Panetta: "Le differenze tra Nord-Centro e Sud non si colmano con misure assistenziali"

- di: Redazione
 
Le differenze, in termini di Pil pro-capite e quindi anche sociali, tra le regioni del Nord e del Centro e quelle del Sud sono evidenti, con il Meridione a mostrare un ritardo che, ha detto il governatore della Banca d'Italia, Fabio Panetta, è "ampio e persistente relativo a un’area tanto estesa" che "rappresenta un primato negativo tra le economie avanzate", frenando la crescita del Paese.
Ma queste differenze, per essere sanate, hanno bisogno di misure che siano strutturali e non invece assistenziali. E c'è evidenza che, per il governatore, intervenuto ad un evento a Catania, rappresenta ancora meglio questa situazione: "Se il PIL pro capite del Mezzogiorno aumentasse fino al 75 per cento di quello del Centro Nord – con una convergenza analoga a quella osservata fra l’Est e l’Ovest della Germania – il nostro reddito pro capite supererebbe quello della Franciia", ha detto il governatore definendo l'innalzamento del tasso di occupazione del Sud e livello del Centro-Nord "ambizioso, ma non irraggiungibile" e che "abbatterebbe le diseguaglianze sia al Sud sia nell’intero Paese". Dopo avere sottolineato che la questione meridionale è al centro del dibattito economico sin dai decenni successivi all’Unità d’Italia, Panetta ha ricordato le cospicue risorse dell’intervento straordinario destinate al Sud, addirittura toccando il 2 per cento del PIL in alcuni anni. Il PIL pro capite del Mezzogiorno in rapporto a quello del Centro Nord è aumentato dal 50 per cento alla fine degli anni cinquanta al Sessanta nei primi anni Settanta.

Panetta: "Le differenze tra Nord-Centro e Sud non si colmano con misure assistenziali"

"Da allora la convergenza - ha constatato Panetta - si è interrotta, risentendo della crisi dell’industria pesante. Vi ha contribuito la natura assistenziale delle politiche di intervento, adoperate in misura crescente per attrarre consenso politico, fino a perdere efficacia", tanto che, a partire dagli anni Novanta, "la percezione della questione meridionale come grande problema nazionale si è indebolita".
Dopo avere elencato la "desolante evoluzione dei divari territoriali nei primi anni di questo secolo", il governatore della Banca d'Italia ha posto l'accento sul fatto che negli ultimi quindici anni "l’economia del Mezzogiorno si è mossa in linea con quella dell’intero Paese, ma con oscillazioni più ampie". A tale proposito ha ricordato che "la crisi finanziaria e quella dei debiti sovrani hanno dato origine a una prolungata fase di contenimento dei saldi di bilancio e a un crollo degli investimenti pubblici che hanno colpito il Sud con durezza, provocando tra il 2007 e il 2019 una contrazione del PIL di ben 10 punti percentuali a fronte di 2 nel resto del Paese. Gli investimenti in rapporto al PIL sono scesi per la prima volta dagli anni Cinquanta al di sotto dei valori, pur bassi, del Centro Nord. Nel periodo successivo alla pandemia il Mezzogiorno ha invece conseguito risultati migliori di quelli dell’intera economia italiana. Tra il 2019 e il 2023 il prodotto è aumentato del 3,7 per cento, contro il 3,3 nelle altre regioni; le esportazioni sono cresciute del 13 per cento, 4 punti in più del Centro Nord. L’occupazione è salita del 3,5 per cento, a fronte dell’1,5 nel resto del Paese. Il tasso di disoccupazione è sceso di 3,6 punti, il doppio che nelle regioni centro-settentrionali".

Guardando allo stato dei servizi pubblici, Panetta ha sottolineato che la "durata dei processi civili si è dimezzata, mentre il grado di digitalizzazione della Pubblica amministrazione è aumentato". Già nel 2019 Panetta, come ha ricordato nel suo intervento a Catania, aveva "sottolineato la necessità di un rilancio degli investimenti pubblici al Sud. Ne segnalavo l’importanza per lo sviluppo dell’intero Paese. L’accumulazione di capitale nel Mezzogiorno sta ora beneficiando dell’attuazione del PNRR, dell’utilizzo dei fondi strutturali e della ripresa degli investimenti delle Amministrazioni locali. Nell’ambito del PNRR è stato opportunamente fissato l’obiettivo di destinare il 40 per cento delle risorse al Sud".

Da qui l'auspicio di "realizzare i progetti speditamente, per stimolare l’economia meridionale in una fase di debolezza del ciclo internazionale", ma con un forte ammonimento che ciò non sia "al costo di pregiudicarne l’efficacia. Qualora a causa dell’ingente ammontare degli investimenti insorgesse un conflitto tra i due obiettivi – efficacia e rapidità – sarebbe preferibile salvaguardare il primo e valutare la possibilità di concordare, per queste regioni, un allungamento dei tempi di realizzazione dei progetti".

Tra le esigenze più pressanti, Panetta ha segnalato quelle "di contrastare la crisi idrica e di rafforzare la rete elettrica, essenziale per l’attività delle imprese e per sfruttare il vantaggio comparato nella produzione di energie rinnovabili. Vanno inoltre migliorati i collegamenti sia tra le città meridionali, sia tra queste e il resto del Paese, potenziando il sistema portuale e aeroportuale e le reti stradali e ferroviarie. Quanto ai servizi pubblici, gli interventi necessari riguardano sia quelli erogati dallo Stato, sia quelli offerti dagli enti locali".

Collocando il Mezzogiorno nella nuova "geografia del commercio", Panetta ha sostenuto che, pur se può sembrare paradossale, "la fase di incertezza globale che stiamo attraversando può offrire occasioni di sviluppo alle regioni del Meridione. Gli shock geopolitici registrati negli anni scorsi – dalla pandemia alla crisi energetica, fino ai tragici conflitti in atto – hanno reso palesi i rischi connessi con le politiche di delocalizzazione produttiva. Attualmente le imprese dei principali paesi pongono enfasi maggiore che in passato sul tema della sicurezza degli investimenti e delle forniture di input di importanza strategica, in particolare l’energia. Sta emergendo la tendenza a collocare le attività produttive entro i confini nazionali o presso Paesi ritenuti affidabili sul piano economico e politico. Un tale contesto offre nuove opportunità per il nostro Mezzogiorno. Le regioni meridionali garantiscono condizioni di stabilità geopolitica ed economica, anche grazie all’appartenenza dell’Italia all’Unione europea e all’Unione monetaria; rispetto alle destinazioni tradizionali della delocalizzazione produttiva, sono collocate in prossimità dei maggiori centri economici europei e al crocevia del Mediterraneo, attraverso cui transita un quinto del traffico marittimo internazionale; sono dotate di una forza lavoro sottoutilizzata e di poli scientifici di qualità; rappresentano un mercato di sbocco con 20 milioni di abitanti". Soprattutto, ha ancora rimarcato Panetta, "il Sud dell’Italia offre evidenti vantaggi nella produzione di energia rinnovabile: tra il 2007 e il 2022 la capacità produttiva in questo settore è quadruplicata, passando dal 26 al 40 per cento del totale nazionale. Queste caratteristiche assumono importanza sia per settori tradizionali, sia per quelli innovativi, in molti casi caratterizzati da un’elevata intensità energetica".

Dallo scorso gennaio, ha ricordato ancora il governatore di Bankitalia, "le politiche territoriali possono far leva sulla Zona economica speciale per il Mezzogiorno (ZES unica), che può contribuire a rafforzare il coordinamento tra diversi livelli di governo e con le altre politiche nazionali e ad attrarre finanziamenti dall’esterno. Il pieno successo della ZES unica dipenderà dalle modalità con cui essa verrà attuata in concreto. Agli investitori andranno offerti un contesto amministrativo semplice, un sistema di incentivi e un quadro regolamentare stabili e certi nel tempo, volti a orientare gli investimenti unicamente sulla base dei vantaggi comparati di ciascun territorio".

Tracciando un consuntivo degli elementi che contribuiscono al quadro attuale, Panetta ha detto che "il compito della politica economica è ora quello di consolidare ed estendere i segnali positivi. Non con politiche assistenziali, ma con investimenti e riforme in grado di innalzare la capacità produttiva dell’economia meridionale. Numerosi elementi ci consentono di riporre fiducia in questo scenario".
Elementi che ha elencato: "la disponibilità di ingenti risorse derivanti da fonti comunitarie, che possono essere incrementate attraendo capitali privati"; "la possibilità concreta di far leva sull’esperienza del PNRR per rendere più efficaci le modalità di intervento"; "l’occasione che il mutato contesto internazionale ci offre per valorizzare i vantaggi del nostro Mezzogiorno – dalla posizione geografica alle risorse naturali -".

Le condizioni economiche, ha sottolineato il governatore della Banca d'Italia, "non possono essere disgiunte da quelle della vita civile. Il rafforzamento della legalità, il contrasto all’economia sommersa, l’attento controllo dell’uso appropriato delle risorse pubbliche sono i presupposti non solo per lo sviluppo economico ma ancor più per il progresso sociale. L’esodo di molti giovani meridionali verso altre aree del Paese, o verso l’estero, non è solo motivato dalla ricerca di migliori opportunità di lavoro, ma riflette anche la diffusa percezione di un contesto in cui non possono realizzare appieno i loro talenti. I favorevoli andamenti degli anni più recenti ci possono rendere fiduciosi, ma non giustificano eccessi di ottimismo. Il riassorbimento di divari territoriali così radicati richiede perseveranza e lungimiranza. Richiede inoltre un intervento articolato su numerosissimi fronti, indirizzato da una chiara visione strategica e ispirato a principi etici".
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