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Il Papa chiede pace in Medio Oriente: “Basta prepotenze, curare le ferite”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Il Papa chiede pace in Medio Oriente: “Basta prepotenze, curare le ferite”

Un appello alla fine della violenza e all’inizio di un cammino di diplomazia e riconciliazione. Papa Leone ha chiuso l’udienza generale del mercoledì in Piazza San Pietro con un intervento carico di dolore e fermezza sul conflitto in Medio Oriente. Le sue parole, pronunciate con la consueta sobrietà ma con tono accorato, sono arrivate a pochi giorni da nuovi episodi di violenza e rappresaglie tra Israele e le milizie palestinesi, e in un momento di tensione rinnovata con l’Iran.

Il Papa chiede pace in Medio Oriente: “Basta prepotenze, curare le ferite”

“In Iran, Israele e Palestina si curino le lacerazioni provocate dalle sanguinose azioni degli ultimi giorni, si respinga ogni logica di prepotenza e vendetta e si scelga con determinazione la via del dialogo, della diplomazia e della pace”, ha detto il Pontefice. Un messaggio che colpisce per la chiarezza con cui si oppone a qualsiasi spirale di rivalsa militare, invitando alla cura delle ferite piuttosto che all’ampliamento del conflitto.

Una richiesta rivolta ai popoli, non solo ai governi

L’appello del Papa non si rivolge unicamente ai governi. L’esortazione a “respingere ogni logica di prepotenza e vendetta” è indirizzata anche alle comunità, alle opinioni pubbliche, ai singoli cittadini. Papa Leone utilizza il verbo “curare” con consapevolezza: si tratta non solo di cessare il fuoco, ma di sanare le profonde divisioni che da decenni devastano la regione. E per farlo, secondo la visione del Pontefice, occorre imboccare con determinazione “la via del dialogo, della diplomazia e della pace”.

Queste parole pesano in un contesto in cui la diplomazia ufficiale sembra arrancare, mentre cresce la sfiducia reciproca tra le parti. Papa Leone propone un cambio di paradigma: smettere di concepire il conflitto come inevitabile, e iniziare a costruire percorsi alternativi anche laddove sembrano impraticabili.

Il richiamo alla Siria e l’abbraccio alla comunità cristiana

Il pensiero del Papa si è poi rivolto alla Siria, teatro dimenticato di un conflitto che continua a mietere vittime. In particolare, Papa Leone ha ricordato il “vile attentato terroristico” compiuto domenica scorsa contro la chiesa di Mar Elias a Damasco, dove ha perso la vita un numero imprecisato di fedeli della comunità greco-ortodossa. “Il mondo non distolga lo sguardo dalla Siria”, ha ammonito, denunciando implicitamente la colpevole disattenzione dei media e dei governi occidentali.

“Ai cristiani del Medio Oriente dico: vi sono vicino, tutta la Chiesa vi è vicina!”, ha concluso, abbracciando idealmente le minoranze cristiane che, tra minacce jihadiste e guerre civili, continuano a resistere in condizioni spesso estreme. L’eco di queste parole si fa sentire anche nella diplomazia vaticana, che da anni lavora in silenzio per favorire un equilibrio tra le diverse fedi nella regione.

Un magistero della pace, tra denuncia e proposta

Non è la prima volta che Papa Leone interviene sul Medio Oriente, ma l’intensità e la concretezza di questo appello indicano un’accresciuta urgenza. In un momento in cui le diplomazie sembrano spesso paralizzate e le cancellerie appaiono impotenti, il Pontefice assume un ruolo morale e politico insieme, cercando di orientare il dibattito pubblico mondiale.

Non ci sono mezzi termini né ambiguità nel linguaggio usato: “logica di prepotenza” e “vendetta” sono parole forti, scelte per colpire le coscienze. Allo stesso tempo, Papa Leone non si limita alla condanna ma offre una via d’uscita: quella del dialogo, che per la Chiesa è sempre la prima opzione, e della diplomazia, che può costruire alternative anche quando la guerra sembra inevitabile.

Il silenzio delle armi come passo necessario per la giustizia

Il magistero sociale del Pontefice continua dunque a battere sullo stesso tasto: la pace non è solo l’assenza di guerra, ma la presenza attiva della giustizia. Curare le ferite non significa mettere una toppa sull’odio, ma risalire alle sue cause, sciogliere i nodi storici e riparare i torti. In questo senso, le parole di Papa Leone non sono solo spirituali, ma profondamente politiche, perché invitano a ripensare le categorie stesse con cui si leggono i conflitti.

Il Medio Oriente, nelle sue parole, non è solo un luogo di violenza, ma anche un terreno di possibilità. Il richiamo all’umanità condivisa, all’empatia, alla responsabilità internazionale suona come una sfida rivolta anche all’Europa, chiamata a non voltarsi dall’altra parte e a contribuire con serietà e lungimiranza alla costruzione della pace.

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