Superbonus: il governo lo cancella e ignora le proteste, ''è irragionevole e pericoloso''

- di: Redazione
 
Il decreto con il quale il Governo, intervenendo con la mannaia, ha deciso, per dirla come il ministro Giorgetti, di ''bloccare gli effetti di una politica scellerata, che ha prodotto beneficio per alcuni, ma ponendo a carico di ciascun italiano un debito di duemila euro a testa'', ha creato non poche polemiche, unite al grido di dolore delle rappresentanze delle categorie che sono state maggiormente coinvolte nella complessa partita del superbonus, che l'esecutivo ha letteralmente depotenziato. E a poco sono servite le rassicurazioni dello stesso Giorgetti che ha detto che il governo ''farà tutto il possibile per le imprese edili in difficoltà''. Ai pochi, nelle ore immediatamente successive alla ufficializzazione del netto cambio di rotta sul superbonus, che speravano in un ripensamento del governo, magari con un allentamento delle misure, ha fatto da controcanto il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che nell'esecutivo ha un peso enorme, così come in Fratelli d'Italia.

Superbonus: il governo lo cancella e ignora le proteste, ''è irragionevole e pericoloso''

Lollobrigida, quasi a volere silenziare gli alti lai che si sono levati, ha minimizzato la vicenda dicendo di non vedere ''un grande caso. Abbiamo avuto provvedimenti bonus che abbiamo denunciato, come il reddito. Il Superbonus, così com’è strutturato, è cambiato in corso d’opera. Ricordo le parole dure di Draghi che imputò a questo sistema un ero e proprio disastro''.
E quindi, ha detto ancora Lollobrigida, ''noi ci troviamo di fronte ad una situazione che dobbiamo riparare. Già giovedì è emersa la volontà di affrontare il tema tenendo conto che quello che è accaduto è semplicemente, economicamente e finanziariamente, irragionevole e pericoloso''.

Un punto di vista che, conti alla mano, è difficile da contestare perché la misura del superbonus è stata varata senza che, intorno ad essa, venisse stesa una rete normativa che ne impedisse un uso distorto, e quindi fraudolento. Ciascuno fa il suo mestiere e quindi è normale che le rappresentanze delle aziende edili chiedanoche qualcosa cambi, ma c'è un'evidenza che non può essere ignorata. Allo stesso modo del reddito di cittadinanza, il superbonus si è dimostrata una misura adottata sulle ali di un esasperato tentativo di raccogliere consensi e voti, ponendosi come difensori delle categorie più povere e di quelle che non potrebbero efficientare le proprie abitazioni se non con l'aiuto dello Stato, ovvero di una buona fetta degli elettori.

Un aiuto sostanziale e concreto che il superbonus prevedeva, ma senza che, a sua protezione, fossero elevate barriere altissime e controllatissime per evitare che i barracuda delle costruzioni vi si gettassero addosso, ingozzandosi di miliardi, senza peraltro contribuire al miglioramento del patrimonio edilizio nazionale.
Giovanna Ferrara, presidente di Unimpresa, sostiene che ''con questo provvedimento si mette la parola fine alla cessione dei crediti fiscali e molti cantieri, già fermi da tempo, potrebbero essere chiusi definitivamente''. Certo, ai lavoratori del settore delle costruzioni va tutta la solidarietà possibile, ma verrebbe da chiedersi come mai i costruttori, che certo non sono sprovveduti e capiscono bene di cosa stiamo parlando, vedendo che molti loro colleghi avevano superato il confine tra lecito e illecito, non hanno denunciato. Oppure dobbiamo sempre ricadere nella fattispecie che cane non mangia cane (Canis canem non est, dicevano i latini che di queste cose ne capivano)? Che le illegalità fossero possibili lo si era capito subito, ma guai a dirlo a Giuseppe Conte e al suo manipolo di economisti, sempre convinti che una legge o un provvedimento, nel momento in cui essi vengono emanati, abbiano gli anticorpi per difendersi dai lestofanti.

Ora, se è vero che ci sono circa 15 miliardi di euro in crediti fiscali bloccati, che paralizzano 90 mila cantieri, è altrettanto vero che le relative pratiche sono andate avanti sino a quanto la bolla non è esplosa, davanti all'evidenza che i benefici erano surclassati dai guadagni truffaldini. Una situazione che doveva essere fermata prima e che oggi non si può brandire come la bandiera dei diritti, sostenendo che, seppure davanti all'evidente vulnus alle leggi derivato da chi ha lucrato in modo illecito, ci sono troppi posti di lavoro in gioco e quindi a rischio. Ma nessuno si è posto l'interrogativo del proliferare sospetto di imprese edili alla notizia del superbonus? Nessuno ha sospettato dalla canea di faccendieri che andavano in giro proponendo e proponendosi, facendo balenare non solo la possibilità di ''rifarsi casa'', ma anche di guadagnarci sopra?
In tutto questa storia gli operai e gli imprenditori onesti sono le vere vittime, e forse per loro il governo troverà una soluzione. Ma è inutile sperare che le lacrime cancellino l'inchiostro usato per azzerare una legge pensata e varata male. Forse, se proprio c'è qualcuno con cui protestare, bisognerebbe andare a cercarlo dalle parti di quello (lo stesso) che sostiene che il reddito di cittadinanza non si deve toccare o modificare, nonostante abbia ampiamento fallito i suoi obiettivi, sebbene aiuti i veri poveri.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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