Ma Salvini e Meloni sanno che il centrodestra unito vincerebbe a mani basse?

- di: Redazione
 
Leggendo le parole in libertà lanciate per l'aere un po' da tutti nelle ore immediatamente successive all'esito delle elezioni amministrative, ci siamo accorti che, in fondo, la politica imita sempre sé stessa, prendendo spunto da questa o quella situazione, a patto che sia funzionale al primo e fondamentale comandamento: la verità non è mai assoluta, è un gioco per menti sopraffine perché può essere impastata e modellata a seconda delle convenienze e della necessità del momento.
E quale gioco più degli scacchi può fare da esempio, essere considerato una palestra di comportamenti come nessun altro?
A sentire i commenti di Matteo Salvini alle amministrative all'esperto scacchista, ma a che a chi conosce appena la scacchiera e il nome dei pezzi, sarà subito venuta in mente la cosiddetta Difesa siciliana, vecchia ormai di secoli e che ha preso il nome da un sacerdote (ma forse anche falsario...) e giocatore appunto originario dell'Isola, don Pietro Carrera.

Salvini e Meloni dovrebbero capire le potenzialità di un centrodestra unito

E allora, si chiederà qualcuno, cosa mai ci azzecca Salvini con gli scacchi?
Per evitare di dire cose sbagliate riferiamo come la 'Difesa siciliana' viene descritta in un sito specializzato: ''È una difesa aggressiva. Il Nero non si accontenta del pareggio e non si accontenta di stare tutta la partita sulla difensiva. Vuole scagliare dei contrattacchi al Bianco e fargli capire che anche lui ha delle possibilità''. Se vogliamo restare nel campo del diletto, seppure con un taglio agonistico, basta fare un giochino: sostituire ''Nero'' con Salvini e ''Bianco'' con Meloni e tutto sarà più chiaro.

Già ma perché difesa e perché siciliana? Semplice, perché Salvini, che dalle amministrative non è uscito bene, si è aggrappato al risultato di Palermo, con la vittoria del prof. Roberto Lagalla, espressione della convergenza di voti anche della Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia.
Una vittoria di coalizione, ma che Salvini ha sottolineato con enfasi, come usa fare quando coglie, da un cesto di gramigna, un solitario fiorellino. Ma che Salvini sia in difficoltà è evidente perché anche a Palermo (come pure a Messina e Catanzaro) la sua lista nuova di zecca, Prima l'Italia, non è che abbia sfondato, mostrando i limiti di un progetto elettorale e non ancora politico, al di là della strada che Silvio Berlusconi ha spianato sull'ipotesi dell'aggregazione tra Lega e Forza Italia. Tanto che Fratelli d'Italia l'ha staccata in modo imbarazzante al computo delle preferenze e dei voti.
Partendo dal successo di Palermo, Salvini, piuttosto che interrogarsi anche con i suoi (c'è da stare certi che in cuor suo lo abbia fatto), ha detto la cosa più banale, che mai un leader politico dovrebbe affermare perché è come confermare che il sole sorge ad oriente: il centrodestra unito vince.

Beh, non ci voleva un matematico che, in anticamera, aspetta d'essere chiamato sul palcoscenico per ricevere il Nobel. Facendo due conti, e davanti alla frantumazione in culla del 'campo largo' del centrosinistra (con i Cinque Stelle, politicamente esangui) che il centrodestra abbia la maggioranza è abbastanza scontato. Sin troppo facile asserirlo.
Il difficile è evidentemente ancora, nonostante i risultati, che la Lega non può essere il partito 'alfa' della coalizione e di conseguenza lui non può sentirsene il capobranco. La lunga strategia di logoramento ed erosione portata avanti da Giorgia Meloni ha portato risultati ovunque, anche senza grandi colpi d'ala se non fare opposizione. Cosa che anche Salvini fa, ma da dentro il governo, in uno spettacolo di marionette o burattini in cui non si capisce chi tiri i fili o di chi siano le mani dentro i pupazzi.

Il centrodestra ha sicuramente messo a segno i colpi migliori alle amministrative, ma lo spettacolo del ''dopo'' non è che dia indicazioni certe sul futuro immediato. Anche perché a differenza di Forza Italia (che si muove in un settore di elettorato sostanzialmente liberale e quindi sensibile anche ad alcune battaglie sociali), Lega e Fratelli d'Italia si contendono consensi coincidenti, che loro sanno bene come coinvolgere quando indossano i panni del cattolicesimo duro e puro, tra rosari baciati e sventolati e peana al pontefice, e discorsi - in un ottimo spagnolo - davanti alla platea di un partito che è ancora più a destra della destra italiana.
Il centrodestra unito, oggi come oggi, è un auspicio o, che dir si voglia, la soluzione migliore se veramente vuole tornare a governare, a patto che i tre partiti trovino un terreno comune, che oggi sembra essere precluso dalle ambizioni personali, rispettabilissime, ma che poco hanno a che spartire con il futuro di una coalizione che vive a corrente alternata e che, se continua la lotta personale tra Salvini e Meloni, rischia vanificare una posizione oggi invidiabile.
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