Per Salvini l'alluvione e i morti valgono come la sconfitta del Milan
- di: Bianca Balvani
Altro che morti, devastazioni, persone che hanno perso tutto, anche la speranza. L'equilibrismo, per Matteo Salvini (che, per inciso, è vicepremier, Ministro delle Infrastrutture, segretario nazionale della Lega), è stato come mettere insieme, nello stesso tweet, la solidarietà alle popolazioni colpite dal maltempo - e questo ci può stare - e la sua prostrazione per, udite udite, la sconfitta del Milan nella semifinale della Champions.
Ciascuno costruisce la sua scala di priorità in base a molti fattori, tra cui il tasso di passionalità che si mette nelle proprie attività umane. Ma con alcune eccezioni, perché se noi, come italiani, con il nostro voto (anche quelli avversi), mandiamo qualcuno al governo, significa che lo accreditiamo di doti rare da trovare nei cittadini comuni.
Ora, e ce lo domandiamo con il massimo rispetto per chi ama una squadra di calcio, ma come è possibile accostare, in uno stesso messaggio, il dramma di chi ha visto morire una persona cara e la sua vita mandata al macero ad un risultato di una partita di calcio?
Per Salvini l'alluvione e i morti valgono come la sconfitta del Milan
Qui la politica c'entra poco. Qui è questione di sensibilità che, come il coraggio manzoniano, uno ce l'ha o non ce l'ha. E', crediamo, di tutta evidenza che per Matteo Salvini i due drammi - quello reale e quello che è maturato solo nel suo cuore di sfegatato tifoso di calcio, nel caso specifico del Milan - siano sullo stesso piano e questo dovrebbe dire molto a chi, italiano, deve sempre dare credito al governo che lo rappresenta.
Ma come si fa ad avere fiducia in chi, con uno spericolato accostamento, mette le due cose sullo stesso piano, quasi chiedendo a chi segue il profilo Twitter di essergli vicino in questa spregiudicata analisi?
Per evitare equivoci (nel Paese in cui la frase cui spesso ricorrono i politici per giustificare le fesserie che dicono è ''sono stato frainteso'' insieme a ''le parole sono state estrapolate da un discorso più ampio e articolato''), è giusto riportare il testo del messaggio di Salvini: ''Cuore e impegno (e telefono che squilla di continuo) dedicati ai cittadini di Emilia e Romagna che lottano con acqua e fango. Un Milan senza cuore, grinta e idee non merita neanche un pensiero".
C'è solo da restare a bocca aperta perché questa frase impone una considerazione a caldo: il nostro ministro delle Infrastrutture (quello che, per chiarire, si occupa di tutto quello che, parlando di opere pubbliche, riguarda il Paese) piuttosto che recarsi sui luoghi del disastro o, magari, andare nella emergency room della Protezione civile, ha preferito assistere alla partita del suo Milan, ignoriamo se a San Siro o davanti alla televisione.
Ma questo non sposta di un millimetro il focus del problema.
Non chiediamo, come cittadini, che chi ci governa sacrifichi le proprie passioni (anche se, in fin dei conti, se si assumono incarichi di responsabilità, non è che sarebbe una richiesta esagerata), ma che almeno abbia il pudore o la spregiudicatezza di non sovrapporle all'evidenza di drammi umani. Evidentemente per Matteo Salvini (quello dei rosari e del ''cuore immacolato di Maria'') le due cose hanno lo stesso impatto emozionale e forse su questo lui per primo dovrebbe riflettere. Sul perché ha fatto prevalere la sua sfera emozionale sul rispetto per chi ha sofferto e soffre. Che poi il ministro ha cancellato il tweet poco sposta, perché non crediamo che alle popolazioni colpite dalla tragedia non importi granché che lui abbia avuto un ripensamento.