Spazio: il successo della missione lunare dell'India è una lezione per tutti

- di: Diego Minuti
 
Forse, guardando gli stereotipi che accompagnano l'India - dalla sterminata popolazione alle laceranti differenze sociali, figlie di una struttura che si rifà a molti secoli fa - qualcuno si sta chiedendo se era veramente il caso di impegnare ingentissime risorse economiche per coronare il sogno di New Delhi di entrare a fare parte del  super-esclusivo club dello Spazio.  Ma l'India non è soltanto ''entrata'', ma lo ha fatto dalla porta principale e, mentre la sua navicella Chandrayaan-3 atterrava sul polo sud della Luna, la Russia assisteva al devastante fallimento (soprattutto in termini di immagine, oggi abbastanza ammaccata) della sua missione, che aveva gli stessi obiettivi, ma che non ha avuto il risultato, per certi versi clamoroso, di quella indiana. Ora, quindi, con Stati Uniti, Russia e Cina, l'India si è seduta al tavolo dei ''grandi'', un obiettivo che ha giustamente reso orgogliosi centinaia di milioni di suoi abitanti che, almeno per un giorno, hanno accantonato problemi e divisioni per plaudire all'ingegno dei propri scienziati. 

L'India sbarca sulla Luna

E, forse, le parole con cui il primo ministro Narendra Modi ha celebrato il buon esito della missione (''Questo successo appartiene a tutta l'umanità e aiuterà altri Paesi nel futuro. Sono fiducioso che tutti i Paesi, compreso il sud del mondo, possano compiere simili missioni. Possiamo tutti aspirare alla Luna e oltre") suonano poco credibili, se le si interpreta dal punto di vista della politica internazionale, un panorama in cui l'India sgomita per vedersi accreditare un ruolo di ''potenza'' che non sia solo regionale.  Lo fa dialogando con chi, in un difficile gioco di equilibri, cerca di non sposare le tesi di Stati Uniti, Cina e Russia, nella consapevolezza che solo una marcata equidistanza - più o meno vera - può garantire gli spazi geopolitici ai quali New Delhi  e altri aspirano. Come dimostra, da un lato, la mancata condanna della Russia per l'invasone dell'Ucraina, e dall'altro l'intesa con Stati Uniti e Agenzia spaziale europea per sviluppare futuri progetti. Come Artemis, che vede coinvolta anche la nostra Esa. Il fatto che, rispetto alle altre delle potenze spaziali, Chandrayaan-3 sia una missione che si pone obiettivi ben precisi, ma di ampiezza minore rispetto a quelle di Usa, Russia e Cina, poco sposta nella considerazione generale che l'India si è conquistata e che dimostra come, per queste imprese, le conoscenze e le tecnologie accumulate negli anni corrono il rischio di diventare obsolete in tempi molto brevi, vanificando sforzi e anche denaro, se non vengono alimentate con stanziamenti, ma anche coltivando le capacità di scienziati che, quotidianamente, mostrano in loro valore anche in altri campi della tecnologia. 

Quello per il quale, qualche decina di anni fa, fu coniato il neologismo ''allunaggio'', è stato un atterraggio perfetto, a conferma della capacità indiana di pensare, progettare e sviluppare un' impresa che, sino a poco tempo fa, avrebbe avuto il sapore di un semplice atto di arroganza. Una impresa che, invece, e questo la dice lunga sulla sua effettiva portata, ha stupito il mondo che, erroneamente, non accreditava la tecnologia dell'India all'altezza per fare quello che per altri è stato un fallimento. Come appunto dimostrato dal mezzo disastro della missione russa che, per coincidenza (sarà...), doveva andare a buon fine mentre l'industria bellica di Mosca celebrava il suo personalissimo trionfo (vedi alla voce: Prigozhyn). 
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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