Una ricerca svela: "Chi è schiavo delle slot machine vuole che siano vietate"

- di: Redazione
 
È una radiografia completa e complessa, a volta impietosa, di un fenomeno, quello dei giochi, che, dopo due anni di crisi, sta cercando di ripartire, nella consapevolezza della necessità di capire come sia cambiata la percezione di essi. Si tratta della ricerca, frutto del lavoro dell'Osservatorio sul gioco pubblico, istituito da Swg e IGT Lottery, presentata nell'ambito dell'evento ''Giocare da grandi'', promosso da Formiche.

Chi è schiavo delle slot machine vuole che siano vietate

Uno delle sezioni della ricerca maggiormente meritevole di attenzione è quello sull'ipotesi di un divieto assoluto dei giochi che prevedono una possibile vincita di denaro. Per gli stakeholder delle amministrazioni locali, delle agenzie dello Stato, del Terzo settore e associazioni di categoria, una forma di divieto assoluto dei giochi con vincita in denaro può favorire la crescita del gaming illegale e quindi anche un significativo danno per lo Stato.
In ogni caso, meno del 40% degli intervistati si è detto a favore del divieto assoluto. Ma con due significative eccezioni: chi non ha mai giocato, in assoluto, con la possibilità di vincite in denaro e i giocatori cosiddetti assidui di slot machine, di bingo e di poker. Cioè a chiedere di chiudere alla possibilità di giocare per vincere del denaro sono proprio quelli che lo fanno in modo compulsivo e che vedono nel divieto totale ''una possibile via d’uscita".

Tornando alla ricerca, emerge che chi partecipa a giochi con vincita in denaro lo fa essenzialmente per divertirsi, con una larga maggioranza del campione (19%) che spende meno di 20 euro al mese. In questo segmento prevalgono, territorialmente, giocatori che risiedono nel Nord-Ovest (42%), le donne (42%) e coloro che sono guidati dalla prudenza. Del 14,3% di giocatori che spendono più di 20 euro al mese fanno parte in maggioranza gli uomini meridionali (18%) tra i 35-44 anni (19%).
Ma perché si gioca? Le risposte sono abbastanza scontate: ''La casa, la possibilità di dare ai figli buone opportunità e il desiderio di viaggiare''.

In occasione della presentazione della ricerca, ci sono stati molti qualificati interventi. Come quello di Stefano Saracchi, direttore Giochi dell’Agenzia Dogane e Monopoli, che, dopo avere detto che ''il gioco è un comparto tra i più importanti del nostro Paese ed è una delle eccellenze italiane, come testimonia l’esempio di Igt'', ha sottolineato che ''le regole possono aiutare lo sviluppo sostenibile del settore, arrivando a un gioco giusto ed equilibrato". Questo studio, ha aggiunto, ''ci può indirizzare verso la direzione giusta: nessuno vuole un gioco capillare sul territorio, ci deve essere una struttura del gioco regolata. Ci devono essere certezze sul territorio, punti in cui sappiamo che si trova il gioco legale. Dobbiamo cercare di identificare tutti quegli strumenti che servono a creare un gioco sostenibile e a capire come evitare le deviazioni verso la patologia".

Da parte sua,  Alberto Giorgetti di IGT Italia ha detto, premettendo che le imprese devono fare la loro parte, che ''la tutela del soggetto debole è interesse di tutti. Un buon concessionario che crede nel proprio ruolo nel mercato regolato rispetta le disposizioni normative ed ha il dovere di fornire elementi per sviluppare scenari di regolamentazione innovativi. Il giocatore continua ad essere disponibile a un’offerta che continua a cambiare. Noi abbiamo avuto grande soddisfazione per il sostegno delle istituzioni''.

Benedetta Fiorini, deputata della Lega, ha ricordato che il settore del gioco legale è una filiera industriale, con migliaia di posti di lavoro e figure professionali di altissimo livello e che diverse Regioni hanno introdotto leggi che hanno "un effetto espulsivo del gioco sul territorio''. Per poi affermare che ''la politica deve intervenire per capire come tutelare i posti di lavoro", anche con l’aiuto "della tecnologia e dell’innovazione. Bisogna trovare una linea comune per dare dignità e stabilità a questo settore. Ci vuole un riordino che tuteli gli investimenti della filiera e la legalità''.

Per il sen.Andrea De Bertoldi, di Fratelli d'Italia, difficilmente questa legislatura vedrà il riordino del gioco, quindi dovrà essere la prossima a occuparsi della riforma del sistema. Che, ha spiegato, ''dovrà tenere conto del fatto che ci sono Comuni o Regioni, una diversa dall’altra, e partire da una base di omogeneità normativa. Poi mi chiedo che tipo di riforma si vorrà fare, se una che vuole poche sale altamente specializzate per lo più lontano dai centri dove il ludopatico si rifugia o una che punta all’intrattenimento che rappresenta una fonte di divertimento? Questo è il primo bivio da affrontare perché ludopatia e legalità devono essere i due pilastri che reggono la riforma''.
Il Magazine
Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
Iscriviti alla Newsletter
 
Tutti gli Articoli
Cerca gli articoli nel sito:
 
 
Vedi tutti gli articoli