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Scuola, Valditara accelera sul 4+2: meno anni in classe, più formazione tecnica

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Scuola, Valditara accelera sul 4+2: meno anni in classe, più formazione tecnica

Quello che fino a ieri era un progetto sperimentale diventa norma. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara spinge sul modello 4+2: quattro anni di istituto tecnico o professionale al posto dei tradizionali cinque, seguiti da due anni negli ITS Academy, le scuole di alta specializzazione tecnica.

Scuola, Valditara accelera sul 4+2: meno anni in classe, più formazione tecnica

Una riforma che punta a modificare l’impianto dell’istruzione secondaria e a rafforzare il legame con il mercato del lavoro. Ogni istituto sarà obbligato ad attivare almeno un corso in questa formula, in collaborazione con imprese e territori.

Investimenti e risorse in campo
Per sostenere il passaggio il ministero mette sul tavolo oltre 100 milioni di euro, destinati a laboratori, spazi didattici innovativi, campus e reti formative. Le Regioni avranno un ruolo centrale nell’attuazione. L’obiettivo è costruire filiere territoriali capaci di integrare scuola, ITS e aziende. Si punta così a rafforzare l’offerta tecnica, intercettare nuove risorse e avvicinare il mondo dell’istruzione alle imprese.

Un nuovo rapporto con il lavoro
La filosofia è chiara: ridurre il tempo trascorso sui banchi e anticipare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Gli studenti potranno fermarsi al diploma quadriennale o proseguire nel biennio ITS, con sbocco diretto nelle imprese. Il modello vuole rispondere al mismatch che da anni pesa sul sistema produttivo italiano, dove le aziende faticano a trovare tecnici qualificati. Il 4+2 si propone come acceleratore, un ponte rapido tra scuola e industria.

I nodi aperti
Le incognite non mancano. Il taglio di un anno obbliga a comprimere i programmi: resta da capire se la qualità formativa resterà agli stessi livelli. L’alternanza scuola-lavoro dovrà essere potenziata per evitare percorsi solo teorici. Cruciale anche la preparazione dei docenti e la capacità delle scuole di gestire la transizione senza ricadute sulla didattica di base. Per Valditara la sfida è duplice: modernizzare il sistema senza abbassare gli standard.

L’impatto su famiglie e studenti
Per studenti e famiglie il nuovo modello apre a scelte più flessibili. Si potrà uscire prima con un diploma, proseguire in un biennio professionalizzante o tentare l’università. Una filiera modulare, che punta a ridurre dispersione scolastica e abbandono. Ma anche un percorso che rischia di accentuare le differenze tra chi sceglie la strada più rapida e chi decide di continuare, con possibili squilibri sul mercato del lavoro.

La prospettiva politica
Il 4+2 è uno dei cavalli di battaglia di Valditara. Il ministro lo presenta come riforma ordinamentale e tassello della strategia di governo per rafforzare la formazione tecnica. Non mancano le critiche: sindacati e opposizioni segnalano il rischio di una “scuola di serie B” che spinge i ragazzi fuori dal circuito universitario. Per l’esecutivo, invece, si tratta di un passo necessario per allineare l’Italia agli standard europei e agganciare la domanda crescente di competenze tecniche.

Le prossime tappe
La riforma entrerà a regime già nei prossimi anni scolastici. Il ministero lavorerà con istituti, Regioni e imprese per definire i progetti. L’approvazione sarà vincolata alla qualità dei corsi e alla capacità di legarsi al tessuto produttivo locale. Una partita che si gioca sul territorio, tra finanziamenti e governance.

Un test per il sistema Paese
Il 4+2 diventa così un test non solo per la scuola ma per l’intero sistema Paese. Se funzionerà, potrà ridurre la distanza tra formazione e impresa e alleggerire il mismatch occupazionale. Se fallirà, rischierà di lasciare studenti meno preparati e famiglie disorientate. Valditara ha scelto di accelerare: il futuro della scuola tecnica italiana passa da qui.

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