Il primo vero giorno di scuola per il Governo Meloni
- di: Diego Minuti
Nemmeno il tempo di godersi le ore del ''trionfo'', tra giuramento, passaggio di consegne e prima riunione ufficiale del gabinetto, che il governo Meloni deve già immergersi in una quotidianità che, viste le difficoltà nelle quali si dibatte il Paese, sarà fatta di grandi sfide e in un lavoro che, giorno per giorno, dovrà essere portato avanti, si spera nella massima armonia tra le componenti del centrodestra.
La giornata di ieri per Giorgia Meloni è stata quella che ha sancito, anche formalmente, il suo ingresso a Palazzo Chigi. Tra tanti sorrisi (che sono apparsi cordiali anche a quelli che si aspettavano nervosismo e tensione nella austera cerimonia), c'è stato il passaggio della campanella, che ha ufficializzato l'uscita di scena di Mario Draghi, il cui futuro resta misterioso. Tante le ipotesi fatte su cosa farà in un futuro comunque non imminente (la Nato? la Commissione Europea?), sulle quali comunque potrebbe pesare il passato di Draghi, che negli ultimi anni ha retto incarichi nei quali era il ''dominus'', senza dovere sottostare ad altre logiche che non fossero le sue. Si vedrà.
Il Governo Meloni inizia ufficialmente il suo operato
Intanto, passando a Giorgia Meloni la barra della fragile barchetta italiana, Draghi ha anche lasciato una eredità di riconoscimenti internazionali che non possono essere ricondotti solo a lui e che, quindi, ci si aspetta che valgano anche con lui uscito di scena.
Giorgia Meloni, pensiamo, ha una agenda fittissima, sulla quale ha già ''spuntato'' l'incontro informale di ieri sera con il presidente francese Emmanuel Macron, con cui ha scambiato più che semplici e formali saluti. C'era da ricucire uno strappo diplomatico aperto dalle improvvide dichiarazioni di una ministra del governo francese che, sull'esito delle elezioni in Italia, ha detto che Parigi controllerà cosa accade dalle nostre parti, vestendo un ruolo di ''giudice'' che nessuno le ha mai attribuito. Peraltro, dopo l'incontro, ''fonti dell'Eliseo'' hanno precisato che ''sullo stato di diritto e sui valori guarderemo agli atti in modo concreto''. Quindi, come il gambero, Parigi fa due passi in avanti e uno indietro, proseguendo nell'atteggiamento da ''noblesse oblige'' quando si confronta con l'Italia.
Come accade in questi casi, dei contenuti ''veri'' dell'incontro non è trapelato nulla, e in fondo è anche giusto, perché il nuovo presidente del consiglio deve prendere le misure con il suo incarico e come esso dovrà essere interpretato alla luce delle promesse fatte agli elettori prima del 25 settembre.
In parole povere, ora Meloni dovrà applicare le sue idee e, quindi, la sua visione politica al quadro nazionale, tenendo conto - per come ha dimostrato ampiamente di volere fare - degli impegni internazionali, ai quali non intende derogare. Il vero banco di prova saranno i nuovi rapporti con l'Europa comunitaria, che dovranno essere reimpostati sulla base del presupposto che l'Italia meloniana vuole riconquistare spazi che ad oggi le sono stati negati dai troppi vincoli che Bruxelles ha imposto.
Comunque i mercati, come pure qualcuno temeva, non hanno fatto pollice verso nei confronti del nuovo governo. Come testimoniato dal calo del differenziale tra Btp e Bund, che, rispetto ai 232 della chiusura di venerdì, è sceso oggi a 226,2 punti. Non bisogna certo farsi prendere da un entusiasmo che potrebbe dimostrarsi intempestivo, ma è comunque una apertura di credito significativa.