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Regno Unito, svolta di Starmer: nuova stretta sull’immigrazione

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Regno Unito, svolta di Starmer: nuova stretta sull’immigrazione

Il governo britannico guidato da Keir Starmer ha annunciato una serie di misure restrittive sull’immigrazione che segnano un deciso cambio di passo rispetto alla precedente stagione politica. “Riprendiamo il controllo delle nostre frontiere” è la frase scelta per sintetizzare un intervento che modifica in profondità le regole per l’accesso e la permanenza nel Regno Unito. Lo slogan, ereditato dalla retorica Brexit, è ora adattato a una politica di contenimento mirata e selettiva, con l’obiettivo di placare l’insofferenza interna verso l’eccessivo carico sul welfare e sui servizi pubblici.

Regno Unito, svolta di Starmer: nuova stretta sull’immigrazione

Al centro del piano c’è l’estensione dei tempi necessari per acquisire la cittadinanza britannica. Il governo Starmer intende portare il periodo minimo di residenza richiesto da cinque a sette anni, con requisiti più severi per chi proviene da paesi extra-UE. Secondo Downing Street, si tratta di una misura “necessaria per favorire un’integrazione reale e non formale”, in un momento storico in cui il tessuto sociale risulta stressato da una percezione crescente di insicurezza e concorrenza economica.

Lavoro e lingua: nuovi filtri all’ingresso
Altro nodo centrale del piano riguarda i visti per motivi di lavoro. I nuovi criteri saranno più rigidi: i datori di lavoro dovranno dimostrare non solo l’assenza di candidati britannici per una posizione, ma anche la reale necessità di assumere dall’estero. Viene introdotto anche un controllo più stringente sulle competenze linguistiche: sarà necessario un livello più alto di conoscenza dell’inglese, verificato tramite test certificati a cadenza annuale per i primi tre anni di soggiorno. Il governo ha spiegato che la misura punta a favorire una “mobilità qualificata e sostenibile”.

Una mossa politica interna, in un contesto instabile
Il piano è chiaramente rivolto anche al pubblico interno. Con i sondaggi in calo e le recenti proteste nelle periferie di Birmingham e Liverpool, Starmer ha bisogno di rafforzare la propria leadership dimostrando fermezza sui temi più divisivi. Le nuove misure migratorie, pur inquadrate nel rispetto delle convenzioni internazionali, vogliono parlare all’elettorato che teme la perdita di identità e il sovraccarico delle infrastrutture pubbliche. Le reazioni non si sono fatte attendere: dai banchi dei Tory, la linea è giudicata “tardiva”, mentre i Verdi e i LibDem parlano di “regressione xenofoba”.

Effetti su Europa e mercato del lavoro
Le nuove regole potrebbero avere un impatto anche sul resto d’Europa. I flussi migratori verso il Regno Unito si erano già contratti dopo l’uscita dall’UE, ma le restrizioni ulteriori rischiano ora di colpire settori strategici come sanità, edilizia e agricoltura, già in difficoltà per carenza di personale. Starmer ha risposto alle critiche affermando che il piano sarà accompagnato da un vasto programma di formazione interna, destinato ai cittadini britannici. Le prime proiezioni del Tesoro stimano una riduzione del 15% dei permessi di lavoro entro la fine del 2025, con un effetto contenuto sul PIL ma impatti più significativi sul mercato nero e sull’economia informale.

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