Papa Francesco - il suo messaggio di speranza vola, oltre che nelle coscienze, anche nello spazio

- di: Diego Minuti
 
Il nome, Spei satelles, può sembrare altisonante, ma è solo la traduzione, in una definizione, di un progetto che, portando la parola di Francesco nello spazio, vuole farsi strumento per un messaggio di speranza per tutta l’umanità. Così, quando dalla base di Vandenberg, in California, è partita la missione Spei Satelles, a spingerla nello spazio non sono stati solo i potenti motori del razzo Falcon 9, ma le preghiere e la speranza della comunità ecclesiale che si ritrova nelle parole del suo Pastore.

Papa Francesco - il suo messaggio di speranza vola, oltre che nelle coscienze, anche nello spazio

La missione è frutto di uno sforzo corale, che ha visto i contributi del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, dell’Agenzia Spaziale Italiana, del Politecnico di Torino, i cui ricercatori e studenti del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale hanno realizzato il satellite miniaturizzato CubeSat 3U, che reca al suo interno il Nanobook, realizzato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche. Il satellite e il nanobook sono oggetti di piccole dimensioni, eppure con una grande portata, evocano, nel nome e nel logo della missione, il desiderio di contribuire a generare speranza, ponendo un segno nel cielo affinché sulla terra vi sia più fraternità e condivisione, motori di ogni speranza possibile. 

L’iniziativa ha coinvolto anche l’Instituto para el Diálogo Global y la Cultura del Encuentro, l’Istituto Universitario Salesiano di Venezia e l’Apostolato Digitale dell’Arcidiocesi di Torino.

Il satellite cuore della missione custodisce il Nanobook e un chip di memoria, che invitano, simbolicamente, le persone a sperare ed agire per condividere speranza. Questo grazie al fatto che il Nanobook, realizzato dall’Istituto di Fotonica e Nanotecnologie del Consiglio Nazionale delle Ricerche, grazie ad una microscopica lastra di silicio, riporta, in un spazio infinitesimale, il testo del libro ‘’Perché avete paura? Non avete ancora fede?’’, che raccoglie le riflessioni e le immagini del Papa durante i giorni terribili della pandemia ed in particolare della Statio Orbis del 27 marzo 2020. Lanciato nello spazio, il Nanobook vuole essere un segno di speranza posto in cielo, invisibile agli occhi, ma non al cuore di chi da quei momenti vuole ripartire con slancio verso un futuro di fraternità e condivisione.

La voce del satellite sarà una trasmittente che in banda radio amatoriale (sulla frequenza di 437.5 MHz modulazione: GMSK a 9600 bit/s e protocollo: AX.25)  trasmetterà messaggi desunti dal Magistero Pontificio sulla speranza.

Il momento più affascinante, del viaggio del satellite nello spazio, sarà al sorgere del sole, nei diversi punti del globo, quando si potrà essere raggiunti da una parola di conforto e di sprone sulle strade della speranza, la parola di Francesco.

Una missione aperta a chi, nel mondo, vuole essere partecipe.

E’ per questo che, dal 27 marzo 2023, giorno dell’apertura del sito http.//speisatelles.org,  centinaia di persone, da tutto il mondo, uomini e donne, giovani e bambini, hanno aderito al progetto iscrivendovisi (è ancora possibile farlo) ed ottenendo la simbolica boarding pass con cui ciascuno è ‘’salito a bordo’’ della missione,  impegnandosi a fare una azione di misericordia sulla Terra.

La soddisfazione per l’esito positivo della missione traspare dalle parole di chi vi ha contribuito.

Silvia Natalucci, responsabile dell’Unità Micro e Nanosatelliti dell’ ASI che ha coordinato la missione: ‘’Realizzare questa missione in un tempo così breve è stata una bella sfida, vinta soprattutto grazie alla determinazione con cui i giovani del team congiunto ASI-Politecnico di Torino hanno inseguito il sogno di portare nello spazio questo piccolo satellite che, in sintonia con l’etimologia latina della parola, sarà custode del messaggio di fiducia e speranza che Papa Francesco, il 27 marzo 2020, ha voluto offrire al mondo sofferente per la pandemia; un perfetto esempio di come un uso pacifico delle tecnologie possa contribuire alla creazione di una cultura condivisa di pace e speranza fra i popoli’’.

Sabrina Corpino, che ha guidato gli studenti del Politecnico che in soli 5 mesi hanno realizzato il satellite: ‘’Dopo mesi di intenso lavoro abbiamo atteso con grande trepidazione il momento in cui Spei Satelles è arrivato sulla rampa di lancio. Dopo il lancio, i ragazzi e le ragazze che hanno sviluppato il satellite hanno realizzato che il risultato di tutto il loro impegno è arrivato davvero nello spazio e che hanno contribuito a costruire una vera e propria missione spaziale. Hanno, abbiamo, già imparato tantissimo. Tra qualche giorno inizieranno le operazioni in orbita e raccoglieremo i dati che ci consentiranno di validare il progetto, i modelli matematici e le analisi che abbiamo condotto nei nostri laboratori. Avremo l’opportunità di accrescere le nostre conoscenze sia tecniche sia scientifiche, e insieme contribuire a diffondere parole di speranza per il nostro futuro. Per ora prendiamoci un momento per fermarci e condividere la gioia di essere arrivati fino a questo passo fondamentale della missione. Per un ingegnere che lavora nel campo spaziale, il lancio in orbita di un satellite è sempre un evento emozionante. Quando sul lanciatore c’è qualcosa che tu hai costruito, diventa un’esperienza che non dimenticherai mai’’-

Andrea Notargiacomo, primo ricercatore dell’Istituto di Fotonica e Nanotecnologie del Consiglio Nazionale delle Ricerche che ha realizzato il Nanobook: “È una enorme soddisfazione poter contribuire a diffondere un così grande messaggio di speranza universale attraverso oggetti così piccoli come un micro-satellite CubeSat e il Nanobook custodito al suo interno. L’iniziativa Spei Satelles rappresenta un connubio unico tra scienza, tecnologia, cultura e fede, dimostrando come l’interazione tra competenze, idee e pensieri differenti possa generare forte innovazione e, allo stesso tempo, essere una preziosa fonte di arricchimento umano e sociale.”

Marica Padoan, dell’Istituto salesiano di Venezia, che ha disegnato il logo della missione: ‘’Creare un logo è un po’ contribuire all’identità e all’immaginario che circonda la missione. Ho ricevuto molti riscontri rispetto al mio piccolo contributo a questo progetto che confermano come speranza e inclusione possano essere interpretate e suggerite anche con segni grafici’’.

Gianluca Cerasola, che dopo il film Starman ha ispirato le prime conversazioni sulla idea di portare il Messaggio della Statio Orbis nello spazio: “Fare documentari sullo spazio, con personaggi come l’astronauta Luca Parmitano, ha toccato la mente ed il cuore di tanti immergendoli nel mistero della realtà che ci circonda, e con il desiderio di custodirla. Contemplare adesso Spei Satelles in orbita per portare questo messaggio così profondo è qualcosa che ispira più della idea o della realizzazione di un film; è un richiamo alla speranza, un invito a cambiare stile di vita.”

Don Luca Peyron, che insieme al team dell’Apostolato Digitale ha coordinato gli aspetti culturali e pastorali della Missione: ‘’Spei Satelles è stata ed è una meravigliosa avventura spaziale condivisa con i giovani e che guarda e coinvolge soprattutto loro. I giovani in senso anagrafico, ma soprattutto i giovani in senso spirituale, coloro che vogliono continuare ad essere giovani perché continuano a generare vitalità e speranza per le persone che incontrano’’.

Mons. Lucio A. Ruiz, che ha coordinato tutto il progetto per conto della Santa Sede quale Segretario del Dicastero per la Comunicazione: ‘’Il messaggio di Papa Francesco nello Spazio è segno ed immagine di tenerezza e benedizione per il mondo. Oggi questo progetto diventa realtà grazie alle tante istituzioni e persone che hanno scelto di unirsi e fare squadra. La immensità dello spazio ci fa sognare sempre, e oggi abbiamo tutti bisogno di tornare a sognare assieme, con la speranza che torni nel mondo la così tanto implorata pace impegnandoci tutti. Colgo questa unione e questa comunione come un primo grande frutto e segno di speranza. Lavorare insieme per portare questo segno di speranza ci rende più amici, fratelli e sorelle tra noi, ‘Fratelli tutti’ ‘’.

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