SardexPay, una dimensione parallela all’insegna dell’economia solidale

- di: Barbara Leone
 
La vita non dovrebbe essere stampata su una banconota, disse una volta il drammaturgo statunitense Clifford Odets. E però mai come oggi la sensazione diffusa è che a tirare le fila delle nostre esistenze sia solo e soltanto il danaro. E che lo faccia a 360 gradi. Perché le scelte economiche globali non influenzano unicamente  la sfera pratica e concreta della vita. Ma anche quella emozionale, che si traduce in una sorta di autoconvincimento, o meglio autosuggestione, che ci porta a pensare ed agire esclusivamente in funzione dei soldi. Col risultato che l’intera esistenza si riduce a lavorare, guadagnare e spendere soldi.

SardexPay, una dimensione parallela all’insegna dell’economia solidale

Che puntualmente finiscono e si ricomincia da capo: produci, consumi e rimani senza. Un po’ come fa il criceto nella sua bella ruota piena di gingilli e giochini colorati: corre, corre e gli sembra di andare così lontano. E invece sta sempre lì, fermo immobile allo stesso punto, ubriaco di una mera illusione di libertà. Che, appunto, è solo un’illusione. Se ci pensiamo bene, non siamo poi così diversi da lui. Del resto, vivere diversamente sembra assolutamente impossibile. E per certi versi lo è. Ma non completamente. Non se si riconsidera ex novo il concetto stesso di danaro, provando magari a mettere in atto delle strategie nuove che garantiscano non solo la nostra sopravvivenza. Ma anche la felicità. Ed è proprio questo che hanno tentato di fare gli ideatori del sardex, una moneta complementare lanciata nel 2010 da cinque giovani imprenditori sardi, che ispirandosi in parte al Wir svizzero hanno creato un circuito di credito commerciale (SardexPay) in cui sono le stesse aziende a farsi credito a vicenda.

Un modello che funziona perché nasce dal basso. Al contrario, per esempio, del Napo fatto stampare nel 2012 dall’allora sindaco di Napoli De Magistris. In quel caso l’esperimento, imposto dall’alto, venne bocciato e liquidato in un nanosecondo dai napoletani stessi che plebiscitariamente avevano votato per De Magistris. Il sardex è tutta un’altra storia, perché alla base vi è una visione che affonda le sue radici in valori semplici ma fondamentali. Sostanzialmente, infatti, c’è l’idea di una nuova economia incentrata sulla forza della comunità. Tecnicamente stiamo parlando di un circuito di credito e debito che mette in circolo l’economia, vincolando la ricchezza nel territorio e sganciandola da meccanismi di speculazione finanziaria. Una dimensione parallela, dove tutti possono trovare benefici e che soprattutto aiuta a far crescere l’economia locale prima, e nazionale poi. Una realtà da non confondersi col più famoso Bitcoin, col quale non ha nulla in comune. Perché col sardex tutto è tracciato e, soprattutto, non ha senso accumularlo dal momento che si tratta di uno strumento nato per mettere in circolo l’economia. Inoltre non può essere usato per alcun tipo di speculazione, visto che non ha interessi ed è agganciato all’euro. Un sardex, infatti, vale un euro. Ma chi è, allora, che ci guadagna? Innanzitutto il territorio in cui esso si sviluppa.

E poi gli imprenditori che ne condividono il modello. Il sardex, infatti, sostiene le Pmi senza intaccare la liquidità in euro. Inoltre permette alle imprese di ottenere linee di credito a tasso zero e di coinvolgere i dipendenti con programmi di welfare aziendale e i consumatori con operazioni di cashback. Questo perché nel tempo la community nazionale di SardexPay si è evoluta notevolmente sino a diventare la più rilevante realtà italiana del settore delle monete complementari e ora la seconda in Europa. I numeri parlano chiaro: 15 le regioni coinvolte con una crescita di iscritti dell’86%. Ed ancora oltre 10mila imprese in rete, 26 macrosettori con cui fare scambi ed un volume di 220 milioni di crediti scambiati e 5 milioni di transazioni eseguite. Non a caso il “fenomeno” ha attirato l’interesse di media e studiosi, dal Financial Times alla London School of Economics. E non a caso lo scorso aprile Federcontribuenti ha siglato un patto innovativo con loro.

“Noi italiani - sottolinea Federcontribuenti - siamo tra i più pigri e conservatori al mondo quando si tratta di cambiare le proprie abitudini e abbracciare il progresso”. Una peculiarità che “però ci costa sempre moltissimo in termini di crescita e sopravvivenza. Dobbiamo imparare a prendere al volo certe opportunità e adeguarci ai tempi che corrono a dispetto di una classe politica non solo incapace di mettere a disposizione di aziende e consumatori l’innovazione, ma anche di tutelare le nostre Partite Iva che danno lavoro e pagano le tasse”. In un momento storico complesso e delicato come quello che stiamo vivendo questa dimensione parallela, assolutamente concreta e non virtuale, può rivelarsi quanto mai preziosa. Perché chi ha problemi di liquidità e si trova sbattuto fuori dalle banche tradizionali troverà qui sia una linea di credito a tasso zero sia la possibilità di aumentare i propri profitti grazie a una rete nazionale ormai senza confini. Ecco perché Federcontribuenti, che crede nella grande maestranza made in Italy, ha trovato in SardexPay il giusto canale di sviluppo e tutela del nostro saper fare impresa.

“Alle aziende grandi o piccole diciamo di abbandonare i vecchi nostalgici canali e aprirsi all’innovazione, su Sardex troverete anche i nostri servizi, inclusi caf e patronato”. Del resto, come ben sottolinea Franco Contu co-founder di SardexPay, “oggi più che mai il rilancio economico passa dalle piccole e medie imprese, che hanno bisogno di liquidità per investire e scommettere sul futuro. I modelli di economia collaborativa tra imprese come SardexPay sono uno strumento importante per rispondere a questo bisogno e sostenere le Pmi del nostro Paese, e la collaborazione con Federcontribuenti ne è un ottimo esempio”. Ma di fatto come funziona questa community? L’iscrizione, che avviene dietro pagamento di un piccolo abbonamento annuale, dà accesso ad un vero e proprio conto personale digitale per ricevere pagamenti, fare acquisti e promuoversi nel Circuito SardexPay. In pratica guadagni vendendo beni e servizi, e spendi senza utilizzare preziosa liquidità euro. La contabilità non cambia: fatture, scontrini e ricevute vengono emessi in euro. Nessuna commissione nelle transazioni e trasparenza più totale. A garantire il tutto, oltre a Federcontribuenti, una lunga lista di partner e collaborazioni che non lasciano spazio a dubbi. Da Banca Etica a Cdp Venture Capital Sgr, Fondazione di Sardegna, Assoretipmi, Compagnia delle opere e molte altre ancora. A ben pensarci, poi, l’idea di scambiarsi beni e servizi all'interno di una comunità territoriale, senza per forza monetizzare con una valuta internazionale, non è affatto balzana. Anzi, rappresenta un tema serissimo sul quale dovremmo tutti riflettere. Infondo è, per certi versi, un sano ritorno al passato. Quello bello, caratterizzato da un’economia solidale in cui esisteva ancora un noi. E non soltanto l’io asso pigliatutto.
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