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La tomba del faraone dimenticato riapre il dibattito sulla storia egizia

- di: Marta Giannoni
 
La tomba del faraone dimenticato riapre il dibattito sulla storia egizia
Scoperta ad Abido la sepoltura regale di un sovrano sconosciuto: un ritrovamento che scompiglia le cronologie e rilancia il mistero sulla dinastia perduta.
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Un ritrovamento che scuote la polvere del tempo
Deserto di Abido, Alto Egitto. Un gruppo di archeologi del Penn Museum (Università della Pennsylvania) e del Supreme Council of Antiquities egiziano scava nel silenzio, tra detriti e vento. A sette metri di profondità, emergono le volte monumentali di una tomba faraonica rimasta sepolta per quasi 3.600 anni. Nessun nome leggibile, nessun sarcofago. Ma il messaggio è chiaro: qui riposava un re.
“Non avevamo idea dell’esistenza di questa tomba. È un’aggiunta rivoluzionaria alla conoscenza della cosiddetta dinastia di Abido”, ha dichiarato Josef Wegner, direttore dello scavo e curatore al Penn Museum.
La tomba è collocata nel sito conosciuto come Anubis Mountain, poco lontano dalla necropoli reale di Abido, uno dei luoghi più sacri dell’antico Egitto, ritenuto il luogo di sepoltura del dio Osiride.
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Una sepoltura regale senza nome
Quello che gli archeologi hanno trovato è sorprendente: un’imponente architettura in mattoni crudi, camere funerarie a volta, resti di dipinti con le figure delle dee Iside e Nefti, protettrici dei defunti. Ma soprattutto, nessun nome. Nessun cartiglio. Solo silenzio.
La tomba è priva del corredo funebre e del corpo del sovrano, probabilmente saccheggiati nei secoli passati. Tuttavia, la struttura stessa parla di potere, di risorse, di un’autorità che non era certo marginale.
“Questa tomba suggerisce l’esistenza di un potere regale indipendente ad Abido, durante uno dei periodi più oscuri della storia egizia: quello che seguì il collasso del Medio Regno”, ha spiegato Kathryn Howley, egittologa della Columbia University, in un’intervista al Cairo Times.
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La dinastia fantasma
Secondo Wegner e altri studiosi, questa tomba potrebbe appartenere a uno dei sovrani della cosiddetta dinastia di Abido, una linea di faraoni che avrebbe regnato localmente durante la seconda parte del periodo intermedio (circa 1650 a.C.), in contemporanea alla XIII dinastia ufficiale e ai sovrani Hyksos del nord.
Finora, la prova materiale dell’esistenza di questi re era debole: solo qualche frammento di nome, tra cui Senebkay, ritrovato dallo stesso Wegner nel 2014, sempre ad Abido. Ma questa nuova scoperta rafforza l’idea che ci sia stata davvero una corte rivale nel sud, capace di costruire grandi tombe, gestire risorse e lasciare un segno indelebile nella sabbia.
È un pezzo mancante che torna al suo posto. La storia dell’Egitto antico non è lineare, ma fatta di interruzioni, corti parallele, momenti di crisi e risalita. Questa tomba lo dimostra”, ha detto Zahi Hawass, ex ministro delle Antichità, in una conferenza a Luxor.
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Architettura che parla
Il vero protagonista del ritrovamento è proprio lo spazio. L’impianto architettonico della tomba è straordinario: non si tratta di una semplice sepoltura scavata nella roccia, ma di un monumento costruito con materiali fragili ma modellati con maestria, come i mattoni crudi. Le camere sono grandi, con archi a volta e corridoi che suggeriscono un progetto ampio e centralizzato. I pochi frammenti iconografici ancora leggibili raffigurano scene funerarie, divinità e simboli regali.
La mancanza di oggetti e iscrizioni – a prima vista un limite – si trasforma in stimolo alla ricerca: ogni frammento, ogni traccia può diventare la chiave per ricostruire la genealogia di un faraone caduto nell’oblio.
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Le implicazioni storiche
Questa tomba rimette in discussione molte certezze. Innanzitutto, la cronologia delle dinastie “ufficiali”. Se ad Abido c’era un re con risorse sufficienti a costruire una tomba di tale portata, allora il potere non era così centralizzato come si pensava. Il periodo intermedio non fu solo un’epoca di disgregazione, ma anche di pluralità, di sovranità multiple.
Il concetto stesso di ‘dinastia’ va ripensato. I re locali non erano semplici usurpatori: erano parte di una realtà più complessa, forse più flessibile di quanto immaginiamo”, ha scritto Nadine Moeller, docente a Chicago, in una nota pubblicata su Ancient Egypt Journal.
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Verso una nuova narrazione dell’antico Egitto
Nel mondo dell’egittologia, ogni ritrovamento ha il potere di spostare intere impalcature teoriche. La scoperta della tomba del “faraone dimenticato” non è solo un evento archeologico: è un invito a scrivere – o meglio, a riscrivere – la narrazione storica. A considerare i margini come luoghi di potere, le periferie come fonti di innovazione politica.
Oggi, mentre i lavori proseguono sotto la guida di Wegner, la speranza è di trovare iscrizioni nei vasi canopi o in camere annesse. Magari il nome. Magari un simbolo chiaro. Ma anche se non accadrà, la tomba ha già parlato.
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Abido come nuova capitale archeologica?
Questa scoperta, unita al ritrovamento nel 2023 di una struttura amministrativa risalente alla XII dinastia sempre ad Abido, conferma il ruolo crescente del sito come epicentro della ricerca egizia contemporanea. Lontano dalle luci di Luxor e dalla narrativa “turistica” delle piramidi, Abido emerge come crocevia alternativo, custode dei faraoni dimenticati.
Il sito potrebbe attirare finanziamenti internazionali e diventare oggetto di nuove campagne sistematiche. L’obiettivo: ricostruire non solo la storia di un re, ma quella di un’intera civiltà nascosta tra le pieghe del deserto.

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