Il messaggio natalizio da Perugia diventa un manifesto politico umano.
Non è stato un Natale come gli altri, e Vittoria Ferdinandi (foto), sindaca di Perugia, lo ha detto senza filtri. Con un post pubblicato sui social, la prima cittadina ha scelto di rivolgersi direttamente ai perugini raccontando una pausa forzata, una malattia, e soprattutto un’esperienza che ha incrinato il mito dell’infallibilità.
“Questo è un Natale diverso per me perché mi sono ammalata e ho dovuto fermarmi”, scrive la sindaca, mettendo subito a fuoco il cuore del suo intervento: la fragilità. Un concetto che Ferdinandi conosce anche per formazione, ma che – come lei stessa suggerisce – nella vita vissuta ha un peso completamente diverso.
Nel suo messaggio Ferdinandi descrive una società che corre, che pretende prestazioni continue, che non tollera rallentamenti. “Siamo spinti ad avere vite sempre funzionanti, a dimostrare di essere infallibili”, osserva, raccontando quanto sia difficile concedersi il diritto di fermarsi senza sentirsi in colpa.
Il racconto si fa più intenso quando la sindaca parla della solitudine del ruolo, delle responsabilità quotidiane e della pressione emotiva. “Ho sentito sulla mia pelle la paura di sbagliare, di non essere all’altezza e persino l’odio riversato su di me”, confessa, sottolineando come certe tensioni, anche quando sembrano scivolare via, finiscano per depositarsi nel corpo e nella mente.
Non è solo uno sfogo personale. È un discorso politico nel senso più alto del termine. La sindaca ribalta infatti l’idea che la fragilità sia sinonimo di debolezza e propone un’altra chiave di lettura: la tenerezza come atto di cura. “Non come debolezza, ma come cura gentile delle nostre fragilità”, scrive, evocando un linguaggio raro nel dibattito pubblico.
Colpisce l’onestà con cui Ferdinandi riconosce una contraddizione che riguarda molti amministratori: occuparsi dei più fragili senza saper riconoscere le proprie fragilità. “Forse è così per tutti noi”, riflette, “la tenerezza verso gli altri si impara quando, con coraggio, la rivolgiamo prima di tutto a noi stessi”.
Il messaggio ha avuto un forte impatto emotivo. Sotto il post si sono moltiplicati i commenti di sostegno, alcuni dei quali riportati dalle cronache locali: c’è chi scrive che, “tra tanto urlare e aggredire, è bello sentire parole semplici e umane”, e chi sottolinea come proprio il riconoscimento della fragilità rappresenti una forma di forza.
In un tempo politico spesso dominato da slogan e rigidità, il racconto della sindaca di Perugia rompe lo schema. Non propone soluzioni immediate né proclami, ma introduce un tema che raramente trova spazio nelle agende istituzionali: il diritto di fermarsi. Ed è forse anche per questo che le sue parole sono arrivate così dritte.