Petrolio in calo: troppa offerta e nuove sfide geopolitiche nel 2025

- di: Bruno Coletta
 
I prezzi del petrolio greggio WTI si sono stabilizzati intorno a 70,5 dollari al barile, un livello influenzato dalla scarsa attività di mercato e da prospettive incerte per il futuro. Il mercato guarda con apprensione al 2025, tra previsioni di eccesso di offerta e timori per la domanda globale. Gli sforzi dell’OPEC e dei suoi alleati, già impegnati a mantenere sotto controllo la produzione inattiva, potrebbero incontrare nuovi ostacoli, mentre l’industria energetica si prepara ad affrontare una fase di transizione.

OPEC e strategie di bilanciamento
Secondo il Wall Street Journal, l’OPEC starebbe valutando nuove strategie per contrastare l’eccesso di offerta previsto per il prossimo anno. L’organizzazione, che recentemente ha confermato la riduzione della produzione per 2024, potrebbe trovarsi costretta a rivedere ulteriormente le sue politiche. Un portavoce del cartello ha dichiarato che “il mantenimento dell’equilibrio del mercato sarà la priorità assoluta nel 2025”.

La Cina e la domanda di greggio
La Cina, il maggiore importatore di petrolio al mondo, rappresenta una variabile chiave per il mercato. Le stime dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) indicano un rallentamento nella crescita della domanda di greggio da parte del gigante asiatico, dovuto a un rallentamento economico e a politiche interne di transizione verso energie rinnovabili. Il calo della domanda cinese potrebbe trascinare i prezzi del petrolio al ribasso, aumentando la pressione sui produttori.

Trump, sanzioni e nuovi equilibri
Un ulteriore elemento di instabilità è rappresentato dalle politiche energetiche di Donald Trump, che tornerà in carica a gennaio 2025. Le sue proposte, tra cui tariffe sui produttori di petrolio canadesi e messicani e l’intensificazione delle sanzioni all’Iran, potrebbero ridefinire i flussi commerciali globali. Secondo il Financial Times, tali misure potrebbero portare a un rialzo dei prezzi nel breve termine, mentre i produttori statunitensi cercheranno di colmare eventuali deficit.

Geopolitica e tensioni in Medio Oriente
Le tensioni persistenti in Medio Oriente continuano a influire sul mercato energetico globale. Il conflitto in Yemen e le tensioni tra Stati Uniti e Iran hanno mantenuto elevata la volatilità dei prezzi, nonostante l’apparente stabilità degli ultimi mesi. Secondo Reuters, l’Iran ha recentemente annunciato l’intenzione di aumentare la produzione per contrastare le sanzioni statunitensi, una mossa che potrebbe destabilizzare ulteriormente il mercato.

Uno sguardo al futuro
Nonostante le difficoltà attuali, alcuni analisti rimangono ottimisti. Goldman Sachs ha recentemente rivisto le sue previsioni, indicando un possibile rimbalzo dei prezzi del greggio entro la metà del 2025, sostenuto da una ripresa economica globale e da nuovi investimenti in infrastrutture energetiche. Tuttavia, il margine di incertezza rimane ampio, e il mercato potrebbe continuare a essere influenzato da fattori esterni, tra cui politiche climatiche più stringenti e innovazioni tecnologiche nel settore delle energie rinnovabili.
Con un 2024 segnato dal declino annuale del petrolio, il 2025 si prospetta come un anno decisivo per l’industria energetica globale, con scelte strategiche che potrebbero ridefinire gli equilibri per gli anni a venire.

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