Salvini tenta di unificare il Centrodestra, indebolendo ulteriormente il governo
- di: Daniele Minuti
Una vecchia pubblicità - peraltro talmente famosa da essere servita per spin off e crossover (termini del linguaggio televisivo, che significano semplicemente che ebbe tanto successo da generarne altre) - recitava che una telefonata allunga la vita.
Usando il concetto, si potrebbe dire che la guerra sta allungando la vita del governo, politicamente imploso e che va avanti non tanto per inerzia, quanto perché la gente non capirebbe una crisi in un momento in cui il rombo dei caccia e le esplosioni si sentono fino a casa nostra.
Continua il lavoro di Salvini per unire il Centrodestra
Quando, speriamo fortemente prima possibile, la guerra finirà la sua fase belligerante per passare a quella della trattativa, il governo guidato da Mario Draghi dovrà, responsabilmente, prendere atto che semplicemente non ci sono più le condizioni perché continui a vivere e, soprattutto, a governare un Paese politicamente balcanizzato.
E' anche difficile capire chi sia veramente accanto a premier e chi, invece, come i parenti del moribondo, sono intorno al letto in attesa dell'ultimo sospiro.
Forse tra i sostenitori convinti di Draghi (in mancanza di alternative al momento) c'é il Partito democratico di Enrico Letta, che forse è troppo signorile per combattere i rissosi compagni di viaggio sul piano non politico, ma delle iniziative.
La debolezza del governo, poi, è insieme la causa e la conseguenza dell'iperattivismo di Matteo Salvini che sta brigando a più non posso per trovare il collante giusto per rimettere insieme il mosaico del Centrodestra di cui si sente ancora il leader, a dispetto dei numeri, che lo vedono relegato malinconicamente al terzo posto nella classifica dei partiti con maggiore seguito (almeno a livello di sondaggi).
L'ultima sortita di Salvini è di poche ore fa, quando ha auspicato di potere rimettere intorno ad un tavolo lui, Berlusconi e Meloni, anche se non si capisce bene perché la ''capa'' di Fratelli d'Italia dovrebbe aderire con convinzione ad una iniziativa che non è partita da lei.
Da lei che recenti mosse, dispettucci, rappresaglie, gesti, parole ed opere degli altri 'confratelli' del Centrodestra hanno cercato di mettere all'angolo, per poi potere dire che è stata cooptata nel direttorio, quando invece Giorgia Meloni si sente ben altro (e a buon motivo, se diamo completamente credito ai sondaggi).
Ma qui non stiamo ad esaminare le mosse di Salvini che mirano a riannodare i fili del Centrodestra, quanto se e come queste iniziative stiano avvicinando il governo ad una fine molto anticipata rispetto alle previsioni che erano state fatte alla sua nascita. Perché è abbastanza difficile pensare che la ricerca del capo della Lega di un denominatore comune che saldi le diverse anime del Centrodestra sia d'aiuto di un governo che non riesce a rispondere al grido d'aiuto che giunge sempre più forte dal Paese.
Per abbassare i contraccolpi delle varie crisi (economica, sanitaria, energetica, inflazionistica) che si stanno sedimentando l'una sull'altra, lasciando ben poco spazio alla speranza, occorrerebbe un governo forte perché puntellato convintamente dalle forze che lo sostengono.
Cosa che in realtà non sta accadendo perché Lega e Forza Italia, non volendo concedere spazio ulteriore a Fratelli d'Italia, ammiccano a quegli italiani che non nascondono più l'insofferenza verso un governo di cui, di tanto in tanto, si ricorda l'anomalia che lo ha marchiato sin dalla sua nascita: essere conseguenza del fatto che sia era toccato il fondo e toccava ripartire, anche a costo di perpetuare l'oblio calato sulle elezioni quali momento in cui il popolo sceglie chi lo debba governare.