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I Philadelphia Eagles rifiutano la Casa Bianca: Trump tace e non invia l’invito

- di: Jole Rosati
 
I Philadelphia Eagles rifiutano la Casa Bianca: Trump tace e non invia l’invito

Dopo la trionfale vittoria al Super Bowl LVIII, i Philadelphia Eagles si trovano al centro di un dibattito che va oltre il campo di gioco. Fonti vicine alla squadra hanno rivelato che i campioni del football americano hanno deciso, a larga maggioranza, di non partecipare al tradizionale ricevimento alla Casa Bianca, un’usanza che risale agli anni ‘80. La notizia, riportata inizialmente dal tabloid statunitense The Sun, ha scatenato reazioni contrastanti, soprattutto tra i sostenitori dell’ex presidente Donald Trump. 
Secondo un post pubblicato su X dall’account Eagles Nation, i giocatori avrebbero espresso un “massiccio no” all’idea di incontrare Trump. Tuttavia, non c’è ancora stata una dichiarazione ufficiale da parte della squadra, né un invito formale dalla Casa Bianca. “La decisione è stata presa nello spogliatoio subito dopo la vittoria”, ha affermato una fonte anonima citata da The Sun.

Le reazioni politiche e sociali
Il movimento MAGA (Make America Great Again) ha interpretato il possibile rifiuto come un affronto personale a Trump. Megyn Kelly, conduttrice televisiva e sostenitrice dell’ex presidente, ha espresso la sua delusione su X: “Vorrei averlo saputo prima del Super Bowl, non avrei sprecato tempo a tifare per loro”. In un altro post, ha aggiunto: “Eagles, andatevene affan…”.
D’altra parte, molti tifosi hanno applaudito la decisione della squadra, definendola una presa di posizione coraggiosa contro un leader politico divisivo. “Hanno detto no al dittatore”, ha twittato un utente, mentre altri hanno criticato gli Eagles per aver “messo la politica sopra lo sport”.

Un precedente che pesa
Non è la prima volta che i Philadelphia Eagles entrano in rotta di collisione con Trump. Nel 2018, dopo la vittoria del Super Bowl LII, la squadra aveva già rifiutato un invito alla Casa Bianca. All’epoca, il motivo era legato alla polemica scatenata da Trump contro Colin Kaepernick, il quarterback dei San Francisco 49ers che si era inginocchiato durante l’inno nazionale per protestare contro le brutalità della polizia verso gli afroamericani.
Anche quest’anno, il contesto politico sembra aver influenzato la decisione della squadra. Trump, che si era apertamente schierato a favore dei Kansas City Chiefs, considerati i favoriti, aveva annunciato la sua presenza al Super Bowl, diventando il primo presidente in carica a partecipare di persona all’evento. Tuttavia, la partita ha preso una piega inaspettata: gli Eagles hanno dominato fin dall’inizio, portandosi in vantaggio 24-0 già all’intervallo. Trump ha lasciato lo stadio prima della fine, visibilmente contrariato.

Il silenzio di Trump

Dopo la vittoria degli Eagles per 40-22, guidati dal quarterback afroamericano Jalen Hurts, Trump non ha rilasciato alcun commento per congratularsi con la squadra. Fonti dei media statunitensi hanno riferito che, già nella serata del trionfo, i giocatori avrebbero confermato la decisione di non recarsi alla Casa Bianca. Tuttavia, per ufficializzare il rifiuto, è necessario che l’invito venga effettivamente inviato. Al momento, Trump non ha fatto alcun passo in questa direzione.

Cosa succederà ora?
Il rifiuto degli Eagles potrebbe aprire un nuovo capitolo nel rapporto tra sport e politica negli Stati Uniti. Mentre alcuni vedono questa decisione come un segnale di protesta, altri la interpretano come una frattura sempre più profonda tra il mondo dello sport e una parte della politica americana.
Intanto, i tifosi continuano a discutere sui social, divisi tra chi sostiene la scelta della squadra e chi la critica. Una cosa è certa: il dibattito non si spegnerà presto, soprattutto in vista delle prossime elezioni presidenziali.


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