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L’Intervento / Roma “Caput Mundi” ma non per l’informazione

- di: Bruno Chiavazzo, giornalista e scrittore
 
L’Intervento / Roma “Caput Mundi” ma non per l’informazione
La foto dell’anno resterà quella di Trump e Zelensky in San Pietro, seduti su due sedie, chini uno di fronte all’altro, intenti a sbrogliare il groviglio della guerra russo-ucraina. Un faccia a faccia nella Casa di Pietro, lontano dagli abituali staff diplomatici, che in passato non si era mai visto sulla scena politica mondiale. Tutto merito del Protocollo Vaticano e del Prefetto della Casa Pontificia che aveva disposto l’arrivo degli ospiti internazionali alla Porta della Preghiera che immette direttamente nella Basilica. 
Quando il prelato venezuelano, Monsignor Javier Domingo Fernandez, adocchia appartati a confabulare il quartetto composto da Trump, Starmer, Macron e Zelensky, ha la brillante idea di metterli comodi, prende quattro sedie destinate ai cardinali e le piazza al centro della Cappella Battesimale e li invita ad accomodarsi. Poi Macron e Starmer si allontanano ed ecco la foto storica. 
È stata la millenaria tradizione cattolica, l’unica religione inclusiva, universale, a rendere manifesta al mondo, dentro lo spazio di una liturgia, quello che il cattolicesimo possiede come cultura, tradizione, accoglienza, visione della vita, del mondo e dell’universalità dei propri linguaggi. Il cattolicesimo, che conta un miliardo e 300 milioni di fedeli, è una realtà unica perché è universale. La Santa Sede è l’unico organismo sovranazionale che esiste al mondo che in occasione del Giubileo può riunire in pace 35 milioni di pellegrini. Evento che altrove, è sempre più difficile che accada. 
In fondo, il simbolo del cristianesimo è ben rappresentato dal maestoso colonnato del Bernini a piazza San Pietro: due braccia aperte che accolgono tutti, compresi Trump e Zelensky, Conte e Draghi, Assange e Meloni, beghine e trans. Tutte cose che l’informazione, soprattutto quella italiana, non ha capito. Gli inviati delle Tv, in ore e ore di diretta, non sono riusciti ad andare oltre la funzione di “reggimicrofoni” a sconosciuti nella folla che mostravano (alle famiglie e conoscenti a casa, davanti al televisore) la loro presenza con banali frasi di dolore per la morte del Pontefice. Neanche la messa solenne è stata risparmiata con commenti improvvidi della conduttrice che interrompeva continuamente la liturgia per sovrapporvi chiacchiere insulse sui personaggi politici italiani presenti, dei quali non importava niente a nessuno. 
Se avessero lasciato la copertura dell’evento alle sole riprese, di qualità assoluta, curate dal Centro televisivo vaticano, senza commenti e interruzioni, avremmo sicuramente apprezzato di più il tributo immenso dei fedeli, la suggestione della messa in latino, il canto del Magnificat , le pagine del Vangelo mosse dal vento, gli applausi e il lento corteo funebre verso Santa Maria Maggiore fra due ali di folla.

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