Sanremo è la vetrina per eccellenza della musica italiana, il momento in cui la discografia mette in mostra il meglio del proprio repertorio e lancia nuovi fenomeni destinati a dominare classifiche e piattaforme di streaming. Ma è davvero un volano economico per il settore? La risposta è meno scontata di quanto si possa pensare.
Sanremo, il traino (a metà) dell’industria musicale: il report di FIMI
Secondo un report della Federazione Industria Musicale Italiana (FIMI), il Festival di Sanremo produce un impatto mediatico senza pari e spinge gli ascolti in streaming a livelli record, ma gli investimenti delle case discografiche restano di gran lunga superiori ai ricavi diretti. Il Festival, insomma, è una vetrina fondamentale, ma da sola non basta a rendere sostenibile il sistema discografico.
Numeri da record, ma il bilancio è in rosso
L’analisi di FIMI parla chiaro: negli ultimi cinque anni, le canzoni presentate al Festival hanno registrato una crescita esponenziale, con un +463% negli ascolti streaming. Oggi, i brani sanremesi rappresentano più del 2% del mercato musicale italiano, dimostrando l’efficacia della kermesse nel lanciare nuove hit e consolidare il repertorio degli artisti già affermati.
Ma se gli streaming volano, i bilanci delle case discografiche non sorridono allo stesso modo. Il fatturato direttamente riconducibile al Festival incide appena per l’1,5% sul totale dell’industria discografica nazionale, segno che l’evento, pur rappresentando un appuntamento irrinunciabile, non è una fonte di ricavo diretta così significativa come si potrebbe immaginare.
Le etichette investono cifre importanti tra produzione, promozione, pubblicità e strategie di marketing per far emergere i propri artisti nella rassegna musicale più seguita d’Italia. Tuttavia, il ritorno economico immediato è limitato e il successo sanremese non si traduce automaticamente in un successo commerciale duraturo. La vera partita si gioca nel medio-lungo periodo, con il consolidamento degli artisti, la costruzione della loro fanbase e l’ampliamento della loro influenza nel mercato musicale.
Un’industria in trasformazione: il peso dei giovani
Sanremo non è solo una vetrina per la musica, ma anche un termometro dei cambiamenti nel panorama discografico. Il report di FIMI evidenzia una chiara trasformazione generazionale all’interno dell’industria musicale italiana.
Nel 2024, l’84% della Top 100 degli album più venduti era composto da artisti italiani, segno di un mercato che sta riscoprendo e valorizzando sempre più la musica nazionale. Ma c’è un dato ancora più significativo: l’età media dei musicisti nella Top Ten si è abbassata del 13% negli ultimi dieci anni, segnalando l’affermarsi di una nuova generazione di artisti nati e cresciuti nell’era digitale.
Anche il pubblico di Sanremo si sta ringiovanendo: l’edizione del 2024 ha registrato uno share record dell’82% nella fascia 15-24 anni, il più alto mai rilevato per un evento di prima serata. Un segnale che dimostra come il Festival, pur rimanendo un’istituzione storica della televisione italiana, si stia sempre più trasformando in un evento di riferimento per le nuove generazioni, capace di influenzare le tendenze musicali e i consumi digitali.
Questo fenomeno si riflette anche nelle modalità di fruizione della musica. Se in passato il successo di un artista sanremese era legato soprattutto alle vendite di dischi fisici e alla rotazione radiofonica, oggi il destino dei brani in gara si gioca in gran parte sugli algoritmi delle piattaforme di streaming, che amplificano o riducono la loro visibilità a seconda delle dinamiche di ascolto nei giorni successivi alla competizione.
Il Festival resta centrale, ma servono nuove strategie
Sanremo continua a essere un punto di riferimento per artisti, etichette e addetti ai lavori, ma la sua centralità non è più sufficiente a garantire un ritorno economico immediato. Il modello di business dell’industria musicale sta cambiando rapidamente, e il Festival deve adattarsi a questa evoluzione.
Uno dei principali rischi è che, mentre la kermesse mantiene la sua funzione di trampolino di lancio, il mercato discografico si sposti sempre più verso un modello dominato dagli algoritmi dello streaming, riducendo l’impatto reale dell’evento sulla carriera degli artisti nel lungo periodo.
Per le case discografiche, la sfida è trasformare l’hype sanremese in una strategia di crescita sostenibile, che non si esaurisca nei giorni immediatamente successivi alla gara, ma che continui a produrre effetti positivi nel tempo. Questo significa riprogrammare il modo in cui gli artisti vengono promossi, costruendo percorsi di sviluppo che vadano oltre la singola hit sanremese e puntando su modelli di monetizzazione più efficaci nel lungo periodo.
Il Festival, insomma, resta un pilastro della cultura musicale italiana, ma per l’industria discografica la partita non si vince solo sul palco dell’Ariston: è fuori dalle telecamere, tra strategie digitali e nuovi modelli di consumo, che si gioca il vero futuro della musica in Italia.