Pubblica amministrazione, la ricetta di Zangrillo: a lavoro fino a 70 anni, ma solo se vuoi

- di: Redazione
 
La Pubblica amministrazione è uno dei grandi malati dello Stato, insieme a Sanità e Giustizia (ma ci sarebbero anche l'Istruzione, l'Ambiente...), e in molti si sono adoperati per rimetterla in carreggiata, di renderla funzionale alle esigenze di un Paese come il nostro, che vive di peculiarità, ma anche di contraddizioni e che ha bisogno di una macchina organizzativa capace di dare risposte agli italiani.
Ora, con la convinzione di potere dare nuova efficienza alla Pubblica amministrazione, arriva il ministro Paolo Zangrillo, forte del fatto di avere centrato gli obiettivi del Pnrr in materia di procedure semplificate. Un risultato importante, ma che non basta a Zangrillo che, al forum Teha di Cernobbio, ha detto come raggiungere ulteriori traguardi in termine di efficienza.
Il suo progetto si basa essenzialmente su due pilastri.

Pubblica amministrazione, la ricetta di Zangrillo: a lavoro fino a 70 anni, ma solo se vuoi

Il primo è quello di consentire, a chi ovviamente lo voglia fare, di restare in servizio sino al compimento dei 70 anni - grazie ad una specifica voce nella legge di bilancio -, lanciando contestualmente - e questa è la seconda parte del progetto - un massiccio piano di assunzioni, con l'inserimento nei ruoli della Pubblica amministrazione di 350 mila giovani entro il 2025, che si andranno ad aggiungere ai i 173 mila assunti nel 2023.
Ma quanti giovani sono potenzialmente interessati a entrare a fare parte della macchina amministrativa dello Stato? Bella domanda, che deve essere ''spacchettata'' su due interrogativi: quale convenienza economica i giovani hanno, pur se convinti dal posto a tempo indeterminato? Quindi, di conseguenza, gli stipendi offerti sono adeguati al costo della vita?
Due interrogativi che riportano allo stesso problema, quello che gli stipendi statali sono oggettivamente bassi rispetto alla gestione giornaliera di una vita ''normale'', senza sprechi, ma con delle spese da affrontare, anche per quelli che vivono ancora nella casa dei genitori.

Come ha detto lo stesso Zangrillo, la retribuzione di ingresso è di 1.500-1.600 euro netti al mese per i laureati. Possono bastare, ma soprattutto, su questa base economica si può programmare un futuro fatto di sicurezze?
E, inoltre, se 1.500/1.600 possono bastare in zone del Paese dove il costo della vita è oggettivamente più contenuto, forse non è lo stesso nelle grandi città.
Basta questa ''offerta'' a convincere i nostri giovani ad imboccare la strada dell'impiego pubblico?

Forse sì, ma di certo c'è l'esigenza di ringiovanire i quadri della PA che, ha detto Zangrillo, alla fine del 2021 registrava un'età media di 51 anni e 3 mesi, oggi arrivata - grazie alle assunzioni di giovani - a 49 anni e mezzo. Che resta probabilmente alta, anche perché tre lustri fa l’età media era di 43 anni.
L'idea del ministro Zangrillo di allungare, su base volontaria, l'età per lasciare il lavoro attivo deve comunque dribblare alcuni paletti che ha oggi la Pubblica amministrazione. Come, ad esempio, il fatto che i dipendenti di alcuni comparti (sicurezza e Difesa) oggi vanno in pensione a 60 anni; altri a 65 anni, in base alla contribuzione, o a 67 anni.
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