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Cresce la tensione a Taiwan: la Cina simula attacchi contro porti e infrastrutture

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Cresce la tensione a Taiwan: la Cina simula attacchi contro porti e infrastrutture

L’isola di Taiwan è tornata al centro dello scontro geopolitico tra Cina e Stati Uniti. Nelle ultime 24 ore, Pechino ha intensificato le manovre militari attorno a Taipei, simulando attacchi contro porti, impianti energetici e infrastrutture strategiche. Secondo le autorità taiwanesi, sono stati rilevati ben 76 velivoli militari e 15 navi da guerra cinesi in prossimità delle acque territoriali dell’isola. Un’escalation senza precedenti che ha fatto scattare l’allerta massima nella regione, alimentando i timori di un possibile conflitto armato.

Cresce la tensione a Taiwan: la Cina simula attacchi contro porti e infrastrutture

La reazione di Washington non si è fatta attendere. In un comunicato ufficiale, il Pentagono ha definito le esercitazioni cinesi "aggressive e irresponsabili", sottolineando come queste manovre mettano a rischio la sicurezza dell’intera area indo-pacifica. Per l’amministrazione americana, le attività militari di Pechino non sono semplici esercitazioni, ma un chiaro segnale politico per intimidire Taiwan e i suoi alleati. La Casa Bianca ha ribadito il proprio impegno per la difesa di Taipei, riaffermando che "qualsiasi tentativo di alterare lo status quo con la forza non sarà tollerato".

Le implicazioni economiche e le rotte commerciali


L’escalation militare nello Stretto di Taiwan non ha solo ripercussioni geopolitiche, ma anche economiche. L’area è uno dei crocevia fondamentali per il commercio globale: circa il 40% del traffico marittimo mondiale passa da queste acque. Le esercitazioni di Pechino hanno già provocato ritardi nei traffici commerciali e innalzato i premi assicurativi per le navi in transito. Le borse asiatiche, intanto, hanno reagito negativamente, con forti cali nei listini di Tokyo, Seoul e Hong Kong. Gli analisti temono che, se la tensione dovesse ulteriormente salire, gli effetti possano essere devastanti per l’economia globale.

Le ragioni di Pechino e l’obiettivo politico

Pechino giustifica le esercitazioni con la necessità di difendere l'integrità territoriale della Repubblica Popolare Cinese, considerando Taiwan una provincia ribelle destinata alla "riunificazione". Le simulazioni di attacco arrivano in un momento particolarmente sensibile: nei prossimi mesi si terranno le elezioni presidenziali a Taiwan e la leadership cinese teme che la vittoria del fronte indipendentista possa compromettere definitivamente la possibilità di un ricongiungimento pacifico. Il messaggio lanciato da Pechino è chiaro: la Cina è pronta a tutto pur di riaffermare la propria sovranità sull’isola.

La posizione di Taipei e il dilemma internazionale


Il governo taiwanese, dal canto suo, ha denunciato le manovre cinesi come una minaccia diretta alla democrazia e alla libertà dei propri cittadini. La presidente Tsai Ing-wen ha chiesto il sostegno della comunità internazionale, ribadendo che "Taiwan non cederà alla pressione militare e continuerà a difendere la propria sovranità". A livello globale, la crisi in corso mette in difficoltà anche i partner europei, divisi tra la volontà di difendere il diritto internazionale e il timore di compromettere i rapporti commerciali con la Cina.

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