferisce godersi l’applauso.

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