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Rottamazione quinquies /2: cartelle, domanda e rate fino al 2035

- di: Marta Giannoni
 
Rottamazione quinquies /2: cartelle, domanda e rate fino al 2035
Rottamazione quinquies: cartelle, domanda e 54 rate fino al 2035
Debiti 2000-2023, domanda online entro aprile 2026, 54 rate e un tasso che fa discutere. La nuova definizione agevolata entra nella manovra 2026 con un impianto molto preciso: perimetro ristretto, maxi-rateazione e regole “stop and go” sulla riscossione.

Che cos’è, in poche righe

La “quinquies” è la quinta puntata della pace fiscale versione cartelle: l’idea è semplice e sempre appetibile. Paghi il capitale (e alcune spese), ti togli di torno sanzioni e interessi e, soprattutto, ti metti su un binario di rientro molto lungo. La differenza, questa volta, è la durata: si parla di un percorso che può arrivare fino a maggio 2035.

Quali debiti entrano: il perimetro è ampio nel tempo, ma selettivo nei contenuti

Il testo in discussione aggancia i carichi affidati alla riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2023. La finestra temporale è larga, ma non significa “tutto dentro”.

Rientrano, in particolare:

  • Imposte risultanti dalle dichiarazioni e dai controlli automatizzati (la classica area degli “avvisi bonari” e delle liquidazioni);
  • Contributi previdenziali dovuti all’INPS, con una linea rossa: restano fuori quelli richiesti a seguito di accertamento.

Tradotto: la misura punta soprattutto su chi ha dichiarato ma non ha versato (o ha versato solo in parte), più che su contestazioni nate da verifiche “pesanti”.

Quanto si paga davvero: il cuore dello sconto

Il vantaggio economico nasce dall’azzeramento delle componenti che, nel tempo, fanno lievitare una cartella. Con la quinquies, l’impianto è netto:

  • restano capitale e spese di notifica (più eventuali spese per procedure esecutive già attivate);
  • saltano sanzioni e interessi (compresi gli interessi di mora);
  • si “spengono” anche le somme aggiuntive sui contributi e l’aggio di riscossione.

Nota pratica: quanto hai già pagato non torna indietro. Gli importi versati restano acquisiti e si conteggiano solo per capire se hai già coperto (o meno) ciò che oggi sarebbe dovuto in definizione.

Domanda: quando parte la piattaforma e qual è la scadenza vera

Qui la tabella di marcia è scandita come un metronomo:

  • entro 30 aprile 2026: invio della dichiarazione di adesione, solo online;
  • entro 20 giorni dall’entrata in vigore della legge: l’agente della riscossione pubblica sul proprio sito le modalità telematiche;
  • entro 30 giugno 2026: arriva la comunicazione con importo complessivo, rate e scadenze.

Il punto che molti attendono, più della teoria, è la pratica: l’apertura operativa del servizio. Diverse ricostruzioni la collocano nella seconda metà di gennaio 2026, proprio perché il conto alla rovescia dei “20 giorni” partirebbe dopo l’entrata in vigore della manovra.

Rate: 54 scadenze, nove anni e un tasso che pesa

La scelta è binaria: paghi tutto oppure rateizzi. Ma la rateizzazione non è un “piano qualunque”: è un calendario lungo e già definito.

Scadenze principali:

  • 31 luglio 2026: prima (o unica) rata;
  • 30 settembre 2026: seconda rata;
  • 30 novembre 2026: terza rata;
  • dal 2027 in poi: scadenze fisse al 31 gennaio, 31 marzo, 31 maggio, 31 luglio, 30 settembre, 30 novembre;
  • finale nel 2035: ultime rate a 31 gennaio, 31 marzo, 31 maggio 2035.

Il dettaglio che cambia il conto economico è l’interesse sulle rate: sulle rate successive alla prima si applica un tasso annuo del 4%, con decorrenza 1° agosto 2026. È più alto rispetto alla “quater”, dove il tasso di rateazione era fissato al 2% (con decorrenza indicata dalle regole operative della precedente definizione).

Effetti immediati: cosa succede a fermi, pignoramenti e dilazioni

La leva psicologica (e concreta) della misura è anche “difensiva”: una volta presentata la domanda, scattano alcuni effetti sul motore della riscossione:

  • sospensione di prescrizione e decadenza;
  • stop temporaneo ai pagamenti di precedenti dilazioni fino alla scadenza della prima (o unica) rata della quinquies;
  • niente nuovi fermi o ipoteche (restano validi quelli già iscritti);
  • niente nuove procedure esecutive e stop alla prosecuzione di quelle in corso, salvo casi specifici legati allo stato dell’asta.

In più, la domanda incide anche su alcuni meccanismi “a cascata” (rimborsi e verifiche di inadempienza): il testo punta a considerare il contribuente non inadempiente in determinati passaggi amministrativi, finché la definizione resta in piedi.

Decadenza: la regola è severa (e va capita prima di firmare)

La quinquies è generosa nello sconto, ma rigida nella disciplina. Se salti i pagamenti oltre le soglie previste, la definizione perde efficacia e la riscossione riparte: i versamenti fatti restano acconti.

Il meccanismo ruota attorno al mancato pagamento dell’unica rata o al mancato pagamento di rate in numero tale da far scattare la decadenza (il testo richiama in modo chiaro la perdita dei benefici al verificarsi di specifiche inadempienze).

Il punto politico: perché il 4% è diventato il bersaglio

Nel dibattito di queste settimane, due linee di tensione spiccano:

  • ridurre il tasso (dal 4% verso il 2%), perché un piano lungo rende l’interesse una voce tutt’altro che simbolica;
  • allargare o rimodulare la platea, in particolare sul rapporto con chi è dentro o fuori dalla rottamazione-quater e con chi è decaduto.

Il senso è chiaro: la misura nasce “selettiva”, ma la politica tende a spingerla verso una platea più ampia. Risultato: fino all’approvazione definitiva, date e paletti vanno considerati stabili ma non intoccabili.

Mini guida pratica: tre domande da farsi prima di aderire

  1. Il mio debito è da dichiarazione o da accertamento? Perché la differenza decide l’ingresso o l’esclusione.
  2. Mi conviene davvero la rateizzazione lunga? Le 54 rate aiutano la liquidità, ma il 4% può pesare sul totale.
  3. Riesco a rispettare il calendario senza strappi? La decadenza è l’incubo peggiore: perdi lo sconto e ti ritrovi la riscossione “riaccesa”.

Insomma, quinquies significa più anni per pagare e meno accessori da versare. Ma significa anche regole strette, un interesse più alto rispetto al passato e un testo che, fino al voto finale, può ancora cambiare nei dettagli.

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