Il pet food italiano cambia dimensione. L’aggiornamento delle rilevazioni diffuso da Circana durante l’evento Assalco a Milano fotografa un comparto molto più vasto di quanto finora stimato: gli alimenti per cani e gatti raggiungono 4,2 miliardi di euro su base annua, grazie all’inclusione del canale specializzato fisico e dell’e-commerce. Fino a dicembre 2024, con il monitoraggio tradizionale, il valore era fermo a 3,1 miliardi. La nuova mappa disegna un mercato più profondo, trasversale, con consumatori meno occasionali e molto più fidelizzati.
Pet economy, il nuovo perimetro del mercato: il cibo per cani e gatti in Italia vale 4,2 miliardi
La novità non sta solo nei numeri ma nei percorsi d’acquisto. Il negozio specializzato – catene e indipendenti – consolida il proprio ruolo di sbocco privilegiato per chi sceglie alimenti premium o prodotti tecnici. L’online, a sua volta, non è più un canale di ripiego ma un punto stabile della spesa domestica. In queste due aree, l’incremento non è episodico: è lì che si concentra gran parte della crescita intercettata dall’ampliamento metodologico. Il risultato è che il mercato ufficiale, finora sottostimato, riflette oggi la reale dimensione economica delle famiglie che investono su animali da compagnia.
Consumo stabile anche in fase inflattiva
Il dato appare controcorrente se letto nel quadro dei bilanci familiari degli ultimi due anni. Mentre diverse categorie del largo consumo hanno registrato cali in volume, il pet food ha mantenuto continuità e tenuta. La domanda rimane inelasticamente alta: la spesa dedicata agli animali non viene percepita come opzionale. È uno dei motivi per cui Assalco parla di comparto “solido e resiliente”: il comportamento d’acquisto si avvicina a quello di un bene primario, non di una spesa accessoria.
L’altra metà del settore: il Pet Care in ascesa
L’aggiornamento metodologico riguarda anche il pet care: lettiere, igiene, salute, antiparassitari, masticativi, giochi e accessori entrano a pieno titolo nel quadro statistico dei canali specializzati e digitali. La presenza fisica dei negozi dedicati amplifica la percezione del prodotto come cura e benessere, non semplice complemento della dieta. Il trend indica una filiera che si spinge oltre la nutrizione e intercetta un bisogno relazionale: il pet come componente stabile dell’economia domestica, con spesa ripetuta e programmata.
Omnicanalità e concorrenza più accesa
Il nuovo peso numerico ha effetti anche sul terreno competitivo. Le grandi catene puntano sull’espansione territoriale, gli indipendenti lavorano sulla consulenza personalizzata, mentre le piattaforme digitali presidiano abbonamenti e consegne ricorrenti. La rivalità non è più soltanto sul prezzo ma sulla relazione continuativa con il cliente. L’ecosistema diventa un asset strategico: dai punti fedeltà all’assistenza nutrizionale, fino all’incrocio con veterinaria, assicurazioni e servizi complementari.
Un indicatore sociale prima che economico
Il consolidamento della spesa per animali domestici è letto dagli analisti anche come indicatore culturale. L’adozione cresce, soprattutto nelle aree urbane, e il cane o il gatto assumono sempre più la funzione di membro della famiglia. Ciò introduce una componente affettiva che riduce l’elasticità di richiesta: si tagliano altre voci, non quella associata alla cura degli animali. Per questo il comparto mostra caratteristiche anticicliche: anche nei trimestri di inflazione e rincari energetici non ha rallentato.
Italia come mercato maturo della pet economy
Il passaggio da 3,1 a 4,2 miliardi non è soltanto upgrade statistico: racconta un mercato che, per dimensioni, entra a pieno titolo tra quelli strutturali del consumo nazionale. Le catene della grande distribuzione tracciano nuove strategie, mentre gli operatori specializzati vedono crescere la propria capacità di influenza sull’offerta. Le aziende, di riflesso, investono in segmentazione: prodotti mirati per età, taglia, sensibilità alimentari, nutrizione funzionale. Il posizionamento premium non è eccezione: è una delle spinte trainanti.
Scenari a medio termine
Il passo successivo sarà l’espansione dei servizi collegati: assicurazioni sanitarie, teleconsulenze veterinarie, logistica dedicata, piani subscription “cibo+cura”. Da comparto di nicchia, il pet diventa ambiente economico integrato, in grado di migrare su modelli di business tipici dell’economia della cura. Una spesa che non si misura solo in carrello ma in relazione continuativa, fidelizzata e sempre più digitale.