Quirinale: ma a Salvini è utile la scesa in campo di Verdini?

- di: Diego Minuti
 
La palma della battuta più fulminante (alla Lenny Bruce, tanto è urticante) della convulsa giornata di ieri sul fronte della corsa al Quirinale l'ha fatta Giuseppe Provenzano, vicesegretario del Pd, nel corso di una intervista a Rep.Tv: ''Salvini deve decidere se comportarsi da leader o da genero''.
Una frase che compendia lo straniamento (che forse ha colpito anche alcuni esponenti della 'vecchia guardia' leghista) che gli ultimi comportamenti di Salvini stanno creando, anche per ''colpe'' non sue, se così si possono definire le anomale iniziative di Denis Verdini che, solo incidentalmente, è il padre della sua fidanzata e che si sta ergendo come uno dei ''pupari'' che dovrebbero portare al Quirinale un esponente del centrodestra nella persona di Silvio Berlusconi.

Quirinale: ma a Salvini è utile la scesa in campo di Verdini?

Matteo Salvini, da anni, propone di sé l'immagine di un uomo che ha fatto della politica un mestiere, quindi votato soltanto al successo, personale e del partito. Ma quando il diavolo decide di metterci la coda, non è che si ferma al primo tentativo, ancorché coronato dal successo.

Negli ultimi mesi, Salvini ha dovuto fronteggiare situazioni che hanno profondamente incrinato la sua immagine pubblica. A cominciare (mettendo da parte inchieste varie) dalle vicende personali di Luca Morisi che, se avesse fatto altro mestiere che non quello di regista della comunicazione salviniana, si sarebbero risolte forse senza nemmeno cominciare. Però il risvolto che ha leso la pruderie ufficiale ha nuociuto molto a Salvini che, da macho che più macho non si può, certo non s'aspettava che la vita privata di Morisi (che era ed è padronissimo di fare quello che vuole, senza che questo debba costargli una lapidazione in piazza) si andasse a scontrare con quella pubblica.

Ma, una volta che le accuse contro il regista della ''bestia'' si sono andate sgonfiando nel loro aspetto penale, Salvini ha ripreso la camminare spedito. Sino a quando, almeno, l'ingombrante ego del suocero ha straripato, con una invasione di campo che qualcuno aveva già intuito che potesse accadere. Ci sono persone e personaggi che hanno un modo di rapportarsi con gli altri che è figlio esclusivo della loro personalità e quella di Verdini è quella che è, semplicemente vulcanica.

Pensare che, una volta messe da parte le vicissitudini giudiziarie, si limitasse a curare il giardino e magari aspettare l'arrivo di un nipotino frutto dei sacri lombi padani, era sbagliato prima e lo è anche ora, perché contenere la sua personalità sarebbe togliergli l'aria che respira. Il problema, però, non è quello che Denis Verdini fa a casa sua, ma il suo tracimare in campi che non dovrebbero più appartenergli. O, se lo fa, che abbia la prudenza o il galateo politico di non sbandierarlo a destra e a manca, rivendicando il vecchio ruolo di regista della politica. Come ha fatto redigendo il decalogo che dovrebbe accompagnare Silvio Berlusconi, tenendolo per mano, come si fa con un bimbo (o una persona molto anziana)lungo il cammino punteggiato dalle sue ambizioni.

C'è però un aspetto affatto secondario in questa bizzarra vicenda e che muove ad una domanda: le mosse di Verdini sono frutto di iniziative personali oppure sono concordate con l'amato ''genero''? E già perché è oggettivo che, quale che sia la risposta al quesito precedente, Matteo Salvini - sino a quando non chiarirà l'arcano - sembra giocare allo stesso tavolo, ma occupando due posti: il suo, da leader della Lega, ma anche quello di Verdini, stratega dei sogni di Berlusconi.
In un momento come questo i consigli spettano ad altri. Ma una considerazione ce la possiamo consentire: ma a Matteo Salvini è veramente utile che le iniziative di Verdini si proiettino sinistramente sulle sue mosse?
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