Cronache dai Palazzi - Sciopero: Salvini vince in tre mosse, scacco a Landini (ma anche al premier)

- di: Redazione
 
Come direbbero sulle rive della Senna, ''chapeau'' per Matteo Salvini che, sullo sciopero indetto da Cgil e Uil (con la Cisl, in platea, a godersi lo spettacolo, per il quale non ha nemmeno pagato il biglietto) , ha giocato la sua partita a scacchi dando matto, in tre mosse, a Maurizio Landini e anche al presidente del Consiglio, quasi costretta ad assistere dalle retrovie al bisticcio tra il ministro e il sindacalista.
Oggi lo sciopero si farà comunque, ma, limitato a sole quattro ore, è stato disinnescato nel suo impatto sociale, il quale, non neghiamolo, è il fine di ogni agitazione, ovvero mostrare di esserci, anche sapendo che qualche disagio può crearlo.
Ma la partita era troppo complessa per ridurla oggi solo ad un sindacato sopravanzato nelle sue prerogative dall'esecutivo, perché tutto si è ridotto ad uno spot per il segretario della Lega, come dimostrano le innumerevoli interviste e citazioni che, sul tema dello sciopero, lo hanno visto protagonista, quasi occupando militarmente almeno cinque delle reti nazionali (le tre di Mediaset e un paio di quelle Rai), dove ha ripetuto il suo punto di vista, quasi addirittura usando le stesse parole e mulinando mani e dita allo stesso modo.

Cronache dai Palazzi - Sciopero: Salvini vince in tre mosse

Se negli ultimi mesi la sua immagine era stata appannata dall'imperversare in televisione e sui giornali di Giorgia Meloni, oggi Salvini, da un punto di vista della comunicazione, ha riconquistato posizioni, con argomentazioni non sempre lineari, ma c'è riuscito.
L'abito che si è cucito addosso è quello del difensore ''duro e puro'' degli italiani, di quello che si sta spendendo (ma, come ama dire lui stesso, cosa per la quale è pagato) affinché lo sciopero di Cgil e Uil non impedisca alla gente di andare a lavorare, di andare a scuola o - ha detto anche questo - di andare a fare una visita medica.
Lui, insomma, barriera invalicabile contro chi - altre parole testuali, collegate alla manovra - non vuole che si aumentino gli stipendi agli operai e alle forze dell'ordine.
Non è esattamente così, e questo Salvini lo sa benissimo.

Ma le sue parole, pronunciate quasi sempre in assenza di contraddittorio o anche soltanto di qualcuno che rettificasse anche marginalmente qualche sua dichiarazione, sono di quelle che hanno presa nella gente, magari in quella meno smaliziata, che non capisce il limite tra realtà e propaganda.
Però, poco o nulla da dire sull'efficacia della strategia che ha quasi obbligato gli altri leader della coalizione di maggioranza a seguirlo, non potendo assolutamente precederlo o stargli accanto. E' stato lui, Salvini, a gettarla sulla rissa (dialettica, bene inteso), non tanto quando ha detto che lo sciopero, per la sua articolazione, era ingiustificato oltre che smaccatamente politico, quanto affermando che, avendo fissato la sua celebrazione di venerdì, era un modo come un altro per sfruttare la giornata come un anticipo del week end.

Alle sue parole Landini e Bombardieri sono insorti, ma Salvini, che è uomo furbo, ma non sempre accorto nel calibrare le sue sortite verbali, ha detto quello che molti si chiedono sul fatto che moltissimi scioperi sembrano essere collocati temporalmente in modo da precedere o seguire il sabato e la domenica.
Il taglio delle ore dello sciopero, ridotte a quattro, il segretario leghista lo ha celebrato come una vittoria e in pochi non hanno notato che lui l'ha sentita sua.
Ma questa querelle cosa ha determinato politicamente?

Lo abbiamo già detto: il fatto che Salvini ha riconquistato uno spazio mediatico che per lui è vitale coltivare, pena la sparizione dal dibattito. Cerchiamo comunque di essere chiari: non è che d'improvviso Salvini è rimasto senza copertura nell'informazione pubblica, come dimostrano i dati dell'Agcom, secondo i quali la narrazione leghista e i suoi aedi l'hanno fatta da padrone su Rai1.
Dopo avere visto che Giorgia Meloni ha trovato terreno fertile in argomenti casi al ''capitano'', a cominciare dal contrasto all'immigrazione illegale, il segretario leghista se ne è andato a cercare uno sempre delicatissimo, quello del confronto con i sindacati, nel quale ha avuto, difficile non notarlo, una mano dalla Cisl, che, defilandosi, ha depotenziato la risposta, lasciando sole Cgil e Uil.
Comunque, Salvini ha vinto e, quindi, viva Salvini.
Ma a che prezzo e, soprattutto, è una vittoria che annuncia la fine della guerra o siamo alle prime scaramucce in un campo di battaglia talmente largo temporalmente da arrivare fino alle elezioni europee?
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