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Roma ricorda Modesta Valenti, la senzatetto lasciata morire a Termini

- di: Sveva Faedda
 
Roma ricorda Modesta Valenti, la senzatetto lasciata morire a Termini

Si chiamava Modesta Valenti, aveva 71 anni e viveva per strada. Dormiva nei dintorni della stazione Termini, tra cartoni e sacchi a pelo, come tanti altri invisibili che popolano i marciapiedi della Capitale. Il 31 gennaio 1983, Modesta si sentì male. I passanti chiamarono un’ambulanza. I soccorsi arrivarono, ma si rifiutarono di trasportarla in ospedale: era troppo sporca, dissero. La burocrazia, il pregiudizio e l’indifferenza la condannarono a un’agonia senza scampo. Morì lì, sull’asfalto, in una delle città più grandi e ricche d’Italia.

Roma ricorda Modesta Valenti, la senzatetto lasciata morire a Termini

Oggi, 42 anni dopo, il suo nome non è stato dimenticato. È scritto su una targa al binario 1 di Termini e sulla memoria collettiva di chi non vuole che il passato si ripeta. Ma, soprattutto, è inciso su migliaia di documenti: Via Modesta Valenti, un indirizzo che non esiste sulle mappe, ma che è diventato un’àncora di salvezza per chi non ha casa.

Il diritto di esistere
Per chi vive per strada, non avere un indirizzo significa non esistere per lo Stato. Senza una residenza, niente carta d’identità, niente medico di base, niente possibilità di accedere ai servizi sociali o di trovare un lavoro regolare. Ecco perché, negli anni, Roma ha deciso di usare il nome di Modesta Valenti per creare un indirizzo fittizio, assegnato a chi non ha una dimora stabile.

Questa residenza anagrafica simbolica permette di avere diritti minimi, ma essenziali: un documento, l’iscrizione al servizio sanitario, la possibilità di votare, di avere una tessera per il trasporto pubblico o accedere ai centri di accoglienza. Un modo per restituire dignità a chi la società troppo spesso dimentica, perché la povertà non dovrebbe mai significare esclusione.

La memoria che diventa impegno
Domani, alle 18:30, la Comunità di Sant’Egidio, che da anni si occupa dei senza dimora, ricorderà Modesta Valenti con una cerimonia davanti alla targa che porta il suo nome. Al binario 1 della stazione Termini, dove la sua vita si è spezzata, verranno deposti fiori e parole, perché il suo sacrificio non resti solo una storia di ingiustizia.

Parteciperanno il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, il vescovo ausiliare di Roma delegato per la carità, mons. Benoni Ambarus, e il Chief Human Resources di Ferrovie dello Stato Italiane, Gian Luca Orefice. Un appuntamento che si ripete ogni anno e che, anno dopo anno, continua a interrogare Roma e il Paese intero: quante Modesta Valenti ci sono ancora oggi, lasciate morire nel silenzio?

Le cifre raccontano una realtà inquietante. A Roma, secondo le ultime stime, almeno 10mila persone vivono senza una casa, e centinaia dormono ogni notte nei pressi delle stazioni, delle chiese, sotto i ponti. Solo nell’ultimo inverno, il freddo ha ucciso diversi senzatetto nella Capitale. Persone di cui si sa poco, di cui spesso non resta nemmeno un nome.

Ecco perché ricordare Modesta Valenti non è solo un atto di memoria, ma una responsabilità. Significa chiedersi cosa si sta facendo per chi oggi si trova nella sua stessa situazione. Significa pretendere che nessuno venga più lasciato indietro.

Nel 1983, Modesta morì perché era sporca. Nel 2024, nessuno dovrebbe più morire perché è povero.

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